Hezbollah non è una minaccia per l’America

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Le accuse inventante contro l’Iran non funzionano

I combattenti sostenuti dall’Occidente sono in ritirata, Bashar al-Assad rimane presidente, Hezbollah ha esteso la sua presenza nella regione, il potere di Israele è in declino [in inglese] mentre quello dell’Iran è in crescita. Non un bel risultato per l’investimento di molti miliardi di dollari fatto da Washington nel conflitto siriano, specialmente se la finalità era quella di cambiare la mappa della regione a favore degli interessi USA.

L’amministrazione Trump si sta quindi muovendo per colpire i suoi avversari nella regione su fronti alternativi e soprattutto non militari, utilizzando lo strumento delle sanzioni, che può paralizzare l’economia,  opprimere le comunità e sollevare il pubblico dissenso.

Il primo passo è stato quello di revocare l’accordo sul nucleare tra Iran e cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, più la Germania (P5+1), che aprirebbe la strada ad ulteriori sanzioni degli Stati Uniti contro l’Iran.

Il secondo passo è resuscitare la “minaccia” di Hezbollah e isolare l’organizzazione utilizzando manovre legali e sanzioni finanziarie, ciò che un funzionario pro-USA della Banca Centrale del Libano chiama “i nuovi strumenti di imperialismo”.

20 anni fa in questo mese gli Stati Uniti classificarono Hezbollah come “organizzazione terroristica[in inglese]. Gran parte degli Stati, così come il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, non l’hanno fatto.

Due settimane fa, durante il briefing al Dipartimento di Stato sulla “minaccia” Hezbollah, Il Direttore del Centro Nazionale Antiterrorismo  Nicholas J. Rasmussen ha provato a dipingere il quadro [in inglese] di una organizzazione che sta portando “atti di terrorismo in tutto il mondo”, ponendo una minaccia agli “interessi degli Stati Uniti” tra cui “qui, in patria”.

“Prima dell’11 settembre” ha dichiarato Rasmussen “penso che tutti sapevano che Hezbollah era responsabile della morte di cittadini americani con atti di terrorismo, più di altre organizzazioni terroristiche straniere”.

Questa è stata davvero una notizia.

Un controllo con un portavoce del Dipartimento di Stato ha confermato che l’affermazione “la morte di cittadini americani più di ogni altra organizzazione terroristica straniera” si riferiva ai seguenti incidenti:

“Hezbollah è responsabile di attacchi terroristici su larga scala, tra cui gli attacchi con camion kamikaze contro l’ambasciata americana e la caserma dei Marine a Beirut del 1983; l’attacco alla dependance dell’ambasciata americana a Beirut del 1985; il dirottamento del volo 847 della TWA del 1985, durante il quale venne ucciso il sommozzatore della Marina americana Robert Stethem”, come ha spiegato il portavoce in una email.

Gli attacchi del 1983 hanno causato la morte di cittadini americani, 241 alla caserma di Beirut e 17 presso l’ambasciata USA, mentre l’attacco del 1984 alla strutture ricollocate dell’ambasciata americana ha provocato la morte di due statunitensi.

Hezbollah ha ufficialmente e sistematicamente negato il coinvolgimento in questi attacchi suicidi, fino al 1985 non era neanche costituita come organizzazione. Alcuni non riportano questa importante discrepanza, sostenendo che gli attacchi sono stati fatti da una delle “organizzazioni precursori” di Hezbollah, anche senza fornire le prove per confermare questa affermazione. Il Segretario della Difesa degli Stati Uniti al tempo degli attacchi, Caspar Weinberger, ha dichiarato alla PBS circa vent’anni dopo [in inglese], nel 2001: “Non sappiamo ancora chi realmente ha fatto gli attentati alla caserma dei Marine all’aeroporto di Beirut… e certamente non lo sapevamo allora”.

Quale fu la reazione degli Stati Uniti all’attacco  di Beirut nel 1982? Hanno reagito contro questo fantasma di Hezbollah o le sue “organizzazioni” precursori? No. In quello che è state il più pesante bombardamento costiero da parte di una nave americana dalla guerra di Corea, gli Americani che si ritiravano dal Libano hanno lanciato 300 missili nell’entroterra, uccidendo centinaia di drusi e sciiti non-combattenti. Nel loro libro “I migliori piani: la storia segreta della guerra americana contro il terrorismo”, David C. Martin e John Walcott scrivono a proposito dell’incidente:

In un lasso di tempo di nove ore, la corazzata statunitense New Jersey ha sparato 288 colpi da 16 pollici, ognuno dei quali pesava quanto un maggiolino della Volkswagen. In quelle nove ore, la nave ha consumato il 40% delle munizioni da 16 pollici disponibili in tutto il teatro europeo… in un sola raffica di  sciagurato eccesso.

