GUERRA IN UCRAINA: CAPIRE DAVVERO PER SCEGLIERE LA PACE
Confronto tra Adriano Dell’Asta, Jeffrey Sachs e Douglas Macgregor
Dopo aver seguito con attenzione l’intervento pubblico di Adriano Dell’Asta sul conflitto russo-ucraino — un intervento culturalmente raffinato, ma anche sorprendentemente schierato e intriso di schemi morali rigidi — ho sentito l’urgenza di proporre un confronto. Un confronto tra chi parla in modo ideologico e chi, come Jeffrey Sachs e il col. Douglas Macgregor, parte da presupposti diversi: l’osservazione storica, la pazienza analitica, la volontà di capire la realtà prima di giudicarla.
In questo articolo analizzo punto per punto le divergenze tra queste visioni: Crimea, Donbass, NATO, 2014, trattative di pace, propaganda… e metto in luce chi davvero cerca la verità — anche quando è scomoda — e chi invece la piega a una narrazione emotiva. Perché se vogliamo davvero la pace, dobbiamo iniziare dal rispetto della realtà intera, non solo quella che ci fa comodo:
Un confronto tra narrativa mainstream e voci fuori dal coro: Sachs e Macgregor smontano il racconto a senso unico
Viviamo in un tempo in cui la guerra non si combatte solo sul campo, ma anche nel linguaggio, nei titoli di giornale, nei frame delle notizie. Il conflitto in Ucraina è diventato per molti una battaglia morale assoluta, raccontata con toni da fiaba: da una parte il bene, dall’altra il male. L’Ucraina martire, la Russia tirannica, e l’Occidente — ovviamente — dalla parte giusta, dalla parte della “pace”.
Ma davvero è così semplice?
Un esempio emblematico di questa impostazione si trova nell’intervento di Adriano Dell’Asta, slavista, professore di letteratura russa e presidente di Russia Cristiana. Una realtà che, per vocazione, dovrebbe coltivare il dialogo e la comprensione tra culture cristiane d’Oriente e d’Occidente. Eppure, nel suo intervento pubblico (video a seguito), Dell’Asta propone una visione sorprendentemente manichea della guerra russo-ucraina: da un lato l’aggressore assoluto, Putin, simbolo della menzogna e dell’oppressione; dall’altro le vittime ucraine, animate solo da resistenza e verità.
Ci si aspetterebbe da un intellettuale di questo calibro — e da un cristiano profondamente immerso nella cultura ortodossa russa — una lettura più complessa, più umana, capace di riconoscere anche le responsabilità occidentali nel generare e alimentare il conflitto. Invece, ciò che emerge è una narrazione moraleggiante, dove la realtà geopolitica viene ridotta a una lotta tra luce e tenebre.
Ma cosa succede se alziamo il velo?
Se smettiamo di ripetere slogan e iniziamo a chiederci non solo cosa sta succedendo, ma perché ci siamo arrivati?
È quello che da tempo fanno due figure tra loro molto diverse, ma straordinariamente lucide: Jeffrey Sachs, economista, docente alla Columbia University, consulente di governi e Nazioni Unite, e il colonnello Douglas Macgregor, veterano dell’esercito statunitense, protagonista di missioni NATO e analista strategico.
Entrambi, da angolature diverse, ci aiutano a rimettere in discussione il racconto ufficiale. Non per difendere la Russia, né tantomeno Putin, ma per riscoprire una verità elementare che oggi sembra dimenticata: una guerra non si spiega se si guarda solo l’ultimo colpo sparato.
Serve invece uno sguardo più ampio. Serve memoria. Serve ascolto. Serve onestà intellettuale.
Ed è proprio partendo da queste premesse che Sachs e Macgregor ci conducono dentro una storia diversa. Una storia dove l’Occidente non è innocente, e dove il linguaggio della verità non coincide con il linguaggio della propaganda.
Per comprendere davvero questa guerra, non basta partire dall’ultima notizia o dal bombardamento più recente. Serve fare un passo indietro, ricostruire il contesto, tornare alle radici del conflitto.
