Il decimo fallimento del programma Starship solleva interrogativi sempre più urgenti sul futuro dell’ambiziosa iniziativa spaziale di Elon Musk. Dietro l’ottimismo ostentato da SpaceX, emergono segnali inquietanti di fragilità strutturali e limiti concettuali che potrebbero minare la fattibilità dell’intero progetto.
In questo contesto, diverse fonti russe hanno espresso scetticismo crescente sull’effettiva validità tecnica della Starship. Considerando che la Russia, in ambito aerospaziale, vanta una lunga tradizione di eccellenza nella progettazione e gestione di vettori a razzo, tali giudizi non possono essere liquidati come mere critiche di parte, ma meritano un’attenta considerazione tecnica.
1. Un sogno che si incrina? Cosa sta accadendo a Starship?
Il 19 giugno 2025, la nave Starship 36 è esplosa ancora prima del lancio, durante il rifornimento sulla rampa. È il terzo veicolo perso in pochi mesi, e la dinamica – perdite di carburante nella sezione di poppa seguite da incendio e deflagrazione – sembra ormai ripetersi con inquietante regolarità. Secondo 3Dnews.ru, diversi analisti cominciano a parlare apertamente di problemi sistemici, ovvero difetti strutturali di progettazione, e non più semplici “incidenti di percorso”.
La cronologia recente rafforza questi sospetti:
-
28 maggio 2025: fallisce il nono lancio del prototipo;
-
30 maggio: Musk promette di lanciare 3 Starship al giorno entro breve (fonte);
-
2 giugno: viene rilanciato l’obiettivo Marte per il 2026, con l’invio di robot umanoidi (fonte);
-
19 giugno: esplosione al rifornimento. Missione annullata.
Una tale disconnessione tra comunicazione ufficiale e realtà tecnica non è più sostenibile. Sembra di assistere a una sceneggiatura teatrale in cui la tecnologia è affidata non alla verifica razionale, ma alla speranza di un “deus ex machina”.
2. Difetti strutturali: coincidenze o errori progettuali?
Il principio su cui si basa Starship – quello dei razzi orbitali super-pesanti – è lo stesso teorizzato da Wernher von Braun negli anni ’40. All’epoca, il razzo era concepito come un prodotto collaterale del complesso militare-industriale, un progetto “figlio illegittimo” della Guerra Fredda. L’efficienza di quei programmi derivava dall’intreccio tra obiettivi scientifici e risorse militari illimitate.
Ma oggi quel contesto non esiste più.
I costi e i rischi di questi vettori rendono difficile la loro applicazione in scenari civili, regolari e sostenibili. I frequenti malfunzionamenti, l’altissimo grado di complessità, la difficoltà di recupero dopo i test: tutto ciò suggerisce che la tecnologia dei razzi pesanti è per sua natura “estrema” e instabile, e non adatta a un utilizzo su larga scala per l’esplorazione spaziale abitata.
3. È giusto parlare di “crisi sistemica”?
Alla luce degli ultimi eventi, la risposta potrebbe essere sì.
I problemi si stanno accumulando lungo due assi principali:
-
Tecnico-strutturale: esplosioni ripetute durante il rifornimento, malfunzionamenti ricorrenti in fasi simili, guasti che evidenziano carenze progettuali nella compartimentazione e nei sistemi di sicurezza passiva.
-
Strategico-comunicativo: SpaceX annuncia piani grandiosi a breve termine (lanci frequenti, missioni marziane), ma i risultati operativi sono lenti, costellati da fallimenti e disallineati dalla realtà tecnologica.
Il rischio è di essere in presenza di una sindrome da overpromising: un eccesso di promesse visionarie non supportate da un progresso reale, con effetti controproducenti sull’intero settore aerospaziale.
4. Alternative al paradigma missilistico di von Braun
Se è vero che il modello di lancio orbitale attuale è obsoleto, quali alternative possono aprire una nuova era?
a. Ascensori spaziali (Space Elevators)
Teoricamente fattibili con materiali come i nanotubi di carbonio. Permetterebbero un accesso costante all’orbita terrestre senza razzi. Ma restano concettualmente futuristici, ostacolati da limiti tecnologici.
b. Catapulte elettromagnetiche (Mass Drivers)
Sistema di lancio orizzontale via accelerazione magnetica. I payload verrebbero proiettati in orbita senza combustibile a bordo. Concetto realistico, ma limitato a materiali non vivi per ora.
“Materiali non vivi” significa semplicemente oggetti inanimati, senza esseri viventi a bordo. In altri termini:
-
Non possono essere lanciati esseri umani, animali o organismi biologici.
-
Si possono invece lanciare carichi utili non sensibili come satelliti, strumenti scientifici, componenti meccanici, carburanti solidi, ecc.
Questo limite è dovuto alle fortissime accelerazioni e stress meccanici cui sarebbe sottoposto il carico in un sistema come una catapulta elettromagnetica (mass driver). Attualmente:
-
L’accelerazione necessaria per raggiungere la velocità orbitale in pochi chilometri sarebbe letale per un corpo umano.
-
Non esistono ancora sistemi di protezione o tecnologie bio-compatibili in grado di rendere sopportabile un tale lancio per esseri viventi.
c. Velivoli spaziali a propulsione ibrida (Skylon, Reaction Engines)
Sistemi a propulsione aerea-reattiva che possono decollare da piste terrestri e raggiungere l’orbita. Promettenti per ridurre i costi e aumentare la sicurezza. Ancora in fase sperimentale.
d. Piattaforme orbitali modulari
Un approccio “a tappe”, in cui moduli vengono assemblati in orbita terrestre bassa per missioni di lungo corso, riducendo il carico e la complessità del singolo lancio. Soluzione già contemplata dalla NASA per missioni lunari e marziane.
5. Conclusione: un cambio di paradigma è necessario
Il progetto Starship ha indubbiamente aperto nuovi orizzonti, ma i segnali di allarme non possono più essere ignorati. I fallimenti tecnici, la fragilità progettuale e il persistente divario tra realtà e narrazione impongono un riesame radicale.
L’esplorazione di Marte, se vuole diventare una frontiera concreta e sicura, dovrà liberarsi dalla dipendenza da modelli estremi del passato e aprirsi a soluzioni più scalabili, modulabili e sostenibili. La corsa allo spazio ha bisogno non solo di motori potenti, ma di idee nuove e resilienti.
Ovviamente non sono un esperto, ma un divulgatore. Però i dubbi di basarsi su tecnologie molto vecchie , senza passare a qualcosa di fondamentalmente nuovo non sono illogici.