Solo nel 2003 Hezbollah è stato ufficialmente indicato come responsabile dell’attacco all’ambasciata. In una sentenza di trenta pagine derivante da una causa intentata dalle famiglie delle vittime, il giudice distrettuale Royce C. Lamberth ha affermato che Hezbollah ha eseguito l’attentato [in inglese] su mandato dell’Iran e del suo Ministro dell’Informazione e Sicurezza. Il fondamento è stato in parte trovato nelle dichiarazioni di un presunto attentatore di Hezbollah che ha affermato che allora gli fu ordinato di “continuare con gli attentati” in Libano. I critici l’hanno definito un “processo spettacolo”, paragonandolo al processo che nel 2016 ha accusato l’Iran dell’attacco terroristico dell’11 settembre [in inglese], malgrado il fatto che ci fossero 15 sauditi (e nessun iraniano) tra gli attentatori e che le agenzie di intelligence americane abbiano identificato i collegamenti [in inglese] tra ufficiali sauditi e alcuni degli autori.

Nel frattempo, l’attentato alla caserma di Beirut aveva come target militari americani e francesi. Questo in un contesto determinato dall’invasione di Israele e dall’occupazione del Libano nel 1982. L’esercito israeliano all’epoca era pesantemente armato ed equipaggiato dagli Stati Uniti. Le vittime non erano non-combattenti, erano forze militari appartenenti a governi percepiti dai Libanesi come sostenitori dell’aggressione contro la sovranità nazionale del Libano.

Qualsiasi sia la questione e l’esecutore, non si può definire azione “terroristica”. E’ un irrazionale discorso americano che di volta in volta confonde il Medio Oriente: se gli Stati Uniti ti uccidono, tu sei un danno collaterale. Ma se rispondi, sei un terrorista.

Non Hezbollah

Secondo la riflessione del precedente ambasciatore britanno Frances Guy “Non è davvero il modus operandi di Hezbollah” quello della potente autobomba che ha ucciso il precedente Primo Ministro libanese Rafiq Hariri sul lungomare di Beirut. Stavamo discutendo dei possibili esecutori durante la mia visita a Beirut nel 2010, quando Guy mi ha detto che il gruppo della resistenza libanese davvero non “fa” esplodere un’autobomba così potente in spazi pubblici.

Nonostante questo, quattro esponenti di Hezbollah furono accusati [in inglese] dell’omicidio di Hariri dal Tribunale Speciale per il Libano (STL), un ente investigativo delle Nazioni Unite altamente politicizzato che ha spostato la sua attenzione da un avversario politico dell’Occidente ad un altro, fino a focalizzarsi su Hezbollah.

Una rivelazione di Wikileaks [in inglese] del 2008 dimostra che il capo investigatore dell’STL ha pregato l’ambasciatore americano in Libano di fornire i nomi dei “capi” da perseguire in Siria. Implora l’ambasciatore Michele Sison dicendo “Tu sei il giocatore chiave”, aggiungendo che gli USA hanno un “grande investimento nel Tribunale”.

In un raro momento di franchezza, durante un incontro ufficioso del 2011, un altro alto ufficiale britannico ha sganciato questa bomba: “Il Tribunale (ONU) ci è utile per tenere l’Iran in riga. Non abbiamo più troppi strumenti per poterlo fare”.

Poco dopo il mio incontro nel 2010, l’ambasciatore Guy è stata messa sui carboni ardenti per quanto aveva postato su un blog [in inglese] sulla morte dell’Ayatollah Mohammed Hussein Fadlallah, un religioso sciita di origine libanese che gli Stati Uniti hanno continuamente, in maniera sbagliata, chiamato “leader spirituale di Hezbollah”. Ha scritto:

Quando lo incontravi, potevi essere certo di un dibattito reale e di una discussione rispettosa, sapevi che quando te ne andavi ti sentivi una persona migliore…il mondo ha bisogno di più persone come lui, desiderose di aprire un dialogo tra le fedi,  capaci di comprendere la realtà del mondo moderno e con la volontà di affrontare vecchi limiti. Possa riposare in pace.

Israele è andato su tutte le furie a causa della stima espressa da Guy per il religioso pro-Hezbollah, e il suo post è stato cancellato. Ciononostante la Gran Bretagna ha inviato un rappresentante per portare le proprie condoglianze alla moschea Hassanein di Fadlallah, seguito da una processione di ambasciatori da Francia, Belgio, Polonia e Danimarca. Gli ambasciatori di Francia, Spagna e il segretario generale delle Nazioni Unite hanno anch’essi mandato le loro condoglianze a Hezbollah.

