Siria, massacro di Hula: "Uccisi perchè leali al governo"

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giovedì, 31 maggio 2012 –  Traduzione (indimedia) di un articolo del giornalista Marat Musin di ANNA News:

‘Indagine sul massacro di Hula.’

Fonte originaria: http://maramus.livejournal.com/86539.html

Nel fine settimana del 25 maggio 2012, circa alle 14, dei grandi gruppi di combattenti hanno attaccato e catturato la città di Hula (Al – Hula nella provincia di Homs).

Al-Hula è composta da tre zone: il villaggio di Taldou, Kafr Laha e Taldahab, ognuno dei quali in precedenza era stato casa di 25-30 mila persone.

La città è stata attaccata da nordest da gruppi di banditi e mercenari, che contavano fino a 700 persone.

Questi militanti anti-Assad provenivano da:

1. Ar-Rastan (La brigata di al-Farouk dell’Esercito-Siriano-Libero anti-Assad guidato dal terrorista Abdul Razak Tlass e che contava di 250 membri),

2. dal villaggio di Akraba (guidato dal terrorista Yahya Al-Yousef),

3. e dal villaggio di Farlaha, raggiunto da banditi locali di Al Hula.

La città di Ar-Rastan è stata abbandonata da molto tempo dalla maggior parte dei civili.

Ora dominano la scena i wahhabiti dal Libano, riforniti di denaro e di armi da uno dei principali organizzatori del terrorismo internazionale, Saad Hariri, che è alla testa del movimento politico anti-siriano Tayyar Al-Mustaqbal (“Movimento Futuro”).
La strada da Ar-Rastan ad Al-Hula corre attraverso le aree beduine che rimangono principalmente fuori del controllo delle truppe governative, così gli attacchi dei militanti ad Al Hula arrivano come una completa sorpresa per le autorità siriane.

Quando i ribelli hanno preso il posto di controllo inferiore nel centro della città, situato accanto al locale dipartimento di polizia, hanno cominciato a raccogliere tutte le famiglie leali alle autorità nelle case limitrofe, compresi anziani, donne e bambini.

Diverse famiglie della Al-Sayed sono state uccise, compresi 20 giovani bambini e la famiglia della Abdul Razak.

Molti di quelli uccisi erano ‘colpevoli’ del fatto che avevano osato passare da sunniti a sciiti.

La gente è stata uccisa con coltelli e colpita a bruciapelo con armi da fuoco.

I cadaveri dei trucidati sono stati presentati all’ONU ed alla comunità internazionale come vittime di bombardamenti dell’esercito siriano, qualcosa che non è stato confermato da nessun segno sui loro corpi.

L’idea che gli osservatori dell’ONU, nell’hotel Safir di Homs, abbiano sentito il fuoco dell’artiglieria contro Al-Houla di notte… lo considero nient’altro che un brutto scherzo.

Tra Homs e Al-Houla ci sono 50 kilometri.

Che tipo di carri armati o cannoni hanno questa portata?

Si, vi è stato un intenso fuoco a Homs fino alle 3 di mattina, compreso di armi pesanti.

Ma, per fare un esempio, nella notte tra lunedì e martedì gli spari erano dovuti al tentativo da parte delle forze di sicurezza di riprendere il controllo di un corridoio di sicurezza lungo la strada verso Damasco, Tarik Al-Sham..

Dopo un esame frontale di Al Hula è impossibile trovare tracce di qualsiasi bombardamento e cannoneggiamento recente.

Durante il giorno, sono stati compiuti diversi attacchi da parte di uomini armati sugli ultimi soldati rimanenti al posto di controllo di Taldou.

Tra i mercenari professionisti erano attivi dei militanti che hanno utilizzato armi pesanti e franchi tiratori

Notate che a Shumar (Homs) la stessa provocazione è fallita quando 49 militanti e donne e bambini sono stati uccisi appena prima di una visita di Kofi Annan.

L’ultima provocazione è stata rivelata immediatamente non appena si è saputo che i corpi delle persone precedentemente rapite appartenevano a degli alawiti (leali al presidente Assad).

Questa provocazione comprendeva anche diverse incongruenze – i nomi di quelli uccisi erano di persone leali alle autorità, non vi era nessuna traccia di bombardamenti ecc.

A decorrere da oggi, non vi sono affatto truppe nella città di Al Hula, ma sono tuttavia sentite regolarmente raffiche di armi automatiche. Inoltre, non è chiaro se i militanti stiano combattendo gli uni contro gli altri o se vengano eliminati i sostenitori di Bashar al-Assad.