Lo faremo di seguito mettendo a confronto due visioni molto diverse: da un lato quella proposta da Adriano Dell’Asta, dall’altro quelle di Douglas Macgregor e Jeffrey Sachs.
Per ogni tema centrale — dalle origini della guerra all’espansione NATO, dal 2014 all’accordo di pace mancato — vedremo cosa sostiene ciascuno e in che misura le posizioni di Dell’Asta risultano parziali o controverse, alla luce delle analisi proposte da Sachs e Macgregor.
Come ci siamo arrivati? Una guerra annunciata
Dell’Asta:
Nel suo intervento, Dell’Asta afferma che la guerra comincia nel 2014 con l’annessione della Crimea e l’intervento russo nel Donbass, ma lascia intendere che la Russia agisce da aggressore in modo unilaterale, spinta da un potere autoritario e imperialista.
Sachs e Macgregor:
Sachs sostiene che le radici della guerra vanno cercate negli anni ’90, con la progressiva espansione della NATO nonostante le promesse fatte a Gorbaciov nel 1990. Macgregor aggiunge che l’intero quadro strategico dopo la Guerra Fredda è stato modellato dagli USA per contenere la Russia, provocandone la reazione.
Macgregor: “Putin ha agito per difendere una linea rossa strategica. Non è l’aggressione cieca che ci viene raccontata.”
Conflitto:
Dell’Asta non considera in modo serio la percezione di accerchiamento della Russia, né il ruolo dell’Occidente nel deteriorare la fiducia. In un’ottica di dialogo e verità — che lui stesso invoca — questa omissione indebolisce la sua tesi moralista.
Il punto di rottura: l’Ucraina del 2014
Dell’Asta:
Descrive il 2014 come l’inizio delle “morti nei cimiteri ucraini”, legando la causa all’ingerenza russa. Non fa menzione del ruolo occidentale nel cambio di regime.
Sachs e Macgregor:
Entrambi sono molto espliciti: il 2014 è stato un colpo di Stato sponsorizzato dagli Stati Uniti, che ha rovesciato un presidente democraticamente eletto. La telefonata tra Victoria Nuland e l’ambasciatore USA Pyatt è la prova più evidente del coinvolgimento diretto americano.
️ Sachs: “Abbiamo messo noi quel governo a Kiev. Come pensate che avrebbe reagito Mosca?”
Conflitto:
Dell’Asta rimuove del tutto questo passaggio chiave, rendendo il suo racconto monco. È proprio da questa svolta che nasce la resistenza russofona del Donbass e la successiva crisi della Crimea. Ignorare il colpo di Stato del 2014 serve a mantenere la narrazione in bianco e nero.
Donbass e Crimea: il pezzo di storia mai raccontato
Dell’Asta:
Tratta l’annessione della Crimea come una “violazione” brutale e illegittima. Parla delle morti ucraine, ma non delle vittime del Donbass nei precedenti otto anni.
Sachs e Macgregor:
Ribadiscono che in Crimea si è tenuto un referendum (non riconosciuto dall’Occidente) che ha visto una schiacciante maggioranza a favore del ritorno alla Russia. E che nel Donbass, dal 2014 al 2022, sono morte oltre 14.000 persone, vittime di un conflitto civile ignorato dai media occidentali.
Macgregor: “La gente nel Donbass si sentiva sotto attacco. Non erano terroristi, ma cittadini che si difendevano.”
Conflitto:
Dell’Asta non cita neanche una volta le morti nel Donbass tra il 2014 e il 2022. Questo vuoto informativo crea un’asimmetria morale che impedisce di capire le motivazioni della parte russa e delle popolazioni locali.
2022: l’invasione evitabile
Dell’Asta:
Parla dell’invasione come di un’aggressione totale, criminale, mirata alla distruzione dell’Ucraina. Rifiuta qualsiasi spiegazione strategica o storica.
Sachs e Macgregor:
Entrambi sono chiari: l’invasione del 2022 è una conseguenza diretta delle provocazioni occidentali, in particolare della volontà di far entrare l’Ucraina nella NATO.
