Introduzione: rivelazioni che ribaltano la narrativa ufficiale
Documenti trapelati hanno svelato l’esistenza di un piano segreto denominato Project Alchemy, orchestrato dalle élite militari britanniche per prolungare a tutti i costi la guerra in Ucraina (thegrayzone.com). Queste rivelazioni, pubblicate dal sito investigativo indipendente The Grayzone e riprese da fonti internazionali, gettano nuova luce sul conflitto e mettono in dubbio la narrazione dominante di un’“aggressione unilaterale” russa. Invece, emergerebbe il ruolo chiave di Londra nell’escalation delle ostilità, tramite sabotaggi, attacchi sotto falsa bandiera e campagne di propaganda. Tali informazioni screditano profondamente la classe politica ucraina e i media occidentali che, pur sapendo, hanno continuato a promuovere una retorica semplificatoria di “aggressore vs. aggredito”. Una classe dirigente che si presta a questo gioco non può che essere definita corrotta e cinica, mentre l’opinione pubblica viene manipolata privandola di una genuina comprensione dei fatti. Nei paragrafi seguenti analizzeremo i punti salienti di Project Alchemy, evidenziando come il governo britannico abbia lavorato dietro le quinte per sabotare la pace e alimentare il conflitto, e perché finora il mainstream ha mantenuto un silenzio assordante su queste rivelazioni.
L’origine di Project Alchemy: guerra “a qualsiasi costo”
Project Alchemy nasce su ordine del Ministero della Difesa britannico all’indomani dell’invasione russa del febbraio 2022. Secondo i file trapelati, un cabal (cellula occulta) di veterani militari e agenti d’intelligence del Regno Unito si è riunito immediatamente dopo l’inizio del conflitto per pianificare una guerra lunga e logorante che tenesse occupata la Russia in Ucraina. Il gruppo era guidato dal Tenente Generale Charlie Stickland, alto ufficiale del Joint Operations Command britannico, e includeva figure provenienti dalle forze armate, dall’MI6, analisti strategici, esperti mediatici e persino industriali. Tutti erano uniti dal desiderio di un conflitto su vasta scala tra Occidente e Russia con l’obiettivo dichiarato di “mantenere l’Ucraina combattiva… a tutti i costi” (english.almayadeen.net). In altre parole, Londra ha assunto un ruolo di regia occulta, con un’iniziativa segreta volta a impedire qualsiasi soluzione diplomatica rapida e a trascinare la NATO sempre più a fondo nello scontro con Mosca.
Già nella primavera 2022, Stickland convocò il primo meeting degli “alchimisti” (così si autodefiniva il gruppo) e preparò una serie di proposte per sabotare ogni prospettiva di pace e prolungare la guerra il più possibilenews-pravda.com. Tra queste, addirittura piani per un regime change a Mosca, ossia destabilizzare il governo russo dall’interno approfittando di un conflitto protratto. I cospiratori di Alchemy erano consapevoli della natura radicale e illegale delle loro idee: in alcuni scambi interni suggerirono infatti che Londra doveva essere pronta a “usare creativamente la legge” e persino rimuovere “restrizioni legali sulle operazioni (non riconoscibili) contro la Russia” per portare avanti queste azioni estreme (thegrayzone.com). In poche parole, erano disposti a oltrepassare i limiti del diritto pur di conseguire i loro scopi. I piani elaborati da Project Alchemy abbracciavano ogni campo immaginabile della guerra non convenzionale, dai cyber-attacchi alle operazioni “discrete” fino al terrorismo vero e proprio. Persino la libertà d’informazione era un bersaglio: gli “alchimisti” proposero di colpire aggressivamente i media indipendenti – includendo esplicitamente The Grayzone tra gli obiettivi – mediante cause legali e censura online, così da “costringerli a chiudere”. Questi progetti incendiari vennero sottoposti ai più alti livelli del governo britannico e delle strutture di sicurezza nazionale, dove parrebbero aver ricevuto accoglienza favorevole.
