Hong Kong: molto risalto alle proteste ma la narrazione è distopica

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La notizia dell’approvazione della legge sulla sicurezza per la città di Hong Kong è stata una notizie da ‘prime time’ su tutti i media occidentali.

Essi però non hanno trattato i fatti in maniera obiettiva.

Inoltre, Hong Kong è rappresentata come un paradiso in terra mentre molti problemi affligge l’amministrazione autonoma.

Se parliamo di diritti umani, senz’altro  il problema dello sfruttamento dei lavori domestici non è certo secondario rispetto alle libertà stigmatizzate dagli stati occidentali: Hong Kong ha ben 350.000 lavoratori provenienti dalle Filippine e da latri paesi limitrofi senza nessuna tutela che lavorano come schiavi .

Vediamo il contesto: Hong Kong è un piccolo pezzo di terra che, per un certo periodo di tempo, è diventato il casello per i beni fabbricati nelle fabbriche di lavoro forzato nella Cina comunista ed esportati verso ovest. Per molto tempo praticamente tutto ciò che è stato marchiato “made in Hong Kong” è stato realizzato sulla terraferma cinese e trasbordato attraverso Hong Kong. Tuttavia Hong Kong ha porti ma quasi nessuna industria locale.

Per questo la ricchezza di Hong Kong dipende strettamente da questa condizione intimamente legata alla Cina continentale. Senza la Cina Hong Kong sarebbe morta.

Tuttavia i media dipingono questo ex-protettorato britannico come una realtà sviluppata e democratica, ora messa in pericolo dall’invadenza cinese.

Questo non è vero. In realtà Hong Kong ha una grande autonomia: come parte della RPC, Hong Kong ha una notevole autonomia, con le sue leggi, i suoi sistemi legali, monetari, doganali, le sue norme per gli emigranti,, nonché il diritto di partecipare alle organizzazioni internazionali. Il governo centrale della RPC è responsabile della difesa e delle relazioni diplomatiche.

La legge di base per il territorio è stata approvata dal Congresso Nazionale del Popolo della Repubblica Popolare Cinese nel marzo 1990 e si basa sul principio di “un paese – due sistemi”, cioè sulla conservazione di due diversi sistemi economici e legali all’interno di un singolo stato cinese.

Cosa è successo allora?

Quello che successo è spiegato molto bene dal famoso blog Moon of Alabama, (vedi qui) un sito che svolge analisi approfondite delle notizie dei media internazionali, riuscendo a puntare il dito sulle “veline” che guidano le campagne di stampa che ovviamente arrivano anche in Italia.

In sostanza,  il Blog Moon of Alabama  riferisce che gli Stati Uniti hanno scatenato rivolte a Hong Kong l’anno scorso, finchè  il governo centrale cinese ha visto la necessità di intervenire. Alla luce di altre misure anti-cinesi, Pechino ha ritenuto che per il suo interesse nazionale fosse necessario rivedere la legge fondamentale della regione autonoma di Hong Kong, visto che le ingerenze degli Stati Uniti e i pretesti erano sempre più frequenti.

Tutto questo naturalmente è influenzato da un contesto internazionale in cui Trump ha lanciato una guerra economica contro la Cina , perchè considerata come “un concorrente strategico che utilizzava l’economia predatoria per intimidire i suoi vicini mentre militarizzava le caratteristiche nel Mar Cinese Meridionale”.

Così il parlamento cinese, ha approvato una legge sulla sicurezza nazionale alla Legge fondamentale per regola lo status speciale di Hong Kong. La legge è progettata per porre fine alle interferenze straniere a Hong Kong.

La contestata legge sulla sicurezza approvata dal parlamento cinese era stata richiesta dal governo cinese di essere formulata autonomamente da molti anni come previsto dall’art 23 dello statuto promulgato dal 1990.

Lo Statuto prevedeva che:

la Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong emanerà delle leggi per vietare qualsiasi atto di tradimento, secessione, sedizione, sovversione contro il governo del popolo centrale o furto di segreti statali, al fine di vietare alle organizzazioni o agli organi politici stranieri di svolgere attività politiche nella Regione e vietare alle organizzazioni o agli organi politici della Regione di stabilire legami con organizzazioni o organismi politici stranieri .

Tuttavia l’amministrazione locale di Hong Kong non lo ha mai fatto non accettando ‘due sistemi un solo paese‘ ma desiderando ‘due paesi due sistemi’.

Ovviamente questo non accadrà mai e il muro contro muro nei confronti della Cina non porterà a nulla di positivo. E chiunque nelle condizioni della Cina si sarebbe tutelato.

Certamente tutti siamo ragionevolmente concordi che se due milioni di cittadini di Hong Kong sono scesi in piazza a protestare, non è solo per le interferenze straniere ma per un sentimento diffuso anti-cinese. Ma certamente questo sentimento è favorito ed alimentato.

Ora è anche vero che molti residenti in Hong Kong provengono dalla Cina continentale e la pensano diversamente. Per contro, le proteste anticinesi hanno avuto spesso anche connotazioni xenofobe, fino al dileggio allo stadio di Hong Kong , dell’inno nazionale cinese in diverse dispute sportive   .

Negare il forte apporto dato alle proteste dall’esterno – in questo clima da guerra fredda con la Cina – non è corretto.

Gli Stati Uniti avevano finanziato alcuni dei gruppi di manifestanti attraverso il National Endowment for Democracy e l’Open Technology Fund della CIA. Se gli Stati Uniti vogliono continuare a provocare disordini a Hong Kong, ora devono spostare quei programmi alla CIA e distribuire il denaro in segreto. I fondi OTF [statunitensi] per Hong Kong sono già stati congelati .

