HIMARS USA e più droni russi non risolveranno la guerra, per la pace serve altro

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Le agenzie di stampa internazionali hanno riportato che il 26 luglio l’esercito ucraino ha lanciato un attacco missilistico con i sistemi di missili a lancio multiplo HIMARS americani contro l’unico ponte stradale sul fiume Dnepr a Kherson, il ponte Antonovsky (foto apertura).

Il ponte – colpito con 18 razzi – è stato riparato ed è questa è la seconda volta, segno che, anche grazie al lavoro dei mezzi antimissilistici, i danni vengono costantemente minimizzati e superati.

Il ponte Antonovsky è l’unico attraversamento automobilistico e pedonale attraverso il Dnepr, che collega Kherson con la riva sinistra, in particolare, con la città di Alyoshki. La sua lunghezza è di circa 1,4 km, la larghezza è di 25 m.

L’agenzia di stampa russa Interfax ha riferito che “si voleva tagliare la parte della città struttura dal lato di Alyosheki” per non far arrivare i rifornimenti alle forze russe. Non ci sono state vittime, “niente ha colpito le aree residenziali”, ha scritto Interfax.

Ponte indistruttibile?

È la terza volta che il ponte, risalente ai tempi dell’Unione Sovietica, viene colpito massicciamente. È interessante che la pubblicazione online russa “Tewi”, sostiene che probabilmente le forze armate ucraine non siano in grado di colpire il ponte Antonov con una velocità superiore a una raffica di missili in tre giorni. Questo perché gli attacchi HIMARS non solo sarebbero accuratamente pianificati direttamente dagli americani, ma anche perché i lanci sono effettuati tenendo conto del costo proibitivo dei missili guidati.

Il fatto – prosegue Tewi.ru – è che per un attacco più o meno efficace sul ponte Antonov occorrono due, e preferibilmente tre, raffiche di HIMARS, che costano al tesoro americano rispettivamente 2 milioni e 3 milioni di dollari.

La pubblicazione prosegue dicendo che non ha senso colpire il ponte Antonov, poiché i missili che colpiscono l’infrastruttura possono danneggiare solo le singole sezioni fluviali ma non scalfiscono le struttura sottostanti formate da 8 tonnellate di lamiera d’acciaio (per ogni elemento), a cui sono saldate le sezioni di pontile di 6,5 m X 6,75 m. Di conseguenza, non solo il tempo per sostituire (o riparare) la sezione danneggiata non supererà un’ora (ma un team esperto di truppe ingegneristiche farà più velocemente), ma i russi avranno anche un’altra finestra temporale per individuare e dare la caccia agli HIMARS.

Altrettanto importante è che gli HIMARS non possono essere ricaricati in loco manualmente ma solo alla base, attraverso sistemi ingegnerizzati. Tenuto conto che tutti i movimenti vanno fatti furtivamente, ne consegue che la parte ucraina deve diversificare continuamente le località di lancio.

Inoltre, con un buon radar, il lancio di un missile verrà rilevato immediatamente ed è già semplice abbatterlo. Soprattutto se viene lanciato da una distanza di 100 o più chilometri. Ci vorranno dai 5 ai 10 minuti per volare per 100 km, a seconda del tipo di razzo. Di conseguenza, questo è un altro fattore per cui probabilmente – per essere efficaci – la distanza dei lanciatori non deve essere eccessiva.

Problemi con gli HIMARS

Sembra inoltre che vi siano altri problemi:

Il consigliere del capo del ministero dell’Interno ucraino, Anton Gerashchenko, ha affermato che il trasferimento dell’HIMARS MLRS americano a Kiev è un “buon primo passo”, ma ha lamentato la mancanza di tecnologia che fa “sparare alla cieca” l’esercito ucraino.
“HIMARS e l’artiglieria pesante sono un buon primo passo, ma se non abbiamo la tecnologia per trovare e correggere i bersagli per gli attacchi di artiglieria, allora spareremo alla cieca”, ha detto Gerashchenko a Newsweek.

Ovviamente minimizzare fa parte del gioco tra le parti in conflitto. Probabilmente la verità sta in mezzo. Lo si è visto ieri nel caso dell’attacco del drone ucraino volato in Crimea alla base della flotta del Mar Nero. Il drone ha ferito sei militari, ma è un segnale chiaro che l’Ucraina può colpire con precisione in Crimea.

Gli USA vietano l’uso degli HIMARS contro la Crimea

È evidente che se – come è accaduto a Sebastopoli – un attacco è possibile con un solo drone di bassa potenza, si può immaginare cosa potrebbe succedere con uno sciame di droni o, appunto con l’utilizzo di HIMARS.Ma è abbastanza chiaro che se gli HIMARS non volano in Crimea, è perché gli americani hanno chiesto al comando ucraino di non inviare nulla del genere finché Washington lo richiede.

Chi paga ordina la musica. Gli USA chiedono moderazione per non provocare escalation e per evitare che i russi usino il ‘pulsante rosso’. Si spera che almeno questa consapevolezza sopravviva.

In arrivo droni che localizzeranno più rapidamente gli HIMARS

Il ministero della Difesa russo ha ordinato urgentemente una massiccia acquisizione di UAV Il produttore di UAV d’urto “Pacer”, Kronstadt, ha lanciato una catena di montaggio a tre turni. Tutto questo è noto da fonti aperte.

Probabilmente questi sistemi saranno in linea operativa in autunno, tempo in cui sono previste consegne di decine di Pacer d’attacco (forse oltre un centinaio).
I sistemi d’arma saranno più visibili a colpo d’occhio nella cintura della foresta e su altri terreni accidentati, soprattutto sullo sfondo della neve bianca. Ad esempio, 50 pacer possono operare in modo sufficiente su una linea del fronte di 1000 km (1 ogni 20 km di fronte) e controllare tutto a una profondità di 200 km. Forse questa è la sorpresa annunciata dal ministro della difesa russo Shoigu.
drone d’attacco russo PACER

Sarà persino difficile per gli HIMARS mettersi in posizione per non essere colpiti dai Pacer che hanno una portata di 250kg di missili / bombe.
Quindi probabilmente in autunno vedremo cambiamenti significativi sul fronte.

È difficile valutare cosa farà l’occidente dopo l’estate. Gli USA hanno a novembre le elezioni del Congresso. Mentre in Europa ci saranno seri problemi di approvvigionamento di gas (con probabili disordini sociali), questo è valido soprattutto per la Germania. Inoltre, c’è la possibilità di un’operazione a Taiwan da parte della Cina. Pertanto, la situazione per la leadership ucraina potrebbe essere terribile. La probabilità che l’intero Donbass sia sotto controllo russo per quell’epoca è molto alta.

Come ho già detto molte volte, con una morale corretta la guerra in Ucraina non sarebbe mai iniziata.  Se un albero si riconosce dai frutti, l’Europa dovrebbe essere in grado di vedere che tutte le politiche fatte finora, sono state fallimentari.

La soluzione della guerra è sempre da ripudiare, ma nascondere la mano dopo aver colpito – e portare cascine di legna perché il fuoco divampi meglio -, non è ripudiare.

VPNews

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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