I militanti hanno aperto il fuoco praticamente su chiunque cercasse di avvicinarsi al confine della città. Prima di noi hanno sparato su un convoglio dell’ONU e due jeep blindate degli osservatori dell’ONU sono state danneggiate quando hanno cercato di spingersi ad un posto di controllo dell’esercito a Taldou.

Nell’attacco al convoglio è stato individuato un terrorista ventenne. Il fuoco era diretto verso le pendenze non protette della prima jeep, la porta posteriore della seconda auto blindata è stata colpita da un frammento. Vi sono stati dei feriti tra quelli che accompagnavano. Un soldato ferito: “Il giorno successivo, sono arrivati da noi al posto di controllo gli osservatori dell’ONU ed appena sono arrivati, dei banditi hanno aperto il fuoco su di loro. E tre di noi sono stati feriti. Uno è stato ferito ad una gamba, il secondo alla schiena ed io sono stato colpito al fianco.

Quando sono arrivati gli osservatori, hanno potuto sentire una dona che stava ritta accanto a loro e che piangeva, la donna stava in piedi ed implorava l’aiuto degli osservatori – per proteggerla dai banditi. Quando sono stato ferito, gli osservatori hanno guardato come mi sentivo, ma nessuno di loro ha cercato di aiutare. Il nostro posto di controllo non esiste più. Non vi sono più civili a Taldou, restano soltanto i militanti. Il nostro rapporto con i locali era eccellente. Sono molto buoni con noi; hanno chiesto all’esercito di entrare a Taldou. Siamo stati attaccati da dei cecchini”.

Sfortunatamente, molti dei militanti sono dei tiratori scelti professionisti. A 100-200 metri dalla squadra del nostro gruppo TV, dei militanti hanno attaccato un BMP che andava a rimpiazzare i soldati al posto di controllo. Durante questo un soldato di leva ha avuto una commozione cerebrale ed una ferita secondaria leggera alla testa per il proiettile di un cecchino. Guardando all’elmetto di kevlar forato, sembra che non si sia nemmeno reso conto di essere sopravvissuto per miracolo.

Quel giorno i cecchini hanno ucciso fino a 10 soldati e poliziotti al posto di controllo. E’ vero, che le vittime giornaliere delle forze di sicurezza a Homs sono state di dozzine di vittime al giorno. Ma, sfortunatamente, alle 10, sono stati portati all’obitorio sei soldati morti. La maggior parte sono stati uccisi da un colpo alla testa. E la giornata era appena cominciata…

Così, questi sono i nomi di quelli uccisi dai cecchini nelle prime ore del mattino del 25 maggio:

1. Sergente Ibrahim Halyuf
2. Sergente Salman Ibrahim
3. Agente Mahmoud Danaver
4. Coscritto Ali Daher
5. Sergente Wisam Haidar
6. i cognomi dei soldati morti non si sono potuti chiarire

I banditi hanno sparato con armi automatiche sul nostro gruppo di giornalisti, sebbene fosse chiaro che questa era una normale squadra di riprese, composta da civili disarmati..

COME E’ INIZIATO L’ATTACCO

Dopo le preghiere del venerdì, circa alle 14 del 25 maggio, un gruppo del clan di Al Aksh ha cominciato a sparare su un posto di controllo di agenti della polizia con mortai e granate a razzo. Un BRDM ha risposto al fuoco e ha colpito la moschea e questo era proprio lo scopo per portare ad una maggiore provocazione.

Quindi due gruppi di militanti guidati dai terroristi Nidal Bakkour e Al-Hassan del clan Al Hallak, appoggiato da una unità di mercenari, ha attaccato il posto di controllo superiore alla periferia orientale della città. Alle 15,30 il posto di controllo superiore è stato preso e tutti i prigionieri giustiziati: ad un coscritto sunnita è stata tagliata la gola mentre Abdullah Shaui (beduino) di Deir-Zor è stato bruciato vivo.

Durante l’attacco al posto di controllo superiore nell’est gli uomini armati hanno avuto 25 perdite, che sono state presentate agli osservatori dell’ONU, assieme ai 108 civili uccisi – “vittime del regime”, secondo quanto si dice uccisi dal bombardamento e dal cannoneggiamento dell’esercito siriano. Per quanto riguarda i rimanenti 83 cadaveri, inclusi 38 giovani bambini, erano delle famiglie giustiziate dai militanti, tutte fedeli al governo della Siria.

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Intervista con un agente di polizia: “Il mio nome è Al Khosam, sono un agente di polizia. Ho servito nel villaggio di Taldou, distretto di Al-Hula, una provincia di Homs. Venerdì il nostro posto di controllo è stato attaccato da un grande gruppo di militanti. Erano migliaia.

