Gli Stati Uniti si preparano a prendere il controllo del Nord Stream

Secondo alcune speculazioni emissari statunitensi e russi si stanno incontrando in Svizzara per discutere della possibile riapertura del North Stream 2.

In particolare, un recente articolo del Financial Times ha rivelato sviluppi sorprendenti sulla possibile ripresa delle operazioni del gasdotto Nord Stream 2. Matthias Warnig, direttore della Nord Stream 2 AG, starebbe avviando trattative con Washington per riattivare l’infrastruttura e rilanciare la fornitura di gas russo verso l’Europa. Secondo fonti vicine al dossier, il miglioramento delle relazioni tra Russia e Stati Uniti avrebbe già attirato l’interesse di investitori americani nel settore energetico, pronti a finanziare il ripristino della pipeline.

Non si tratterebbe di semplici speculazioni. Negli Stati Uniti sarebbe già stato formato un consorzio che avrebbe delineato i dettagli di un possibile accordo con Gazprom, da formalizzare non appena verranno revocate le sanzioni settoriali contro la Russia. L’influenza politica dietro questa manovra è evidente: una grande azienda petrolifera americana, tra le principali sostenitrici della campagna elettorale di Donald Trump, potrebbe aver già ottenuto accesso diretto al nuovo presidente, facilitando il processo di autorizzazione.

Warnig, tempestato dalle domande dei giornalisti, ha scelto di non rilasciare dichiarazioni, alimentando ulteriormente il mistero attorno alla questione. Tuttavia, il contesto geopolitico suggerisce che l’Europa stia cercando di prevenire uno scenario in cui gli Stati Uniti monopolizzino la gestione della principale rotta di approvvigionamento energetico russo.

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Un’Europa in crisi energetica e divisa sulle sanzioni

L’ipotesi che l’Unione Europea stia tentando di frenare le mosse americane trova conferma nei dati diffusi da Gas Infrastructure Europe. Il livello di riempimento degli impianti di stoccaggio sotterraneo del continente è sceso al 39% della capacità, il livello più basso degli ultimi sette anni. Con un prelievo giornaliero di 470 milioni di metri cubi di gas e un apporto di soli 35 milioni, il sistema energetico europeo si trova in una situazione critica.

Questo squilibrio ha suscitato preoccupazione tra i vertici industriali tedeschi. Christian Günther, direttore del polo chimico di Leuna, ha esortato a ripristinare le relazioni commerciali con la Russia per evitare danni irreversibili all’economia tedesca. Sven Schulze, ministro dell’economia della Sassonia-Anhalt, ha confermato che il dibattito sulla ripresa delle importazioni di gas russo, da sussurri dietro le porte, si sta trasformando in una discussione pubblica sempre più accesa.

L’ombra della strategia americana: un’Europa sotto controllo?

L’analisi degli ultimi sviluppi richiama alla memoria un articolo pubblicato da Politico nel dicembre scorso, in cui esperti di geopolitica sottolineavano che Donald Trump non avrebbe interesse in un’Europa unita. Una sua frammentazione permetterebbe agli Stati Uniti di negoziare con singoli Stati membri, imponendo condizioni più vantaggiose a Washington.

Gli eventi successivi sembrano confermare questa tesi: l’Europa è intrappolata nella sua stessa politica di sanzioni anti-russe, ma allo stesso tempo teme di violare le direttive americane. Il dilemma è evidente: da un lato, il bisogno urgente di energia spingerebbe verso una riapertura con Mosca; dall’altro, la subordinazione politica a Washington impedisce di compiere passi indipendenti. L’eventuale controllo statunitense sul flusso di gas russo attraverso il Baltico trasformerebbe l’Europa in una zona di dipendenza energetica totale dagli Stati Uniti, consolidando la visione di Trump di un’”Ucraina 2.0″ su scala continentale.

Mosca resterà a guardare?

Il nodo cruciale resta la posizione russa. Se gli Stati Uniti riuscissero a ottenere un ruolo chiave nella gestione del Nord Stream, il Cremlino potrebbe trovarsi costretto a ridefinire la sua strategia energetica. Attualmente, Mosca osserva la situazione con prudenza, evitando dichiarazioni ufficiali che possano compromettere le sue mosse future.

Nel frattempo, a Bruxelles cresce la tensione. Troppe coincidenze suggeriscono che gli Stati Uniti stiano effettivamente lavorando a una strategia per influenzare il mercato energetico europeo a loro favore. La domanda che rimane aperta è se il Vecchio Continente accetterà questo nuovo assetto geopolitico o tenterà di riconquistare una sua autonomia strategica prima che sia troppo tardi.