️ Sachs: “Putin non voleva questa guerra. Ma la prospettiva di missili NATO a pochi chilometri da Mosca è stata percepita come una minaccia esistenziale.”
Conflitto:
Dell’Asta nega qualsiasi razionalità alle motivazioni russe, etichettandole come pura sete di potere. Ma un’analisi geopolitica — come quella proposta da Sachs e Macgregor — non può essere ignorata se si vuole davvero cercare la verità, non l’indignazione.
Pace sabotata
Dell’Asta:
Non menziona affatto il tentativo di accordo di Istanbul del marzo 2022, né chi lo ha fatto saltare.
Sachs e Macgregor:
Raccontano in modo dettagliato che Russia e Ucraina avevano raggiunto un’intesa, interrotta solo dopo l’intervento del premier britannico Boris Johnson, su mandato americano.
️ Sachs: “L’Ucraina era pronta alla neutralità. Ma l’Occidente ha detto no. Perché voleva proseguire la guerra.”
Conflitto:
Dell’Asta ignora questo passaggio decisivo, che cambia totalmente la percezione morale del conflitto. Se davvero l’Occidente ha sabotato un possibile cessate il fuoco, allora non possiamo più presentarci come “portatori di pace”.
Il prezzo lo paga sempre il più debole
Dell’Asta:
Denuncia con forza le sofferenze del popolo ucraino. Rende omaggio alle vittime. Ma lascia intendere che sia tutta colpa russa.
Sachs e Macgregor:
Condividono il dolore per le vittime, ma sottolineano che l’Ucraina è stata usata dall’Occidente come strumento contro la Russia, a costo della sua stessa popolazione.
Macgregor: “Abbiamo sacrificato centinaia di migliaia di giovani ucraini per un gioco geopolitico che non aveva nulla a che vedere con la loro libertà.”
Conflitto:
Dell’Asta manca di autocritica verso l’Occidente. Il suo appello alla verità e alla pace risulta indebolito se non si riconosce la corresponsabilità di chi ha armato, incitato e poi abbandonato l’Ucraina.
Conclusione
Alla luce di questo confronto, emerge con chiarezza che la visione proposta da Adriano Dell’Asta, per quanto ispirata da intenzioni nobili, resta prigioniera di un racconto a senso unico, moralista e selettivo.
È sorprendente, perché proprio lui — presidente di Russia Cristiana — dovrebbe incarnare una cultura del dialogo, della comprensione profonda, della pazienza verso la verità.
E invece la sua narrazione esclude ogni possibilità di comprensione delle ragioni dell’altro. E quindi, inevitabilmente, esclude la possibilità di pace.
️ Jeffrey Sachs: “Possiamo fermare la guerra, ma dobbiamo prima cambiare il nostro linguaggio. Non si fa la pace chiamando chiunque non la pensi come noi un nemico.”
Douglas Macgregor: “Il vero coraggio oggi non è inviare armi, ma dire la verità. Anche quando ci scomoda.”
E forse, come cristiani, intellettuali o semplici cittadini, è proprio da qui che dovremmo ripartire: dalla verità intera, non quella comoda.
La pace non arriva per decreto. Arriva quando si capisce l’altro. Quando si accetta di aver sbagliato. Quando si sceglie di smettere di uccidere, anche se si potrebbe continuare a farlo.
DOMANDE PER RIFLETTERE
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Se fosse vero che la GB ha sabotato la pace nel 2022, cosa dice questo del nostro ruolo nel conflitto?
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Perché nei nostri media non si parla dei 14.000 morti del Donbass prima dell’invasione?
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Come mai chi parla di pace oggi viene sempre etichettato come “filorusso” e quindi un abominio?
Fonti principali:
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Sachs, J. (2023). Understanding the War in Ukraine YouTube
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Macgregor, D. (2022–2024). Interventi su Tucker Carlson, Judging Freedom, The Grayzone
- Cos’è la pace di Russia Cristiana: https://www.youtube.com/watch?v=0D8JbS1C3g0
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