La testata Foreign Policy [in inglese] ha pubblicato un articolo sulla morte di Fadlallah con il sottotitolo “Come gli Stati Uniti si sono sbagliati sul defunto capo religioso sciita del Libano e hanno per sempre perso l’occasione di cambiare il Medio Oriente”. Questa frase criptica si riferisce, ovviamente, al tentativo di assassinio, enormemente sbagliato e segreto, dell’Ayatollah Fadlallah organizzato dal direttore della CIA William Casey all’indomani dell’attacco alla caserma e all’ambasciata, malgrado gli Stati Uniti, secondo quanto affermato da Weinberger, no avessero idea di chi fosse il mandante.

In base a quanto affermato in una intervista [in inglese] che Casey ha rilasciato a Bob Woodward del Washington Post, il capo della CIA ha disposto i fondi sauditi per le operazioni sotto copertura utilizzando le milizie libanesi per fare il lavoro sporco. Fadlallah è sfuggito alla morte, ma altre 80 persone sono rimaste uccise quel giorno in un sobborgo meridionale di Beirut, tra cui il fratello di un giovane Imad Mughniyeh, che poi è diventato il capo delle operazioni di sicurezza di Hezbollah.

Aveva solo nove anni nel luglio 1972, quando gli israeliani mandarono la prima autobomba di Beirut vicino al sobborgo meridionale dove viveva, uccidendo il poeta palestinese Ghassan Kanafani [in inglese] e altre persone.

Mughniyeh, se vi ricordate, è rimasto lui stesso ucciso in un’autobomba a Damasco nel febbraio 2008. Subito dopo questo attentato, il direttore della Intelligence Nazionale degli Stati Uniti Mike McConnell sembrava sviare i giornalisti [in inglese] affermando: “Ci sono delle prove che potrebbero portare all’interno di Hezbollah. Potrebbe essere stata la Siria. Non lo sappiamo ancora e stiamo cercando di capirlo”.

No, non è stato Hezbollah e non è stata la Siria. Sette anni dopo, una serie di indiscrezioni orchestrate verso Newsweek [in inglese] e Washington Post [in inglese] hanno rivelato che l’autobomba di Mughniyeh è stata fatta grazie a un’operazione congiunta di CIA e Mossad.

Nessuna minaccia agli Americani

“Hezbollah non sta complottando contro di noi” ha dichiarato un anno fa l’ex Segretario di Stato degli USA John Kerry ad un piccolo gruppo di siriani anti-governativi a margine di una sessione plenaria dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

I commenti di Kerry sono stati registrati su un nastro acquisito dal New York Times [in inglese]. Alla domanda sul perché gli USA combattano gli estremisti sunniti e non sciiti, lui ha così risposto [in inglese]:

La ragione [dei bombardamenti contro gli estremisti sunniti] è data dal fatto che loro hanno fondamentalmente dichiarato guerra a noi e stanno complottando contro di noi, mentre Hezbollah non sta complottando contro di noi perché è focalizzato esclusivamente su Israele, che ora non stanno attaccando, e sulla Siria, dove stanno attaccando in supporto ad Assad.

Ora, a distanza di quasi un anno, Rasmussen vuole che noi crediamo a queste parole: “Noi delle agenzie di intelligence vediamo realmente un’attività continua per conto di Hezbollah qui in America”.

Quale delle due? Hezbollah sta prendendo di mira gli americani o no? La prova è estremamente debole [in inglese] ed è cosparsa di termini qualificanti come “presunto”, “riferito”, “stime”, “collegamenti” utilizzati oltre il livello che un giornalista obiettivo possa bersi tranquillamente. Sono così anche i rapporti degli Stati Uniti sulle “attività terroristiche internazionali” di Hezbollah.

Il reporter investigativo americano Gareth Porter ha svolto delle analisi approfondite su varie accuse sui collegamenti terroristici di Hezbollah in Argentina [in inglese], Bulgaria [in inglese]Washington [in inglese], India [in inglese], Arabia Saudita [in inglese] e altri paesi. Il Dipartimento di Stato elenca molti di questi incidenti come prova della “minaccia globale” messa in atto da Hezbollah, ma dopo ulteriore attento esame, le accuse suonano sempre infondate.

Se c’era una prova definitiva del coinvolgimento del gruppo di resistenza libanese in tutti questi attacchi, allora perché così poche nazioni hanno definito a gran voce Hezbollah come un carrozzone di terroristi? Prima dell’inizio della guerra in Siria, era limitato a pochi Stati occidentali e Israele. Ma la pressione costante degli Stati Uniti [in inglese] e la disastrosa battaglia attualmente in corso in Medio Oriente tra Stati pro-USA e Stati pro-Iran che lottano per l’egemonia, hanno prodotto alcune recenti aggiunte.

