Gli USA bombardano la Siria sullo sfondo della pace tra Ryad e Damasco

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Il riavvicinamento dell’Iran con l’Arabia Saudita – promosso da anni da Cina e Russia – promette la fine di un’epoca di decenni di dannosa contrapposizione tra sciiti e sunniti in tutto il Medioriente. In questo contesto di stabilizzazione di relazioni che coinvolge anche Damasco e Ryad, si introducono i fatti odierni in Siria che vedono una recrudescenza degli scontri tra le forze statunitensi e le milizie filo-iraniane.

Ovviamente, gli Stati Uniti hanno tutto l’interesse di interrompere la riapertura di relazioni diplomatiche tra l’Arabia Saudita e Damasco.

Ricordo la successione degli ultimi avvenimenti avvenuti in Siria:

  • 23 marzo, un appaltatore statunitense ha perso la vita e altri sei membri e appaltatori dei servizi statunitensi sono rimasti feriti a seguito di un attacco di un veicolo aereo senza pilota (UAV) su una struttura di manutenzione situata in una base della coalizione vicino ad Hasakah, nel nord-est della Siria. L’intelligence statunitense ha confermato che l’UAV era di origine iraniana ed ha subito dato per scontato che anche le forze che hanno utilizzato il UAV fossero vicine all’Iran.
  • 23 marzo, aerei statunitensi hanno attaccato posizioni del SAA e di gruppi sostenuti dall’Iran a Deir Ezzor, uccidendo 6 militari dell’esercito siriano (SAA). Gli attacchi sono stati effettuati in risposta alla morte di un appaltatore americano in un attacco di gruppi di resistenza che si oppongono alla presenza delle forze di occupazione americane in Siria.
  • 24 marzo, SAA e gruppi sostenuti dall’Iran hanno attaccato le posizioni statunitensi nella struttura CONOCO, nel giacimento petrolifero di Omar e al-Shaddadi con diversi razzi e droni. Secondo quanto riferito, un militare statunitense è rimasto ferito.
  • Il 25 marzo, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden  ha affermato che, nonostante l’escalation in corso, “gli Stati Uniti non cercano il conflitto con l’Iran” ma difenderanno gli asset USA in Siria.

Le truppe statunitensi sono illegalmente Siria dal 2015

A fronte di questi eventi è utile ricordare che finora le basi USA in Siria sono state fatte oggetto di circa 70 attacchi da parte della resistenza siriana, che rifiuta la presenza illegale ed il furto delle risorse petrolifere da parte delle forze statunitensi nel loro paese.

Ora, non è possibile sapere se il drone che ha innescato l’escalation sia stato lanciato da forze filo-iraniane su istruzioni di Theeran, oppure sia frutto di una iniziativa locale, o che, invece, sia stato deciso da ambienti che mal digeriscono il restauro delle relazioni tra Arabia Saudita e Damasco. In ogni caso, gli scontri aiuteranno solo l’escalation militare e metteranno in difficoltà il disgelo delle relazioni tra Ryad e Damasco. È comunque significativo che già prima di questi incidenti Washington ha manifestato di aver maldigerito la decisione saudita di procedere ad un ravvicinamento con il governo siriano. Ed anche oggi, dopo gli incidenti, il portavoce del Dipartimento di Stato ha detto di essere stato in contatto con i funzionari sauditi in merito al loro approccio alla regione, inclusa la Siria, aggiungendo che la posizione di Washington contro la normalizzazione con il governo di Assad “rimane invariata, e su questo siamo stati chiari”.

Washington contro la normalizzazione con il “governo di Assad”

Molto eloquente anche la sintesi di Zero Hedge: “Le violenze sono arrivate lo stesso giorno delle notizie secondo cui la Siria e l’Arabia Saudita sono sull’orlo del ripristino completo delle relazioni diplomatiche , inclusa la riapertura delle ambasciate:

Sembra che il Golfo sia stato disposto a riconoscere che il governo siriano ha vinto la guerra decennale e ad andare avanti, ma non Washington. Gli Stati Uniti hanno  continuato la loro occupazione militare della Siria settentrionale e Israele ha esteso la sua campagna di bombardamenti, anche  questa settimana  con  attacchi all’aeroporto internazionale di Aleppo .