D: Come vi proteggete?

Risposta: Una semplice arma. Avevamo 20 persone, abbiamo chiamato per appoggio e, quando stavano venendo da noi, sono stato ferito e ho ripreso conoscenza all’ospedale. Gli attaccanti erano da Ar-Rastan e Al-Hula. Gli insorti controllano Taldou. Hanno bruciato case ed ucciso gente a famiglie perché erano leali al governo. Stuprato le donne ed ucciso i bambini”.

Intervista con un soldato ferito: “Sono Ahmed Mahmoud al Khali. Sono dalla città di Manbej. Sono stato ferito a Taldou. Vengo da un gruppo d’appoggio che è arrivato in aiuto dei nostri camerati, che erano di guarnigione al posto di controllo.

I militanti hanno distrutto due veicoli da combattimento della fanteria ed un BRDM che stavano al nostro posto di controllo. Siamo partiti da Taldou in un BMP per prendere i nostri camerati feriti al posto di controllo all’interno della città. Li abbiamo spinti dietro nel BMP e ho riempito la loro posizione.

E di lì a poco sono arrivati gli osservatori dell’ONU. Sono venuti da noi, li abbiamo portati nelle case delle famiglie che erano state massacrate dai criminali.

Ho visto una famiglia di tre fratelli ed il loro padre nella stessa stanza. In un’altra stanza abbiamo trovato dei bambini piccoli morti e la loro madre. Ed un altro- un anziano ucciso in questa casa. Soltanto cinque uomini, donne e bambini. La donna stuprata e uccisa con un colpo alla testa l’ho ricoperta con una coperta. E la commissione aveva visto tutti loro. Li hanno messi sull’automobile e si sono allontanati. Non so dove li abbiano portati, probabilmente alla sepoltura”.

Un residente di Taldou sul tetto del dipartimento di polizia:

“Venerdì pomeriggio ero a casa. Sentendo i colpi, sono uscito per guardare cosa stesse accadendo e ho visto che il fuoco veniva dal lato nord, verso la posizione del posto di controllo dell’esercito. Mentre l’esercito non rispondeva, hanno cominciato ad avvicinarsi alle case, dove in seguito sono state uccise le famiglie. Quando l’esercito ha cominciato a ritornare il fuoco, hanno usato le donne e i bambini come scudi umani e hanno continuato a sparare contro il posto di controllo. Quando l’esercito ha iniziato a rispondere sono fuggiti. Dopo questo, l’esercito ha preso le donne e i bambini sopravvissuti e li ha portati al sicuro. In quel momento, Al Jazeera trasmetteva immagini ed affermava che l’esercito aveva commesso il massacro di Al Hula.

Di fatto, ad Al-Hula hanno ucciso i civili ed i bambini. I banditi non hanno permesso a nessuno di eseguire il suo lavoro. Hanno rubato tutto quello su cui hanno potuto mettere le mani: grano, farina, petrolio e gas. La maggior parte dei combattenti sono dalla città di Ar Rastan”.

Dopo avere catturato la città, hanno portato via i cadaveri dei loro compagni morti, come pure i corpi delle persone e dei bambini che hanno ucciso, nella moschea. Hanno portato i cadaveri con dei pickup KIA. Il 25 maggio, attorno alle 20, i cadaveri erano già nella moschea. Il giorno successivo alle 11 del mattino gli osservatori dell’ONU sono arrivati alla moschea.

Per esercitare pressione sull’opinione pubblica e cambiare la posizione di Russia e Cina, sono stati preparati in anticipo testi e sottotitoli nelle lingue russa e cinese che dicevano: “Siria – Homs – la città di Hula. Un terribile massacro perpetrato dalle forze armate del regime siriano contro i civili nella città di Hula. Dozzine di vittime ed i loro numero sta crescendo, principalmente donne e bambini, brutalmente uccisi dal bombardamento indiscriminato della CITTA'”.

Due giorni più tardi, il 27 maggio, dopo che le storie dei residenti e le registrazioni video prodotte hanno dimostrato che i fatti non sorreggevano le accuse di cannoneggiamento e bombardamento, i video dei banditi hanno subito dei cambiamenti significativi. Alla fine del testo è comparso questo poscritto: “Ed alcuni sono stati uccisi con coltelli”.

Marat Musin, Olga Kulygina, Al-Hula, Syria

Testo originale / fonte: http://maramus.livejournal.com/86539.html

vedi anche:

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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