Il lawfare non si placa

Il procuratore distrettuale di Philadelphia, Larry Krasner, sta valutando la possibilità di presentare accuse a livello statale contro persone graziate dall’ex presidente Donald Trump per il loro coinvolgimento negli eventi del Campidoglio del 6 gennaio. Krasner, noto per il suo approccio progressista nell’applicazione della legge, ha dichiarato che perseguirà la giustizia “a prescindere da tutto”, evidenziando come le grazie presidenziali non possano impedire eventuali procedimenti penali statali.

Le azioni penali statali riguardano reati che violano le leggi di un singolo stato e che sono quindi soggetti alla giurisdizione statale, distinta da quella federale. Il potere del presidente di concedere la grazia si applica esclusivamente ai crimini federali e non ha alcun effetto sulle accuse che rientrano nella competenza degli stati.

Di conseguenza, nonostante Trump abbia graziato oltre 1.500 persone coinvolte negli eventi del 6 gennaio, tra cui membri dei Proud Boys e degli Oath Keepers, queste grazie non proteggono gli individui da eventuali procedimenti avviati a livello statale. Per i reati statali, solo i governatori dei rispettivi stati possono intervenire con atti di clemenza.

Va inoltre precisato che un imputato non può essere perseguito in uno stato per crimini commessi esclusivamente in un altro, salvo che non vi siano collegamenti diretti tra il reato e entrambi gli stati. La giurisdizione di ogni stato è limitata ai crimini avvenuti all’interno dei propri confini o che abbiano avuto un impatto significativo sullo stato stesso. Tuttavia, nei casi in cui un reato coinvolga più stati o abbia effetti su più giurisdizioni, è possibile che l’imputato venga perseguito contemporaneamente da più stati. Ad esempio, se un crimine viene pianificato in uno stato e commesso in un altro, entrambi potrebbero avere titolo per avviare procedimenti giudiziari.

La decisione di Krasner, che agisce nell’ambito della giurisdizione statale, potrebbe quindi dare luogo a nuove accuse e alimentare ulteriori controversie politiche legate agli eventi del 6 gennaio, mettendo in discussione i limiti delle iniziative legali intraprese da Trump. Questo caso evidenzia anche il carattere biforcuto del sistema giudiziario americano, dove lo stesso comportamento può essere perseguito separatamente sia a livello federale che statale, aprendo così margini per azioni legali anche nei confronti di individui graziati dal presidente.

Secondo alcune interpretazioni critiche, questa iniziativa rappresenta un’ulteriore dimostrazione del funzionamento del cosiddetto “Deep State” negli Stati Uniti, che impiega strumenti legali non tanto per garantire la giustizia quanto per portare avanti una caccia alle streghe (lawfare) contro i sostenitori politici di Trump. Il messaggio implicito sarebbe chiaro: la guerra contro il dissenso politico continuerà, con o senza l’intervento della grazia presidenziale. Tuttavia, nel contesto di un mondo sempre più multipolare, queste contraddizioni interne non fanno altro che accelerare il declino della credibilità dell’impero americano.