La violenza si accompagna anche a un riavvicinamento mediato dalla Cina tra l’Arabia Saudita e l’Iran , che vedrà i rivali di lunga data ripristinare la piena diplomazia . Un aiutante del primo ministro israeliano Netanyahu, deluso dalla prospettiva di relazioni più pacifiche tra Arabia Saudita e Iran, ha detto che è il risultato della “debolezza” americana”.

Reazione dell’IRAN

Una dichiarazione rilasciata venerdì scorso dal Centro consultivo iraniano in Siria ha avvertito gli Stati Uniti di non effettuare ulteriori attacchi in Siria. Altrimenti “dovremo reagire”. Ha avvertito che “non sarà una semplice vendetta”.

Il centro, che parla a nome di Teheran in Siria, ha affermato che gli attacchi aerei statunitensi hanno preso di mira luoghi utilizzati per immagazzinare prodotti alimentari e altri centri di servizi a Deir el-Zour. Ha detto che lo sciopero ha ucciso sette persone e ne ha ferite altre sette senza fornire le nazionalità dei morti. Un funzionario di un gruppo sostenuto dall’Iran in Iraq ha detto che gli attacchi hanno ucciso sette iraniani.

L’Osservatorio ha portato a 19 il bilancio delle vittime degli attacchi statunitensi, affermando che sono stati uccisi in tre località, tra cui un deposito di armi nel quartiere di Harabesh nella città di Deir el-Zour e due postazioni militari vicino alle città di Mayadeen e Boukamal.

Sull’ illegittimità delle truppe statunitensi in Siria esiste anche un dibattito interno

Le truppe USA in Siria hanno principalmente lo scopo di mantenere destabilizzato il paese e di privilegiare e supportare le forze che sono ostili all’unità dello stato siriano.
Ciò è dimostrato non solo dall’occupazione delle terre al nod dell’Eufrate ma anche dal furto delle stazioni di estrazione di gas e petrolio (presidiate dalle forze statunitensi) e dalle sanzioni.

La pubblicazione Zero Hedge, rivela che anche negli Stati Uniti esiste un dibattito sull’opportunità di mantenere le truppe USA in Siria:

«All’inizio di questo mese, la Camera ha respinto una risoluzione che avrebbe ordinato al presidente Biden di ritirare le truppe statunitensi entro 180 giorni. Introdotto dal rappresentante repubblicano della Florida Matt Gaetz, ha fallito con 103 voti contro 321 . Sia il sì che il no sono stati fortemente bipartisan; 56 democratici si sono uniti a 47 repubblicani nel chiedere la partenza delle truppe».

La legittimità di mantenere le forze statunitensi in Siria deriverebbe da una legge fatta sull’onda emozionale dell’11 settembre, quando gli Stati Uniti d’America decisero di colpire il terrorismo “dovunque esso sia”, anche in altri paesi:

«Con una  votazione 9-86 mercoledì, il Senato ha eliminato un emendamento offerto dal senatore Rand Paul che avrebbe posto un tramonto di sei mesi sull’AUMF del 2001. “ Nessuno al Congresso nel 2001 credeva di votare per una guerra decennale combattuta in almeno 19 paesi”, ha  scritto Paul a Responsible Statecraft , osservando che la finestra di sei mesi avrebbe dato al Congresso il tempo di discutere ” dove e come autorizzare la forza.” »

Come potete osservare, la realtà è lontana da quanto descritto dai media di regime. Le contraddizioni sono molte ed è chiaro che, in una situazione normale, gli Stati Uniti si troverebbero sotto le stesse accuse che essi stessi rivolgono alla Russia in merito all’invasione ucraina. Se non fosse per il dogma coniato dal potere statunitense dell’eccezionalità americana, non ci sarebbero dubbi sull’illegalità di chi si erge su tutti i paesi del mondo come la patria del diritto e dei diritti umani.

 

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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