Il governo britannico ha promesso di fornire passaporti britannici ai 3 milioni di Hong Kong nati mentre la città era ancora sotto il dominio britannico. Una meraviglia di ciò che pensano i Brexiters a un così grande afflusso di persone dall’estero.

Il Congresso degli Stati Uniti protesterà ancora per la nuova legge e Trump emetterà ulteriori sanzioni, ma tutto questo non cambierà nulla. L’infrastruttura della CIA per creare un’altra “rivoluzione del colore” a Hong Kong non sarà facile da sostituire. Gli Stati Uniti hanno perso la loro supremazia e la loro ingerenza a Hong Kong non avrà più alcun effetto.

Hong Kong continuerà ad avere il suo speciale status amministrativo e libertà economica. Ma l’influenza britannica e americana nella città sarà ora è fortemente ridotta.

In questo contesto, la mossa di Pechino senza dubbio è stata alternativa all’intervento diretto in forze per ristabilire il controllo della provincia.

E’ interessante notare che  la legge sulla sicurezza che “vieta gli atti di secessione, sovversione, terrorismo e collusione con le forze straniere per mettere in pericolo la sicurezza nazionale”, sembra abbia già dato gli effetti sperati, ovvero la fine delle proteste. “La legge sulla sicurezza nazionale sta già avendo l’effetto desiderato, anche prima della sua messa in atto. Pechino, quindi – come dice il South China Morning Post – “ha ottenuto molto di più con molto meno , il rotolare dei cingoli dei carri armati.”.

In proposito, le dichiarazioni di alcuni leader del movimento di protesta antigovernativa apparse sul South China Morning Post (Hong Kong) sono diventate per la maggior parte moderate.

Ma mentre l’applicazione  corretta della legge sulla sicurezza è responsabilità della Cina, la tutela dei diritti umani e la lotta contro lo sfruttamento, è responsabilità dell’amministrazione dell’ex-colonia britannica.

Come ho detto in premessa, mentre il problema delle libertà che potrebbero essere usate in funzione anti-cinese per organizzare rivoluzioni colorate sono sostenute all’esterno, ogni altro tipo di violazione dei diritti umani, compreso lo sfruttamento di esseri umani non catalizza nessuna  protesta internazionale.

Eppure il problema dello sfruttamento  è un problema molte volte segnalato da diverse organizzazioni internazionali.

I ricchi hanno utilizzato un’immigrazione di massa per inondare il mercato di forza lavoro e assicurarsi che i salari fossero ridotti e che i profitti del trasporto delle merci dalla Cina agli Stati Uniti fossero massimizzati e andassero principalmente ai ricchi.

Il problema ora è che la Cina non ha più bisogno di Hong Kong per spedire merci a ovest. Hong Kong ha ancora porti e l’industria finanziaria ha forza, ma zero risorse, poca industria reale e un sacco di gente senza niente. Il governo continua a importare più persone, senza dare loro indennità o non implementa piani per aumentare le infrastrutture.

Il risultato è che lontano dai centri commerciali sfarzosi e dalle grandi banche, sempre più persone vivono letteralmente come schiavi. Inoltre, la tratta del lavoro ad Hong Kong è legalizzata e questo non è sancito dal governo di Pechino ma dal governo locale (vedi qui).

Secondo i dati “attualmente ci sono circa 350.000 lavoratori domestici – circa il 10% della forza lavoro di Hong Kong – principalmente provenienti dalle Filippine e dall’Indonesia. Il 94% di questi lavoratori mostra segni di sfruttamento o lavoro forzato:

In quanto importante hub regionale e territorio di destinazione e di transito della tratta di esseri umani, Hong Kong non rispetta pienamente gli standard minimi per l’eliminazione della tratta.

L’attuale legislazione proibisce semplicemente la tratta di esseri umani “a scopo di prostituzione”, ma non per il lavoro forzato o altre forme di tratta, il  che è stato criticato nel rapporto sulla tratta di persone del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, nonché da organismi delle Nazioni Unite e diverse organizzazioni per i diritti umani .

Tuttavia il problema benché molto grave, non è sotto i riflettori dei media.

Il motivo è presto detto: i paesi occidentali lucrano attivamente del lavoro sottopagato localizzato in oriente e ad Hong Kong.

Però protestano per i diritti umani quando si tratta di indebolire il governo cinese in quanto competitor internazionale: l’indipendenza di Hong Kong interessa solo per questo.

Ovviamente parlare in maniera compiuta delle proteste di Hong Kong ma bisognerebbe parlare anche di questo: di un sistema di per sé ingiusto,  insostenibile e distopico.

Se non se ne parla è perchè l’occidente ci sta dentro fino al collo: ha senso spingere per il globalismo per anni [fregandosene dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori] e poi gridare perché la Cina se ne avvantaggia, fino a sorpassare i big?

Dov’erano i diritti umani quando alla Cina si è offerto di entrare nel WTO? Ovviamente conveniva che la Cina entrasse per poter accrescere i profitti delocalizzando le industrie nei paesi asiatici ed in primis in Cina per le infrastrutture .

Poi ad un passo del sorpasso della Cina – nei confronti degli USA – come potenza industriale, ecco le rivolte ad Hong Kong.

Bene essere orientati politicamente ma questo non dovrebbe esonerare di giudicare secondo i fatti.

@vietatoparlare

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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