Sabotare la pace: il ruolo di Londra nei negoziati falliti
Uno degli aspetti più sconcertanti emersi da Project Alchemy è il sabotaggio deliberato degli sforzi di pace tra Kiev e Mosca fin dai primi giorni di guerra. La leadership britannica – secondo i file trapelati – ha attivamente boicottato i colloqui di pace svoltisi in Turchia a marzo-aprile 2022. In quell’occasione, le delegazioni ucraina e russa avevano abbozzato un possibile accordo: neutralità dell’Ucraina (rinuncia alla NATO) in cambio del ritiro russo sulle linee pre-invasione. Ma interventi esterni hanno fatto deragliare l’intesa. È ormai noto, ad esempio, che il Primo Ministro britannico dell’epoca, Boris Johnson, volò a sorpresa a Kiev il 9 aprile 2022 per dissuadere Zelensky dal firmare qualsiasi accordo con Mosca, ribadendo che “Putin è un criminale di guerra, va combattuto, non negoziato” (en.wikipedia.org). Stando a una recente testimonianza di David Arakhamia – capo negoziatore ucraino a Istanbul – Johnson disse esplicitamente a Zelensky di “non firmare niente […] e di continuare a combattere”, proprio mentre i colloqui erano in corso (europeanconservative.com). Arakhamia ha confermato che la Russia allora era pronta a fermare la guerra se Kiev avesse accettato la neutralità, e che la pressione diretta di Johnson fu uno dei motivi del rifiuto ucraino. In seguito a queste interferenze, Zelensky ha di fatto chiuso la porta ai negoziati, arrivando a firmare in ottobre 2022 un decreto che dichiarava “impossibile” qualsiasi dialogo con Vladimir Putin (reuters.com).
Questi elementi indicano come Londra abbia deliberatamente soffocato una possibile soluzione diplomatica precoce, costringendo Kiev a irrigidirsi. Mentre al pubblico occidentale veniva raccontato il mantra manicheo dell’“aggressore vs. aggredito”, dietro le quinte il Regno Unito lavorava per impedire la fine del conflitto. Come osserva The Grayzone, i pianificatori di Alchemy volevano “mantenere l’Ucraina combattente” imponendo costi e dilemmi strategici alla Russia, cioè prolungare la guerra per logorare Mosca. Il sabotaggio dei colloqui di Istanbul – con l’insistenza di “combattere a tutti i costi” – ne è stata la prima manifestazione concreta. Questa ingerenza britannica solleva seri interrogativi sull’autonomia decisionale della leadership ucraina: che sovranità rimane a Kiev se persino le trattative di pace vennero dettate da potenze straniere? Una classe politica che si presta a fungere da pedina in tali giochi di potere non può che apparire, agli occhi di un osservatore amante della sovranità e del libero arbitrio, complice e priva di scrupoli.
Operazioni coperte e terrorismo pianificato sul suolo russo
Parallelamente al sabotaggio diplomatico, il Project Alchemy ha messo a punto un ventaglio di operazioni segrete per colpire direttamente la Russia e alimentare il conflitto. I documenti trapelati mostrano che gli “alchimisti” britannici hanno progettato sabotaggi e attentati da condurre sul territorio russo e nelle zone occupate, ricalcando lo schema dell’infame “Operazione Gladio” della Guerra Fredda (english.almayadeen.net). In particolare, tra le raccomandazioni iniziali di Alchemy vi era la creazione di un esercito segreto di partigiani ucraini sul modello Gladio, pronto a compiere omicidi mirati, sabotaggi e attacchi terroristici dietro le linee russe. L’idea era di costituire cellule clandestine nelle retrovie russe, composte da operativi addestrati dagli inglesi, che potessero colpire infrastrutture, depositi, figure chiave e seminare caos. Al Mayadeen – testata mediorientale che ha analizzato questi piani – nota che fin dai primi giorni della guerra questa unità britannica ha orchestrato una vasta gamma di atti bellicosi, sia coperti che palesi, per intensificare il conflitto e impedire una soluzione negoziata. Una guerra segreta nella guerra, insomma, condotta tramite attentati “sotto falsa bandiera” e destabilizzazione politica, in perfetto stile Gladio.