All’inizio del 2016, il Consiglio di Cooperazione del Golfo [in inglese] (GCC) composto da sei membri, ha definito Hezbollah come gruppo terrorista, seguito pochi giorni dopo dalla Lega Araba [in inglese] composto da 21 membri, con Iran e Libano che hanno votato contro la decisione.

Entrambe le organizzazioni sono pesantemente controllate dagli immensamente ricchi e faziosi (leggi, anti-sciiti) Sauditi, sponsor finanziario di molti leader sunniti nella regione, e paese radicato in esistenziali battaglie per procura in Siria, Yemen, Iraq e Bahrein (contro l’alleato di Hezbollah e il nemico americano, cioè l’Iran).

Evidente è, invece, l’ambigua posizione su Hezbollah dell’Unione Europea. Nonostante l’insistenza degli Stati Uniti sul fatto che il gruppo sia totalmente un’organizzazione terroristica, l’UE definisce come tale solo “l’ala militare” di Hezbollah e solo nel 2013, quando il conflitto siriano è esploso e le nazioni hanno iniziato a schierarsi con forza in Medio Oriente. La riserva sull’”ala militare” è una distinzione essenziale che rivela che gli strati di questa cipolla sono più di quelli che vediamo negli slogan del Dipartimento di Stato.

Per il Libano, Hezbollah è la prima forza araba ad aver respinto militarmente le Forze di Difesa Israeliane (IDF) dal suo territorio in modo permanente. In Libano, Hezbollah è anche un partito politico, con membri del Parlamento e seggi nel governo. Il gruppo gestisce una notevole serie di servizi sociali in tutto il paese, sovvenzionando dalle scuole, ospedali e cliniche, a centri agricoli e programmi ambientali.

John Brennan, vice consigliere per la Sicurezza Nazionale per la Sicurezza interna e l’Antiterrorismo di Obama, ha proposto un’immagine più sfumata del gruppo in un think tank pubblico a Washington nel 2009:

Hezbollah è nata come organizzazione terroristica nei primi anni ’80 e si è evoluta nel tempo in maniera significativa. Ora ha membri nel Parlamento e nel governo; ci sono avvocati, medici, e altri che fanno parte dell’organizzazione di Hezbollah… Quindi sono, lo dico francamente, lieto di vedere che molti membri di Hezbollah stanno di fatto rinunciando a quel tipo di terrorismo e alla violenza, e stanno cercando di partecipare al processo politico in modo legale.

In più, la capacità di attrazione di Hezbollah non è limitata alla comunità sciita del Libano. Dal 2006, Hezbollah ha stretto un’alleanza politica con il più grande partito politico cristiano, il Free Patriotic Movement (FPM), il cui leader, il generale Michel Aoun, è attualmente presidente del Libano.

La stretta relazione tra  Aoun ed Hezbollah è fonte di irritazione per Washington, quindi l’amministrazione Trump sta spingendo per stringere il cappio delle sanzioni anche sul Libano. A settembre, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha votato [in inglese] per rafforzare l’Atto di prevenzione al finanziamento internazionale ad Hezbollah [in inglese] del 2015. I membri del Congresso affermano che le nuove misure non danneggeranno i civili regolari libanesi, ma c’è in atto una tendenza pericolosa per punire chiunque sostenga le iniziative civiche, sociali e religiose di Hezbollah.

Questa preoccupazione da parte dei Libanesi è pienamente giustificata se si ascolta il coordinatore del Dipartimento di Stato per l’antiterrorismo Nathan A. Sales, che dichiara con insistenza:

Il denaro dato a un’organizzazione terroristica, anche per scopi presumibilmente non terroristici, finisce per sostenere le attività terroristiche del gruppo. Se dai dei soldi al cosiddetto lato pacifico di un’organizzazione, il denaro è utilizzabile per altri fini.  Così si liberano risorse che possono essere utilizzate per attività dannose che non hanno nulla a che vedere con le attività di beneficenza, o altri scopi che potremmo considerare legittimi. E’ quindi importante per noi mantenere questa distinzione come falsa. La distinzione tra il termini politico e terroristico è falsa.

La resistenza libanese si è formata in risposta all’invasione e occupazione illegittima del Libano da parte di Israele. Come dice Kerry, è qui che sta la reale lotta di Hezbollah, cioè contro Israele.

Washington dovrebbe lasciare che i due se la risolvessero a botte. Questa non è la lotta dell’America. Hezbollah ha salvato il Libano – e buona parte del Medio Oriente – non una, ma due volte, da sanguinose aggressioni. Anzi: forse li porterò a pranzo a Beirut e pagherò il conto. Oserei dire che potrebbe essere considerato un contributo finanziario ad Hezbollah, e questo mi renderebbe una “terrorista”.

*****

Articolo di Sharmine Narwani pubblicato su The American Conservative il 3 novembre 2017

Traduzione in italiano a cura di Elvia Politi per SakerItalia.it

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Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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