Il discorso di Mattarella: un’analisi critica
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo intervento a Marsiglia, ha paragonato la Russia al Terzo Reich, accostando l’attuale conflitto in Ucraina alla politica espansionistica della Germania nazista negli anni ‘30.
Questo parallelismo, tuttavia, non regge né sul piano storico né su quello etico. La Russia odierna non è il Terzo Reich, e tale affermazione non solo falsifica la realtà dei fatti, ma risulta anche offensiva considerando che l’Unione Sovietica ha sacrificato milioni di vite per sconfiggere il nazismo. È dunque paradossale che proprio chi ha contribuito in maniera determinante alla vittoria sulla Germania hitleriana venga oggi dipinto come il suo erede.
Ma il problema non è solo storico, ma anche politico. Paragonare il presente agli anni che precedettero la Seconda guerra mondiale e dipingere la Russia come l’impero nazista significa, di fatto, suggerire un’escalation militare. Se questa è la premessa, la conseguenza logica è che si stia incitando l’Europa a un intervento più diretto contro Mosca, aumentando il rischio di una guerra su vasta scala.
Il rischio di una retorica che spinge al conflitto
L’uso strumentale della storia per evocare il pericolo di un nuovo appeasement e la necessità di una risposta più decisa implica, nella pratica, un invito all’azione militare. Eppure, la situazione odierna non è paragonabile alla Germania nazista in procinto di invadere l’Europa, ma è un conflitto con radici ben più complesse, che coinvolge anche le responsabilità occidentali e l’espansione della NATO. Parlare della Russia in questi termini significa alimentare una narrazione bellica che rende inevitabile lo scontro.
Se la Russia fosse davvero il Terzo Reich, allora l’unica risposta logica sarebbe la guerra diretta, con un coinvolgimento militare dell’Europa e della NATO. Questa è un’impostazione estremamente pericolosa, perché legittima e normalizza l’idea che il conflitto debba essere risolto con le armi, e che ogni tentativo di negoziato sia sinonimo di debolezza e di complicità con l’aggressore.
Questa retorica si allinea perfettamente con la strategia dei falchi occidentali, che da tempo cercano di trascinare l’Europa in un coinvolgimento diretto nel conflitto. Più spese militari, più truppe ai confini, più armi all’Ucraina: tutto in nome di una narrazione che sta portando il continente verso un rischio di guerra globale senza una reale strategia di uscita o interesse per la pace.
Trump e Musk: la demonizzazione mediatica e il ruolo nel cambiamento politico
Un aspetto particolarmente interessante del discorso di Mattarella è il suo attacco ai cosiddetti “neo-feudatari”, un’etichetta che sembra riferirsi direttamente a Elon Musk e Donald Trump. Il presidente italiano li accusa di essere “quasi usurpatori della sovranità democratica”, sostenendo che stiano cercando di ritagliarsi un potere autonomo al di fuori delle istituzioni.
In sostanza, Mattarella sembra dirci di essere terrorizzato. Ma non dai conflitti globali, non dal rischio di collasso economico, non dall’erosione della sovranità nazionale. No. Il vero pericolo, a suo avviso, sono… Elon Musk e DOGE, gli “usurpatori dell’ordine costituito”, i nuovi “neo-feudatari”.
L’USAID destabilizza intere regioni in nome della “democrazia”? Nessun problema. Le elezioni in Romania vengono annullate arbitrariamente con pretesti discutibili? Tutto regolare. Ma Trump e il suo staff? Quella sì, è una minaccia esistenziale. Perché, a quanto pare, tagliare i finanziamenti alle operazioni segrete del governo è il vero pericolo per la stabilità globale.
Le politiche di immigrazione controllata, il sostegno alla famiglia, l’opposizione all’ideologia woke e gender, il tentativo di fermare la guerra in Ucraina—tutte queste, secondo il pensiero dominante, sarebbero le vere minacce alla stabilità globale.
Ora, è vero che Trump e Musk adottano spesso una retorica provocatoria e a tratti incoerente, ma ciò non significa che debbano essere demonizzati come minacce alla democrazia. Al contrario, Trump ha rappresentato un’opportunità per contrastare l’establishment globalista, mettendo in discussione dogmi ideologici che fino a pochi anni fa erano intoccabili:
- Politiche sull’immigrazione
- Ruolo delle ONG, in particolare USAID
- Critica all’ideologia woke
- Freno all’ideologia gender
- Trasparenza sui vaccini e sulle case farmaceutiche
- Dibattito sull’interventismo militare e le guerre infinite
- Istruzione
- Politiche pro-life
L’Unione Europea, al contrario, si sta rivelando sempre più un meccanismo di controllo piuttosto che un’istituzione al servizio dei popoli. Se l’obiettivo è liberarsi dalla dittatura tecnocratica e bellicista imposta da Bruxelles, Trump può essere un alleato strategico, nonostante le sue posizioni a volte controverse. Il suo antagonismo nei confronti delle élite finanziarie transnazionali, delle istituzioni sovranazionali e del Deep State globalista progressista può contribuire all’indebolimento delle strutture che limitano la sovranità nazionale dei singoli Stati europei.
Sfruttare il momentum politico
In definitiva, il punto non è sostenere incondizionatamente figure come Trump o Musk, ma riconoscere come possano essere strumenti utili per riequilibrare il potere globale. L’obiettivo primario deve essere il recupero della sovranità nazionale e la fine della sudditanza nei confronti di organismi sovranazionali che impongono un’agenda ideologica estranea agli interessi dei popoli.
Più in profondità, si tratta di combattere l’oligarchia che si è appropriata delle istituzioni europee, trasformandole in strumenti di consolidamento di un’élite finanziaria che favorisce il perpetuarsi di conflitti, come la guerra permanente contro la Russia, a discapito dei cittadini europei. L’Unione Europea, invece di essere una garanzia di stabilità e cooperazione, si è trasformata in un sistema che tutela interessi specifici e alimenta tensioni, mentre le classi dirigenti sacrificano il benessere delle popolazioni per servire strategie geopolitiche dettate da Washington e dalle élite transnazionali.
Inoltre, tornando alle accuse mosse da Mattarella, è ipocrita denunciare presunti pericoli di concentrazione del potere tra politica ed economia senza menzionare come i governi italiani degli ultimi anni, da Monti a Draghi, abbiano svenduto la sovranità nazionale ai poteri finanziari internazionali. Allo stesso modo, è incoerente attaccare Musk e Trump per il loro rapporto con il potere senza riconoscere l’influenza pervasiva di personaggi come Bill Gates e George Soros, il cui ruolo nelle decisioni politiche e nelle strategie globali è ampiamente documentato ma sistematicamente ignorato dal mainstream.
Siamo in un momento cruciale della storia politica mondiale: le dinamiche stanno cambiando rapidamente e occorre cogliere l’opportunità per riportare il dibattito politico su questioni fondamentali. È necessario rifiutare le semplificazioni manichee di chi divide il mondo in una contrapposizione artificiale tra “democrazie” e “autocrazie”, evitando di cadere in narrazioni preconfezionate che escludono ogni riflessione critica sui veri centri di potere che limitano la libertà delle nazioni.
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