Il presidente dell’autoproclamata repubblica del Kosovo afferma che la decisione di creare un esercito è irreversibile

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.Un soldato della forza di pace a guida NATO KFOR a guardia di un convoglio sulla strada vicino al villaggio di Leposavić, Kosovo settentrionale, giovedì 13 dicembre 2018. Foto della Associated Press/Darko Vojinović

Il 17 dicembre, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) si è riunito in una sessione di emergenza [in inglese] nel tentativo di affrontare la questione della decisione del Kosovo di trasformare le sue forze di sicurezza in un esercito.

Nel briefing all’incontro dell’UNSC, Jean-Pierre Lacroix, capo del Dipartimento delle Operazioni di Mantenimento della Pace (DPKO), ha espresso la sua preoccupazione per la situazione.

La decisione del “parlamento” del Kosovo di formare un esercito nazionale è stata descritta dal capo delle operazioni di pace delle Nazioni Unite come un “ulteriore deterioramento delle relazioni tra Belgrado e Pristina”, che, ha detto, sono tese da tempo.

Ha iniziato il suo briefing ricordando i dazi del 21 novembre che il Kosovo ha imposto su tutte le merci importate dalla Serbia e dalla Bosnia, portandole dal 10 al 100%. In risposta, i sindaci di quattro regioni a maggioranza serba del Kosovo del Kosovo settentrionale hanno annunciato le loro dimissioni, e i parlamenti dei loro comuni hanno interrotto le comunicazioni ufficiali con la capitale, Pristina.

La Serbia ha risposto dicendo che avrebbe preso parte solo a colloqui con il Kosovo mediati dall’UE se i dazi non fossero stati revocati.

Non solo i dazi non sono stati revocati, ma il Kosovo ha adottato tre leggi che prevedono “cambiamenti sostanziali” al mandato, al ruolo e alle dimensioni della Forza di Sicurezza del Kosovo (KSF).

Il 14 dicembre, il governo del Kosovo ha rilasciato una dichiarazione [in inglese]:

“Il governo della Repubblica del Kosovo si congratula con i cittadini del Kosovo dopo l’approvazione da parte dell’Assemblea di tre progetti di legge: la bozza di legge sulle forze di sicurezza, la bozza di legge sulla KSF e la bozza di legge sul Ministero della Difesa.

…..

Il governo della Repubblica del Kosovo ritiene che il diritto del Kosovo ad un esercito, una forza multietnica e professionale costruita secondo i più alti standard della NATO, derivi dal sacrificio e dalla libertà, dallo stato di diritto, dalla sovranità, dalla volontà dei cittadini di proteggere e promuovere i valori filo-occidentali in Kosovo e oltre. “Il Kosovo è la NATO e la NATO è il Kosovo. Su questo nessuno ha alcun dubbio. Insieme agli alleati, la NATO sarà solo al servizio della democrazia, della sicurezza, della pace e dello sviluppo in Kosovo, nella regione e ovunque sia richiesto”.

La Serbia, da parte sua, ha condannato la decisione: il Primo Ministro serbo Ana Brnabić ha affermato che la decisione del Kosovo di trasformare la KSF in un esercito non contribuirebbe alla “cooperazione e alla stabilità nella regione”.

“È meglio sedersi e parlare di come possiamo costruire un futuro diverso, piuttosto che vedere come possiamo innalzare le barriere”, ha detto.

Secondo Lacroix, la Serbia ha percepito la mossa del Kosovo come un atto di “aggressione politica”, e ha invitato la KFOR, la forza di pace guidata dalla NATO – istituita in seguito a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza e responsabile della creazione di un ambiente sicuro nel paese – a non permettere a nessun tipo di “Esercito del Kosovo” di operare. Afferma inoltre che la mossa viola una risoluzione delle Nazioni Unite che ha messo fine alla guerra per l’indipendenza del Kosovo.

Lacroix ha affermato che è fondamentale che i due paesi evitino qualsiasi iniziativa che possa ulteriormente peggiorare la situazione e li ha esortati a “trovare il modo di impegnarsi nuovamente nel dialogo mirato alla normalizzazione delle loro relazioni reciproche. La Missione delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK), ha aggiunto, sta lavorando a stretto contatto con la KFOR e si concentra sulla costruzione della fiducia inter-comunitaria, che è “essenziale per la normalizzazione a lungo termine delle relazioni tra Belgrado e Pristina”.

