Guerra ucraina – Adesso, giacché è iniziata, tutti vogliono fare il belligerante e nessuno il mediatore

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Allora, il giudizio sul ricorso alla guerra per noi cristiani non può che essere che negativo. La vita, questa opportunità data a tutti, va rispettata ed i problemi vanno risolti in altro modo. Noi uomini ne siamo capaci. Quando non si arriva ad una soluzione di pace, vuol dire che non c’è stato dialogo e, soprattutto, vuol dire che non c’è stata la lealtà necessaria per raggiungere una soluzione equa e giusta.

Ma una tale considerazione non può farci ciechi e, nel caso della guerra in corso in Ucraina, è molto evidente che da parte occidentale sono state cancellate tutte le opportunità di riconoscere le ragioni altrui e arrivare a un compromesso che avrebbe scongiurato la guerra.

Certo, questo non basta a sollevare dalle responsabilità la leadership russa per l’attacco esteso, ma nello stesso tempo rende inopportuna tanta spavalderia da parte dell’Alleanza Atlantica, che procede con una retorica menzognera come se fosse l’alleanza dei migliori. Invece, se a più potere corrisponde più responsabilità, l’occidente ha responsabilità enormi in ciò che sta succedendo.

Per quando riguarda Putin, non mi aspettavo assolutamente il lancio di un’invasione tout court . Certo, non avevo escluso un’azione militare limitata per la messa in sicurezza del Donbass e la ricongiunzione della Crimea alle risorse idriche precluse, ma non una guerra a tutto campo estesa in tutto il paese.

Abbiamo visto invece una cosa molto diversa. Si tratta di un’invasione estesa fino a Kiev, ma stranamente fatta solo con un terzo delle forze preparate al confine. Il che disseminate su un territorio così esteso, costituisce una cosa veramente singolare che, tra l’altro, sta evidenziando più di qualche problema di ‘progettazione’.

Le truppe russe hanno fatto piuttosto bene in realtà, ma ovviamente c’è un limite a quanto lontano possono un numero così limitato di unità (c’è chi dice solo 30.000 uomini).

C’è però una spiegazione a questo. Putin non ha voluto usare deliberatamente tutta la potenza disponibile per conservare la lealtà o, almeno, la passività della popolazione. Mentre la leadership di Kiev ha puntato sul lato opposto, ovvero ha fatto consegnare armi alla popolazione e fatto fabbricare le molotov. Solo a Kiev si parla di 25.000 civili armati. In altri termini, Kiev sta cercando di coinvolgere la popolazione in una guerra popolare e di dare a Mosca il tipo di guerra che non vuole.

Quindi dal lato russo ci sono buone ragioni per fare così, ma ci c’erano anche buone ragioni per non farlo. Sicuramente il lato negativo è che prendere simili decisioni significa chiedere davvero molto ai propri soldati.

Più precisamente, la cosiddetta ‘invasione’ – o, come la chiama Putin ‘operazione’ – non è stata volutamente anticipata da un fuoco aereo, intendo il cosiddetto fuoco di ‘ammorbidimento’, quello visto nell’operazione Desert Storm americana in Iraq o della Nato contro la Serbia, ovvero attacchi alle centrali elettriche e alla rete elettrica, con attacchi con attacchi balistici e missili da crociera contro le infrastrutture dell’esercito ucraino Invece, per minimizzare le perdite civili questo non è stato fatto se non in minima parte. La conseguenza è che i battaglioni russi in avanzata hanno dovuto affrontare forze ucraine pressoché intatte.

Quindi ciò che si è visto più che attacchi missilistici e artiglieria a lungo raggio (l’apocalisse della guerra senza contatto) è una più la profonda battaglia fatta di colonne che corrono per la retroguardia e combattono combattimenti quando sono molto in contatto, a volte innescati con un’imboscata o con urto frontale con le forze ucraine.

Tutto ciò ha portato a perdite dalla parte russa, anche se dalla parte ucraina sono più consistenti. Questa scelta – seppure è stata messa in atto per preservare la vita dei civili – è stata una decisione che comporta un prezzo più alto alle proprie truppe.

È così che i principali obiettivi ad oggi sono falliti, almeno per ora. Questi obiettivi erano: 1) aggiramento del grosso dell’esercito ucraino che circonda il Donbass; 2) la sua chiusura dello stesso in una sacca; 3) il rapido avanzamento da sud, la presa di Kiev; 4) ricongiungimento delle forze russe a nord con il saliente da sud.

