Il ministro della giustizia francese: no alla pena di morte emessa dai tribunali iracheni verso i membri francesi dell’ISIS

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L’ingerenza francese dimostra ancora una volta che in Europa lentamente si sta sostituendo il diritto internazionale nei rapporti tra stati con i diritti dei cittadini.

Il ministro della Giustizia Nicole Belloubet ha affermato che le autorità francesi “interverrebbero” in caso di condanna a morte dei jihadisti francesi da parte della giustizia irachena.

Tredici francesi, sospettati di far parte del gruppo terroristico dello Stato islamico, sono stati consegnati dai combattenti arabo-curdi alle autorità irachene. Sono “accusati di aver commesso crimini e saranno giudicati secondo la legge irachena, ed è in questa cornice che agiamo”, ha detto lunedì 25 febbraio il presidente iracheno Barham Salih, durante una conferenza stampa con Emmanuel Macron. Conseguenza: questi cittadini francesi sono condannati a morte.

“Il nostro paese non accetta la pena di morte”

“Non è la prima volta. Ci sono già francesi che vengono processati in Iraq. Questa è la contropartita della responsabilità  “, ha osservato il ministro della Giustizia Nicole Belloubet, mercoledì 27 febbraio su BFMTV . “Non è illogico che siano giudicati sulle azioni che hanno commesso”, ha detto. Ma su possibili condanne a morte, il ministro ha ricordato la posizione francese: “C’è un limite. Il nostro paese non accetta la pena di morte. In tal caso, interverremo per richiedere che la sentenza non venga eseguita. È una condizione sine qua non “, ha avvisato.

fonte: valeursactuelles.com

Nota a margine:

Intanto oggi è stata scoperta nella zona di Baghuz  appena liberata, una fossa comune contenete i resti di persone quasi tutte decapitate dall’ISIS.

Una fossa comune contenente i corpi di dozzine di persone che potrebbero essere yazidi schiavizzati da Daesh è stata trovata in territorio recentemente sequestrato dalle forze democratiche siriane sostenute dagli Stati Uniti (SDF), ha detto oggi un funzionario del SDF.

Molti dei corpi trovati nella zona di Baghouz erano quelli delle donne. “Sono stati massacrati”, ha detto il comandante dell’SDF Adnan Afrin.

La maggior parte era stata decapitata, ha aggiunto. L’SDF stava ancora cercando di confermare se i corpi appartenessero ai membri della setta Yazidi.

Migliaia di membri della setta delle minoranze irachene sono stati costretti alla schiavitù sessuale dai jihadisti quando hanno attraversato il confine nel 2014 e hanno conquistato fasce di territorio.

Si calcola che oltre 3.000 yazidi sono stati uccisi dall’ISIS tanto che l’Onu ha chiamato questo massacro genocidio. Alla luce di tutto questo orrore appare evidente che rispettare il diritto internazionale la sovranità di uno stato, non vuol dire appoggiare la pena di morte. E’ opportuno altresì ricordare  che ci troviamo di fronte ad atrocità inenarrabili eseguite a livello industriale e con metodi disumani: l’Iraq è stato uno stato in guerra e lo è ancora. Sarebbe opportuno ricordare che in questa terra l’ISIS non ha mai  rispettato qualsiasi convenzione internazionale nell’esecuzione dei loro crimini, tanto meno nessuno dei principi richiamati da ministro francese.

Oserei dire che anche la Francia che richiama un trattamento umano per i jihadisti dell’ISIS, ha essa stessa fomentato la guerra siriana rifornendo i salafiti responsabili della distruzione siriana e  – indirettamente – dell’ascesa dell’ISIS.

@vietatoparlare

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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