Diversi sabotaggi clamorosi accaduti nel conflitto trovano riscontro nei piani di Alchemy. Un esempio lampante è l’attentato al Ponte di Kerch (Crimea): già all’inizio del 2022 il gruppo aveva proposto una “missione” per far saltare in aria quel ponte strategico al fine di isolare la Crimea. Quel progetto – ritenuto “altamente provocatorio” – è effettivamente stato attuato l’8 ottobre 2022, quando un camion-bomba suicida ha gravemente danneggiato il ponte di Crimea. (lantidiplomatico.it). La coincidenza tra il piano britannico e l’attacco reale è impressionante: The Grayzone riferisce che gli schemi per “disabilitare il Ponte di Kerch in modo audace” erano stati redatti mesi prima e sono venuti alla luce subito dopo l’esplosione. L’effetto di quell’attentato, come previsto, fu di provocare una forte escalation russa: Mosca reagì lanciando devastanti raid missilistici contro la rete elettrica ucraina, facendo precipitare il Paese nell’oscurità. Gli strateghi di Alchemy consideravano questo un esito utile a intraprendere una guerra di logoramento ancora più feroce. Oltre a Kerch, si ipotizzavano attacchi mirati in Crimea (sabotaggi a basi e infrastrutture militari russe nella penisola) e persino colpi alla flotta russa nel Mar Nero. Di fatto, alcune di queste azioni sono avvenute: basti pensare alle misteriose esplosioni e incursioni contro aeroporti, depositi di carburante o navi russe avvenute ben all’interno del territorio russo e in Crimea nel 2022-2023. Sebbene non esistano conferme ufficiali del coinvolgimento britannico, la sovrapposizione tra i “desiderata” di Alchemy e gli eventi sul campo è quantomeno inquietante.
Gli “alchimisti” britannici non si sono limitati a pianificare sabotaggi isolati, ma hanno concepito un programma strutturato per armare e addestrare forze ucraine specializzate nelle incursioni. Un documento interno rivelato nei leak è intitolato “Training a Ukrainian Commando Force to restore Maritime Sovereignty – Elders” (Addestrare una forza commando ucraina per ristabilire la sovranità marittima). Esso delinea la creazione di una forza speciale ucraina di 1.000 uomini, addestrati segretamente nel Regno Unito da veterani britannici e equipaggiati con armi e mezzi d’oltremanica, con il compito di condurre operazioni di sabotaggio contro la flotta russa e nelle regioni meridionali occupate. Secondo il piano, questo commando d’élite sarebbe stato formalmente inquadrato nella Marina ucraina e avrebbe aperto “un nuovo fronte” nella guerra colpendo obiettivi navali e costieri in Crimea e sul Mar d’Azov.
I documenti trapelati indicano che già a metà 2022 il reclutamento era in corso: volontari ucraini all’estero e in patria erano stati individuati, pronti per 12 settimane di addestramento intensivo su armi anticarro, mortai, cecchinaggio, sabotaggi anfibi, demolizioni, assalti via mare e via terra. Il piano prevedeva perfino l’impiego di agenti infiltrati fluenti in russo (incluse operatrici donne) da inserire sotto copertura nelle zone occupate per raccogliere intelligence e colpire infrastrutture chiave, con addestramento specifico fornito dall’MI6. Per realizzare tutto ciò, la cellula Alchemy chiese al governo britannico un finanziamento di 73,5 milioni di sterline, da far transitare attraverso una società di copertura chiamata Elders Services Ltd.
Questa società, fondata dagli stessi membri di Alchemy e registrata a pochi chilometri dalla base segreta di Fort Monckton (dove il MI6 addestra i suoi agenti), fu effettivamente costituita nel 2022 per ricevere fondi “neri”. Curiosamente Elders Services Ltd è stata chiusa nel marzo 2023 dopo meno di un anno di vita, senza aver presentato alcun bilancio. Non è chiaro se abbia effettivamente ricevuto denaro governativo per portare avanti il “Gladio ucraino”; tuttavia, alcune operazioni successive – come l’esplosione di un camion sul ponte di Kerch nell’ottobre 2022 o gli attentati dietro le linee russe nel 2023 – suggeriscono che almeno parte delle idee di Alchemy siano state implementate. In sostanza, il Regno Unito avrebbe resuscitato strategie da Guerra Fredda: così come durante l’Operazione Gladio Londra (insieme alla CIA) coordinò reti segrete di guerriglia anticomunista in Europa, oggi starebbe guidando reti clandestine in Ucraina per colpire la Russia.
