La svolta Trump e le sue implicazioni
La nuova amministrazione Trump ha introdotto una serie di cambiamenti che, oggettivamente, stanno avendo ripercussioni su tutto il mondo occidentale. Questi cambiamenti influenzeranno, in maniera differente, le politiche e le società dei vari Paesi. In sostanza, si tratta di un contraccolpo positivo rispetto alle imposizioni ideologiche che, nel corso degli ultimi anni, sono state imposte da una ristretta élite mondiale. Quest’ultima ha arbitrariamente deciso di ridefinire il nostro modo di vivere, ritenendo di conoscere le soluzioni migliori per l’umanità. Tuttavia, la portata di questi cambiamenti in Europa non dipende tanto dalla bontà intrinseca delle nuove politiche, ma dal fatto che gli Stati Uniti restano la potenza egemone. Il consolidato sistema di persuasione di massa – che agisce attraverso media, scuole, cinema, musica e ogni altro canale culturale – è estremamente efficace nel plasmare le opinioni pubbliche e nel rafforzare il potere di Washington.
Politica Interna e Politica Estera: due piani diversi
È fondamentale distinguere tra i riflessi di questi cambiamenti sulle società occidentali – che se continueranno secondo il tracciato palesato saranno positivi – e la postura globale degli Stati Uniti. La politica estera americana, infatti, non subisce modifiche sostanziali. Trump non ha mai messo in discussione il ruolo di Washington come potenza egemone: lo abbiamo chiaramente visto nelle sue dichiarazioni riguardanti la Groenlandia, il Canada, l’Europa e la questione monetaria con i BRICS. In particolare, ha sottolineato l’importanza di mantenere il dollaro come valuta di riferimento internazionale, evidenziando come l’assertività economica americana resti un pilastro invariabile.
Un esempio emblematico di questa continuità è la sospensione temporanea, per 90 giorni, dei finanziamenti destinati ai programmi di aiuti esteri. Questo provvedimento è stato interpretato da alcuni come una misura radicale e innovativa della nuova amministrazione. In realtà, tale sospensione è una prassi consolidata nel sistema americano: ogni nuova amministrazione USA la adotta per riorganizzare le proprie priorità di spesa e ridefinire il flusso delle risorse impiegate all’estero.
Le Funzioni della Sospensione Temporanea
- Creare l’Immagine di una Svolta Radicale:
Ogni governo, per legittimarsi e consolidare il consenso elettorale, sente la necessità di segnare una netta discontinuità rispetto al predecessore. Il blocco dei finanziamenti per tre mesi viene così utilizzato per narrare un cambiamento di rotta, anche quando la sostanza delle politiche estere rimane invariata. - Consentire un Riassetto Strategico Temporaneo:
Durante questo periodo di sospensione, si ha la possibilità di rivedere e riorganizzare la distribuzione dei fondi. Tuttavia, nella maggior parte dei casi il flusso finanziario riprende regolarmente, con eventuali aggiustamenti formali che, di per sé, non alterano l’obiettivo principale: mantenere l’influenza globale degli USA.
È importante sottolineare che questo meccanismo non rappresenta una reale inversione di tendenza nella politica estera americana.
Il caso Italiano: un’evidente sudditanza
A livello nazionale, l’Italia non è esente da queste dinamiche. La leadership italiana ha mostrato ripetutamente la propria incapacità decisionale e una profonda compromissione etica. Un esempio lampante è la posizione ambigua della premier Giorgia Meloni, che continua a mantenere un piede in due staffe, non riuscendo a emanciparsi dall’influenza esterna, nonostante la fine della presidenza Biden. Questa situazione riflette il fatto che il potere statunitense non si esaurisce con l’elezione di un nuovo governo, ma è sostenuto da una rete di think tank, fondazioni e istituzioni – come il National Endowment for Democracy (NED) – che operano indipendentemente dall’amministrazione in carica.
La nostra classe dirigente è ben consapevole che l’Unione Europea deve seguire direttive provenienti da questi poteri, che sopravvivono ai cambiamenti di governo e si radicano profondamente all’interno del complesso militare-industriale-farmaceutico. Di conseguenza, è quasi impensabile che i meccanismi di controllo e influenza cessino, anche se alcuni eccessi possono essere temporaneamente ridimensionati.
Europa e Trump: quale direzione?
Questa situazione spiega perché la leadership politica europea appaia incerta e frammentata. Il sistema di potere statunitense è fortemente radicato anche nel nostro continente, e i governi europei si trovano a dover scegliere se allinearsi alle nuove politiche di Trump o opporsi frontalmente alle politiche imposte da Bruxelles che segue però le direttive del mondo liberal dei DEM. Se la leadership europea volesse davvero difendere la propria sovranità, dovrebbe prendere esempio da figure come Viktor Orbán o Robert Fico, che hanno saputo usare la forza della parola e delle decisioni per difendere gli interessi nazionali, opponendosi alle logiche di controllo esterno.
Il futuro della Guerra in Ucraina
Un ulteriore aspetto rilevante riguarda la guerra in Ucraina. Gli Stati Uniti, con ogni probabilità, continueranno a sostenere il conflitto, non interrompendo completamente l’invio di armi (anche se indirettamente). Sebbene Trump abbia criticato apertamente il conflitto, ha anche sottolineato che se l’UE intende proseguire il sostegno a Kiev, dovrà farlo con risorse proprie. In questo contesto, è plausibile pensare che il conflitto si concluderà non per un intervento militare decisivo, ma per un cedimento progressivo di Kiev e per una decisione europea che riconosca la vittoria di un modello di equilibrio di potere ormai in atto, con la Russia che di fatto ha vinto le sue battaglie strategiche.
L’attenzione statunitense si dirigerà solo altrove. Gli USA lavoreranno con alleati e partner per “scoraggiare l’aggressione” nell’Indo-Pacifico da parte della Cina comunista. Eccoci quindi, ancora una volta, un’altra menzogna, un altro falso pretesto per giustificare un continuo, massiccio intervento militare. Le unità navali statunitensi si troveranno ancora una volta più vicine alle coste della Cina che a quelle americane. Non è la Cina con la sua presunta aggressività a creare il problema: sono gli Stati Uniti a posizionare decine di migliaia di mezzi alle porte di Pechino.
Conclusione
Nella politica estera, gli Stati Uniti resteranno sempre così. Forse finirà l’epoca delle guerre infinite, il che sarebbe un passo avanti enorme, ma non dobbiamo illuderci che questo porterà a una vera presa di coscienza. Trump non può o non vuole farlo: ci sono limiti strutturali e la mentalità americana può cambiare solo fino a un certo punto.
L’amministrazione Trump, con tutte le sue retoriche e misure temporanee, sta portando alcuni cambiamenti nel panorama politico globale. Tuttavia, è fondamentale non confondere la narrazione di una svolta con la realtà sostanziale del potere statunitense. Le sospensioni temporanee dei finanziamenti, i proclami di rottura e le apparenti innovazioni sono strumenti narrativi, che servono a rafforzare il consenso interno. Ma la struttura di potere americana rimane immutata e continua a perseguire i propri obiettivi di dominio globale.
Quello da cui possiamo trarre beneficio, invece, è la lotta interna tra due visioni dell’America. Cambierà solo forma, probabilmente il potere sarà meno aggressivo, concedendo maggiore libertà di parola, di pensiero e di spiritualità.
Da lì dovremo ripartire e ricominciare.