La strategia dell’assedio mediatico contro l’amministrazione Trump
Un errore tecnico? Un incidente marginale? Un’ingenuità comunicativa? Nulla di tutto questo, o almeno non solo. Il cosiddetto “scandalo Signal” che ha coinvolto il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Mike Waltz va letto alla luce di una dinamica ben più profonda e coerente: quella dell’assedio sistematico al nuovo corso della politica estera americana sotto Trump.
La vicenda è nota: l’11 marzo 2025, Waltz avrebbe accidentalmente aggiunto Jeffrey Goldberg, caporedattore di The Atlantic, a una chat criptata su Signal in cui si discutevano i preparativi per un attacco aereo contro i ribelli Houthi nello Yemen. La chat – intitolata “Houthi PC small group” – comprendeva i vertici della seconda amministrazione Trump: il vicepresidente JD Vance, il Segretario alla Difesa Pete Hegseth e il Segretario di Stato Marco Rubio.
La chat, a cui hanno partecipato il Segretario alla Difesa Pete Hegseth, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Michael Waltz, il Vicepresidente JD Vance e altri, conteneva discussioni dettagliate su tempistiche, obiettivi e pacchetti di armi, informazioni che normalmente rimarrebbero confinate ai sistemi governativi classificati.
Goldberg, resosi conto del contenuto sensibile, ha pubblicato alcuni screenshot, dando il via a un’ondata mediatica alimentata da testate come Politico, che ha subito parlato di “dimissioni imminenti”. Le opposizioni si sono mobilitate, e anche alcune voci interne al GOP hanno espresso imbarazzo.
Ma la risposta di Trump è stata chiara e inequivocabile: “Waltz è una persona perbene, continuerà a fare un buon lavoro. A nessuno frega niente di The Atlantic”. Il presidente ha attribuito l’errore a un collaboratore, minimizzando le conseguenze pratiche. La Casa Bianca, per parte sua, ha confermato l’autenticità della chat ma ha negato la presenza di dati classificati. Più di recente, lo stesso Waltz ha dichiarato di non conoscere né aver mai avuto contatti con Goldberg, e che l’amministrazione sta “rivedendo come diavolo sia entrato” nel gruppo Signal. In definitva, Waltz non riconosce di aver aggiunto il direttore di Atlantic.
E qui il punto: questo non sembra affatto un incidente imbarazzante, ma piuttosto un attacco mirato. Il secondo nel giro di pochi giorni. Solo 48 ore prima, Kiev aveva chiesto la testa di Steven Witkoff, inviato speciale per l’Ucraina, accusandolo di avere un “orientamento filorusso”. Anche in quel caso, Vance lo ha difeso. E anche in quel caso, la “colpa” era la stessa: un atteggiamento pragmatico, non allineato ai dogmi della guerra ad oltranza.
Waltz, come Witkoff, rappresenta un fastidio per chi sogna una guerra infinita. Ha osato mostrare segni di realismo, ha aperto alla possibilità di una distensione con la Russia, ha rotto con l’automatismo bellico che domina la burocrazia di Washington. E per questo va eliminato.
L’episodio si inserisce in una strategia ben più vasta: screditare sistematicamente ogni figura dell’entourage trumpiano che si opponga all’ordine transnazionale e ai suoi interessi. Non è un caso che, in parallelo, si moltiplichino gli attacchi contro Elon Musk – altro elemento eterodosso e perciò inaccettabile per l’élite globalista – attraverso campagne mediatiche coordinate a livello internazionale.
In Europa, intanto, si moltiplicano i segnali di smarrimento e isteria politica: Macron recita la parte del Napoleone da salotto, Starmer appare sempre più disorientato, mentre Zelensky dà segni evidenti di logoramento. Proprio nel momento in cui da Washington giungono i primi segnali di possibile distensione, la reazione del blocco atlantico si fa sempre più rabbiosa e intransigente.
Oggi chi invoca la pace è trattato come un pericolo. Chi mette in discussione la deriva verso un conflitto globale viene screditato, messo a tacere, rimosso. Questo è il messaggio dominante. Il caso Waltz è solo l’ultimo tassello di una strategia ben precisa: epurare i realisti, punire i pragmatici, impedire che si frappongano ostacoli alla prosecuzione della guerra per procura.
Trump ha imboccato la strada più impervia: smantellare il paradigma ideologico e operativo del globalismo progressista. Ma i suoi avversari non stanno a guardare. Sono pronti a tutto pur di mantenere il controllo, anche a strumentalizzare un semplice malfunzionamento su Signal. Del resto, è plausibile che CIA e 5 Eyes dispongano delle chiavi delle backdoor non solo su Signal, ma anche su altri social. Chi non si è fatto scrupolo a eliminare capi di Stato, non si fermerà certo davanti a una manipolazione informatica.
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