Ancora nessun segno di una tenaglia settentrionale. A meno che i russi non riescano a bypassare Kharkov e raggiungere il Dnipro, anche prendere Zaporozhye da sud non significherà molto

Altro problema che si nota è la difficoltà di rifornimento dell’esercito russo, sia di carburante che di viveri. Se da un lato le unità a livello battaglione di 800 uomini sono velocemente penetrate in profondità, questo si sta rivelando un’arma a doppio taglio visto che poi hanno dovuto fermarsi per aspettare per aspettare rifornimenti.

Le forze russe hanno avanzato molto rapidamente ma questo le ha esposte, tra l’altro senza consolidare le posizioni. Ma non si tratta solo di questo. Ci sono stati anche episodi di mancato coordinamento. Ad esempio, in proposito l’esempio drammatico più eclatante è quando ad una intera unità di paracadutisti è stato dato ordine di prendere l’aeroporto di  Gostromel. Questi, trasportati via elicottero non hanno avuto rinforzi in tempo ed hanno dovuto affrontare forze soverchianti soverchianti  armate di artiglieria e MLRS.

Considerazioni

Come dice il massimo esperto di esercito russo Michael Kofman, “il pensiero di Mosca su questa guerra sembra essere stato animato da molti errori di valutazione politica e da troppo ottimismo bellico.  Forze gli strateghi russi si aspettavano un crollo militare ucraino più rapido e guadagni territoriali più facili”. Così non è stato, e per di più il prolungamento della guerra porta tutte cose negative. Innanzitutto porta più sangue.

Michael Kofman considera: “Dovremmo fare attenzione a fare ipotesi su come andrà questa guerra in base a solo 24-48 ore di apertura. L’esercito russo ha chiaramente provato qualcosa. Penso che nel migliore dei casi abbia prodotto risultati contrastanti per loro. Si adatteranno”.

E dice anche: “La mia preoccupazione principale è che nel tempo l’esercito russo possa tornare a un uso massiccio della potenza di fuoco, e ciò comporterà un’immensa distruzione e ingenti vittime civili”.

Ebbene, un forte aiuto a far sì che questo si avveri, lo stanno dando l’Unione Europea ed i singoli stati membri. Dico questo perché varie ragioni. Innanzitutto, perché le promesse sanzioni ‘progressive’ di ‘progressivo‘ non hanno nulla: sono state decuplicate in soli 3 giorni.  Inoltre, si moltiplicano iniziative di cobelligeranza sempre più pericolose (queste vanno dalla fornitura di armi letali all’organizzazione della partenza di ‘volontari’), mentre sono del tutto assenti iniziative di mediazione tra le parti in conflitto per addivenire ad immediato cessate il fuoco e ad una pace solida e giusta.

Ovviamente, questo clima ha già influenzato negativamente l’incontro programmato per le trattative tra Ucraina e Russia. Gia parlando dell’incontro Zelensky ha detto che “non si aspetta granchè”.

Ciò non sorprende evidentemente perché l’Ucraina – dopo 8 anni di colloqui per mettere in partica l’accordo di Minsk –  non si è spostata mai dalle posizioni originali, anzi si è sempre rifiutata di incontrare la controparte ed addirittura ha mandato Killer per far fuori negoziatori e dirigenti del Donbass*. Inoltre, in pochi giorni la UE ha addirittura assunto un linguaggio più bellicoso di quello dello stesso presidente Zelensky ed ha già comunicato che l’Ucraina entrerà in Europa.
Alla luce di questi fatti ed ad un passo dalla santificazione, c’è da aspettarsi seriamente che Zelensky faccia qualche passo verso una soluzione del conflitto che non sia la vittoria sul campo o l’intervento diretto della Nato?

Quindi è superfluo pensare che da queste trattative iniziali porteranno ad un qualche risultato: Zelensky è ormai del tutto dipendente dal cordone ombelicale della UE , quindi – a meno che non arrivino ordini di scuderia di diverso segno – non c’è da farsi troppe illusioni in proposito.

Vp News

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note a margine:

(1) Il presidente della Repubblica Popolare di Donetsk è stato barbaramente ucciso il 31 agosto 2018 in un attentato organizzato dai servizi segreti con un congegno a rilevamento facciale, esploso al suo passaggio.
Il 19 febbraio 2022 v’è stato un attentato contro il Ministro della difesa della Rep. di Lugansk, al passaggio della sua auto è scattata una mina in strada. L’auto sua è scampata per un secondo , l’auto civile che gli era semplicemente dietro accodata è esplosa al posto suo. Due persone al volante sono morte, semplici passanti malcapitati.

 

 

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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