“I benefici dei vaccini sono superiori ai rischi …” quindi ora decreto anti-obiezioni e vaccino obbligatorio per tutti?

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Le autorità sostengono le vaccinazioni, ossessivamente, non praticando lo stesso attivismo per le cure: partire dall’idea e poi la realtà si adegua…

Oggi, nel salotto domenicale televisivo di Mara Venier , il sottosegretario di Stato al Ministero della salute Pierpaolo Sileri – ospite quasi fisso su tutte le reti sia Rai che Mediaset – ha detto che le morti per effetti collaterali sono numericamente irrilevanti rispetto ai benefici, ovvero che i benefici delle vaccinazioni ‘sono superiori rispetto alla possibilità di gravi eventi avversi. Quindi i timori, sorti specialmente per il vaccino Astrazeneca , sono immotivati.

Quindi il timore degli eventi avversi, correlati alla somministrazione del vaccino (in particolare Astrazeneca, sarebbe ingiustificato.

“Il vaccino -evidenzia- non è vietato sotto i 60 anni, il rischio-beneficio di quel vaccino è per tutte le fasce di età. L’incidenza attualmente è attorno a 180 casi per 100.000 abitanti. Con questa circolazione, anche tra i giovani questo vaccino è eccellente per evitare che qualcuno vada in terapia intensiva. AstraZeneca può essere usato in qualsiasi fascia di età, il discorso costo-beneficio nemmeno si pone per i soggetti sopra i 60 anni, è a favore del vaccino. E’ chiaro che le persone si preoccupino, mi preoccuperei anche io se non fossi un medico e sentissi certe cose”,
Pierpaolo Sileri

I caduti in guerra si commemorano, i morti per reazioni avverse ai vaccini sono solo dei numeri per gli esperti di statistica.

Ovviamente il problema non è se sia giustificato o meno ma che si imponga – a ragione della non rilevanza delle obiezioni (stabilita per decreto)  –  che tutti debbano vaccinarsi,  altrimenti ‘fuori’.

Questo ragionamento è in fondo il format usato da tutti gli esperti che si susseguono nelle varie trasmissioni televisive.

Quindi il ragionamento si basa  essenzialmente su una evidenza statistica. i decessi per ‘Vaers’ sarebbero inferiori rispetto al numero di persone ‘beneficiate’ ovvero che non prenderanno il virus in una forma grave, almeno nei 6 mesi a seguire.

In base a questa logica, i decessi per reazioni avverse a causa del vaccino sarebbero da accettare perchè sono minori rispetto ai decessi per virus e, inoltre, i vaccini riducono i ricoveri nelle terapie intensive. Infatti, abbiamo visto che con la somministrazione di massa del vaccino, la mortalità corrisponde quasi a zero.

La forzatura in questo ragionamento è molto evidente: i soggetti che muoiono per ‘eventi avversi’ non sono gli stessi che comunque morirebbero per Covid 19. Molto spesso si tratta di persone sane che sarebbero sopravvissute ad una infezione se curate.

In altri termini: i decessi a seguito di ‘Vaers’ molto difficilmente coinciderebbero con gli stessi soggetti che sarebbero stati colpiti da coronavirus covid 19. Più plausibilmente, gli eventi avversi seguono una logica di tipo ‘random’ e non hanno affatto una incidenza superiore nelle categorie ritenute ‘più esposte’.

Quindi come  si fa a dire che si è salvato qualcuno, quando sono due distinti gruppi di persone? Lo si potrebbe fare si trattasse di una partita di mele, ma così non è…

Detto in maniera più cruda e schietta:  in base al calcolo delle probabilità, i soggetti colpiti da un evento avverso letale, probabilmente non si sarebbero infettati: quindi sono morti inutilmente, anche perchè anche se infettati non è detto che non avrebbero superato l’infezione.

Perciò, proporre un ragionamento nei termini comunemente proposti per dimostrare che quella del vaccino sia la scelta migliore, è come dare degli idioti a tutti.

Resta il fatto che – come riporta il sito ‘don Chisciotte che ha pubblicato le statistiche degli eventi avversi al 27 marzo – “quello che rimane a tre mesi dall’inizio delle vaccinazioni, alla faccia del consenso libero e informato, sono le 240.000 reazioni avverse segnalate e le 5.360 persone decedute”.

Inoltre, come ha detto a Radio Radio TV,il direttore Fabio Durante, è da considerare che quando si dice’ vaccino’ non si parla di qualcosa che ha un significato assoluto. Quelli attuali sono vaccini sperimentali che hanno superato la fase tre ma che sono stati accettati in una situazione di emergenza, con tutti i rischi che questo comporta.

Essi corrispondono, se paragoniamo il vaccino alla sfera informatica, ad un software che sta in ancora in Beta test. Ma anche quando un software è pronto, ha continui aggiornamenti.

Quindi la domanda è : è corretto parlare genericamente di ‘beneficio assoluto’ dei vaccini quando non si parla di vaccini che non hanno seguito la normale procedura standard di approvazione stabilita dall’Ema e quando la maggior parte di essi si basano su tecnologie usate per la prima volta?

Ad avvalorare ancor di più la tesi di Fabio Durante c’è Giorgio Palù, presidente dell’AIFA: intervistato a Mezzora in più, ammette che i vaccini sono sperimentali e, nemmeno troppo implicitamente, ammette anche che quella in corso è una sperimentazione di massa:

“I paesi hanno approvato il vaccino AstraZeneca a condizione che venissero valutati in corso di vaccinazione massiva gli effetti eventualmente avversi e in continuum i rischi/benefici. Diciamo la verità: AstraZeneca non si era presentata con i migliori studi all’inizio, studi che non avevano incluso la popolazione anziana. Per questo, i paesi avevano raccomandato di vaccinare i più giovani. Ricordiamo che questi studi sono in continuo progresso, a mano a mano che la vaccinazione va avanti, è normale rivedere le valutazioni”.

Quindi una sperimentazione massiva e motivi per modificare tutto ciò che si vuole in nome della sanità.

patrizioricci by @vietatoparlare

 

AGGIORNATO ORE 10.00 del 12.04.2021

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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