Durante la riunione dell’UNSC, il ministro degli esteri serbo Ivica Dačić ha detto che Pristina si sta comportando “come un bambino viziato che, quando non ottiene il suo giocattolo o quello che vuole, fa i capricci”.

L’ambasciatore della Russia presso l’ONU, Vasilij Nebenzja [in inglese], ha affermato che le decisioni del Kosovo minacciano di ripetere il conflitto armato nei Balcani.

“La nascita delle forze armate del Kosovo è una minaccia per la pace e la sicurezza nella regione, che potrebbe causare una ripetizione del conflitto armato”, ha affermato.

Parlando alla riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul Kosovo, l’ambasciatore della Russia presso l’ONU Vasilij Nebenzja ha affermato che l’UE avrebbe potuto e dovuto fare di più per impedire alla regione separatista di creare un proprio esercito per sostituire la sua forza di risposta di emergenza non dotata di armi pesanti.

“La reazione dell’UE alla decisione di Pristina non può essere descritta altrimenti se non imbelle. Questa politica irresponsabile ha oltrepassato il limite”, ha detto [in inglese] Nebenzja dopo l’incontro.

Il diplomatico ha affermato che la mancanza di un’azione decisiva da parte del blocco dei 28 membri è stata “una grande delusione”, aggiungendo che l’UE sembra “aver chiuso un occhio sulla creazione illegale di un esercito del Kosovo”.

In precedenza, il 14 dicembre, il capo delle Nazioni Unite António Guterres “ha preso atto con preoccupazione” dell’adozione da parte del Kosovo delle bozze di legge per rafforzare la sua Forza di Sicurezza, ribadendo che solo lui ha la responsabilità di garantire un ambiente sicuro nel paese, e ha chiesto a tutte le parti di esercitare moderazione e astenersi da qualsiasi azione che possa aumentare le tensioni.

Lo stesso giorno, il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg ha rilasciato una dichiarazione [in inglese], esprimendo rammarico per il fatto che il Kosovo abbia preso questa decisione, nonostante le preoccupazioni espresse dalla NATO.

“La NATO sostiene lo sviluppo della Forza di Sicurezza del Kosovo sotto il suo attuale mandato. Con il cambio di mandato, il Consiglio Nord Atlantico dovrà ora riesaminare il livello dell’impegno della NATO con la Forza di Sicurezza del Kosovo”.

Ha inoltre ribadito che la decisione non deve aggravare le tensioni nella regione.

Da parte sua, l’UE ha tenuto la terza riunione del Consiglio di Stabilizzazione e Associazione tra l’Unione Europea e il Kosovo a Bruxelles il 17 dicembre, senza menzionare la decisione del Kosovo nel comunicato stampa [in inglese].

Tuttavia, in precedenza, in seguito alla decisione del Kosovo del 14 dicembre, la portavoce dell’Unione Europea Maja Kocijančič ha rilasciato una dichiarazione in cui si affermava che “il mandato della KSF dovrebbe essere modificato solo attraverso un processo inclusivo e graduale in conformità con la Costituzione del Kosovo”.

“L’Unione Europea si aspetta che il Kosovo continui a rispettare gli obblighi derivanti dal primo accordo concluso a Bruxelles nell’aprile 2013 e dalle sue disposizioni in materia di sicurezza”.

Da parte sua, il presidente del Kosovo Hashim Thaçi, ha affermato [in inglese] il 16 dicembre che la decisione è “irreversibile”, offrendo al tempo stesso la certezza che la nuova forza militare nazionale non minaccerà i serbi che vivono nel paese.

“Qualunque cosa accada al Consiglio di Sicurezza, nonostante le preoccupazioni di un certo individuo o di un paese, la formazione dell’esercito kosovaro è un atto irreversibile”, ha detto Thaçi.

*****

Articolo di Southfront pubblicato il 19 dicembre 2018
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.

[le note in questo formato sono del traduttore]

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Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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