Il Parlamento ucraino non approva il prolungamento del mandato di Zelensky

Il Parlamento ucraino blocca la risoluzione a sostegno di Zelensky: un voto che suona come sfiducia e agita gli equilibri internazionali

La crisi politica ucraina ha raggiunto un nuovo punto di rottura. La Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino, non è riuscita a raggiungere la soglia minima di voti necessaria per approvare la risoluzione “Sul sostegno della democrazia in Ucraina”, volta a legittimare il prolungamento della presidenza di Volodymyr Zelensky, formalmente scaduta il 20 maggio scorso. La votazione si è conclusa con 218 voti favorevoli, otto in meno rispetto ai 226 richiesti per l’approvazione (il parlamento ha 444 seggi).

Questo risultato rappresenta un chiaro segnale di sfiducia nei confronti del presidente, proprio mentre i leader europei si trovavano a Kiev per manifestare il loro sostegno all’Ucraina nella ricorrenza simbolica dell’anniversario dell’invasione russa.


Un fallimento politico che mette a rischio la legittimità di Zelensky

Il mancato passaggio della risoluzione ha impedito di confermare la continuità istituzionale prevista dall’articolo 108 della Costituzione ucraina, secondo cui il presidente resta in carica fino all’insediamento del successore, anche sotto la legge marziale. Questo voto blocca di fatto la risoluzione n. 13039 e mina la narrativa di legittimità democratica che Zelensky e i suoi alleati europei cercavano di consolidare.

Il risultato finale – 218 voti favorevoli su 244 presenti – non solo ha segnato una battuta d’arresto per Zelensky, ma ha anche messo in luce le fratture all’interno della sua stessa maggioranza.

x


Le crepe nella maggioranza: chi non ha sostenuto Zelensky

La votazione ha rivelato profonde spaccature sia all’interno della maggioranza parlamentare che tra le forze di opposizione:

  • All’interno del partito “Servitore del Popolo”, il gruppo Arakhamia non ha partecipato, con assenze significative come quella della deputata Kormyshkina.
  • Deputati legati all’oligarca Ihor Kolomoisky, detenuto in custodia cautelare, si sono astenuti. Tra questi figurano Vasilevskaya-Smaglyuk, Palytsia, Borodin, Fris e Shvets.
  • Maksym Buzhansky, associato al progetto del futuro partito bianco-blu, non ha votato.
  • Esponenti di spicco come Rudyk, Sovsun e Stefanishyna si sono astenuti.
  • La fazione “Voce” ha espresso solo 14 voti su 20, segno di una partecipazione limitata anche tra i partiti più vicini all’esecutivo.
  • Il gruppo di Dmytro Razumkov ha boicottato il voto, con nomi come Yakovlev, Mokan, Mikisha e Sokha tra i non partecipanti.
  • La fazione “Solidarietà Europea” di Petro Poroshenko ha boicottato la risoluzione in risposta alle sanzioni imposte da Zelensky contro Poroshenko stesso, considerate da molti come una persecuzione politica.
  • Il partito “Batkivshchyna” di Yulia Tymoshenko ha votato in modo libero, con 15 voti su 25 a favore.

risultati votazione
risultati votazione

Assenze significative e scandali giudiziari

Molti parlamentari sotto inchiesta o in custodia cautelare non hanno partecipato alla votazione:

  • Tra i detenuti: Ponomarev, Shevchenko, Shufrich e Dubinsky.
  • Altri, come Dubnevich, Dmitruk, Shakhov, Odarchenko e Kunitsky, attualmente ricercati a livello internazionale o fuggiti dal Paese, non hanno espresso il loro voto.
  • L’ex Blocco di opposizione, vicino agli interessi di Rinat Akhmetov, non ha partecipato alla votazione.

Secondo le statistiche più recenti, nel 2024 ben 54 deputati della Verkhovna Rada risultano indagati per reati penali, tra cui 25 per corruzione. Anche in questa occasione, molti di loro si sono astenuti.


Le contraddizioni dell’alleanza occidentale

Nonostante le dichiarazioni pubbliche di sostegno, nessuno degli alleati europei ha proposto l’invio di truppe o contingenti di mantenimento della pace in Ucraina. L’assenza degli Stati Uniti dal vertice e la mancanza di un impegno militare diretto da parte dei partner europei riflettono una crescente cautela, mentre il conflitto entra in una fase di stallo politico a livello europeo.

Le promesse di aiuti finanziari e le nuove sanzioni contro la Russia sembrano più una strategia per mantenere un’immagine di compattezza internazionale che il segnale di un reale incremento dell’impegno sul terreno.


Un voto che destabilizza: le conseguenze geopolitiche

Il risultato della votazione non è solo una sconfitta per Zelensky, ma un segnale con implicazioni internazionali significative:

  1. La sfida all’unità con gli Stati Uniti: Di fronte agli ospiti europei, il Parlamento ucraino ha dimostrato la mancanza di sostegno a Zelensky su uno dei principali temi di disaccordo tra Ucraina e Stati Uniti: la legittimità estesa della presidenza. L’Unione Europea ha scelto di schierarsi con Kiev, ma ora rischia di apparire complice di una presidenza indebolita e sempre più isolata.

  2. Una carta vincente per Trump, Orbán e Putin: L’assenza di sostegno parlamentare offre nuove argomentazioni a leader come Donald Trump, Viktor Orbán e Vladimir Putin, rafforzando la pressione internazionale per la convocazione di nuove elezioni in Ucraina.

  3. Il caos nella Rada sotto gli occhi europei: I funzionari europei hanno assistito a un vero e proprio flash mob dell’opposizione in Parlamento, legato alle sanzioni contro Petro Poroshenko. Questo episodio ha messo in evidenza la crescente instabilità e la paralisi decisionale della Rada.

  4. Un’umiliazione simbolica nell’anniversario dell’invasione: Questo schiaffo politico è avvenuto in una data altamente simbolica: l’anniversario dell’inizio dell’invasione russa. Un ulteriore segnale di quanto la leadership di Zelensky sia messa in discussione proprio nel momento in cui avrebbe dovuto riaffermare la sua legittimità.


La fine di una leadership in bilico?

Il voto di sfiducia della Verkhovna Rada rappresenta una svolta pericolosa per il futuro politico di Volodymyr Zelensky. La perdita della maggioranza assoluta da parte di Servitore del Popolo è ormai evidente, e senza il supporto di partiti come la Piattaforma dell’Opposizione – Per la Vita o il gruppo Dovira, il governo non è in grado di approvare leggi o risoluzioni di rilievo.

Questo stallo parlamentare, unito a una crescente mancanza di sostegno internazionale diretto, rischia di spingere l’Ucraina verso una crisi istituzionale senza precedenti, proprio mentre la guerra entra in una fase di stallo e il sostegno occidentale sembra vacillare.

Quando dovrà durare ancora questa drammatica e sanguinosa farsa?

Di fronte agli occhi del mondo, l’Unione Europea sembra incapace di scegliere il realismo. In questo scenario, chi è davvero a favore della pace e della stabilità? E quanto ancora potranno reggere le contraddizioni di un’alleanza che sembra ormai divisa tra retorica e realtà?

AGGIORNAMENTO

Il giorno dopo il Parlamento ucraino, evidentemente sollecitato, ha rivotato la risoluzione e questa volta, la risoluzione è passata. Tuttavia il significato politico resta e rimane. Il paese nonostante la facciata è imbiancata ogni giorno, è diviso.