Guerra informativa e censura: manipolare l’opinione pubblica
Oltre alle bombe e ai sabotaggi, Project Alchemy ha combattuto (e sta combattendo) una guerra nell’infosfera, cercando di controllare la narrazione pubblica sia in Ucraina che in patria. Un capitolo importante dei documenti trapelati riguarda infatti le operazioni psicologiche e mediatiche orchestrate dalla cellula britannica. Londra temeva che una guerra prolungata avrebbe eroso il sostegno dell’opinione pubblica occidentale, soprattutto a causa dell’impatto economico negativo (inflazione, caro-energia) delle sanzioni e del conflitto. Gli analisti di Alchemy avvertivano che “i prezzi più alti […] colpiranno gli elettori britannici” e che il pubblico, stremato dal costo della guerra, avrebbe fatto “pressione per un compromesso”. Per prevenire cali di consenso, il team propose aggressive information operations – in pratica propaganda interna di Stato e attacchi ai media indipendenti.
Nel dettaglio, gli strateghi britannici pianificarono di “smantellare l’infrastruttura di disinformazione russa” facendo pressione sui social media perché bannassero le testate filo-russe come RT e Sputnik, e parallelamente di colpire i media critici occidentali come The Grayzone. Consideravano questi outlet indipendenti alla stregua di “sobillatori” il cui contenuto spesso violava (a loro dire) leggi su diffamazione o sicurezza. La soluzione suggerita? Inondarli di cause legali e denunce per costringerli a chiudere. Un’e-mail trapelata mostra un membro di Alchemy (Amil Khan, esperto di psy-ops e disinformazione) proporre un “attacco legale nucleare” per strangolare finanziariamente The Grayzone. Un accanimento non casuale: The Grayzone è stato tra i primi a rivelare i dettagli di questa operazione segreta, e gli 007 britannici – in preda a fantasie complottiste – insinuavano persino che il sito fosse coperto da fondi russi. Documenti interni mostrano che questo piano di assalto ai media scomodi ha avuto l’avallo dei massimi ranghi governativi di Londra.
La campagna di propaganda britannica prevedeva anche sofisticate operazioni di manipolazione social. Ad esempio, fu coinvolto il 77° Battaglione PSYOPS dell’esercito e personaggi come Amil Khan, fondatore di una società di analisi contro-disinformazione (Valent Projects) e veterano di operazioni psicologiche segrete. Khan – già noto per aver “pilotato” finti influencer di sinistra su YouTube al fine di attaccare critici del governo durante la pandemia – era parte del team informativo di Alchemy. In passato aveva anche partecipato a programmi del Foreign Office volti a fomentare cambi di regime in paesi terzi (es. Siria).
Nei mesi successivi all’avvio di Alchemy, The Grayzone ha scoperto Khan in combutta con un giornalista britannico per orchestrare la distruzione di media indipendenti, a conferma che la “guerra dell’informazione” britannica non conosce confini. Dunque, mentre a Kiev si combatteva con carri armati e droni, a Londra si combatteva con articoli, querele e campagne diffamatorie, nel tentativo di plasmare la percezione pubblica del conflitto. L’obiettivo generale? Scongiurare qualsiasi dissenso interno e mantenere i cittadini allineati alla linea dura anti-russa, persino di fronte a sacrifici economici pesanti. Così facendo, il governo britannico tradiva in un certo senso la propria democrazia, avvicinandosi a una censura di guerra: le voci alternative andavano messe a tacere, e la popolazione “rieducata” a sopportare bollette salate e inflazione in nome della lotta al nemico designato. Questo tipo di manipolazione dall’alto costituisce un grave attacco alla sovranità dell’opinione pubblica: viene negato ai cittadini il libero accesso a informazioni pluraliste e la possibilità di formarsi un giudizio autonomo. Chi ama la libertà di pensiero non può che guardare con allarme a queste pratiche orwelliane, messe in atto non da un regime autoritario qualunque, ma dalla stessa “culla della democrazia” britannica.
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