Gli Stati Uniti non sono contenti del cessate il fuoco tra Turchia e Russia in Siria

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Sì, è chiaro ora che gli Stati Uniti volevano davvero che le cose andassero per il peggio tra Turchia e Russia in Siria. Volevano il conflitto ma non volevano farne parte.

Alcune recenti dichiarazioni statunitensi mostrano che gli USA volevano che la Turchia combattesse contro la Russia e la Siria. Forse volevano questa guerra perché avrebbe ridotto l’esercito turco e siriano/iraniano e sarebbe stata una vittoria per gli Stati Uniti. Senza ovviamente alcun riguardo per le preoccupazioni umanitarie a senso unico.
E’ questo il senso della esternazione dell’inviato speciale americano per la Siria James Jeffrey diramata poco dopo il summit di Putin e Erdogan a Mosca; l’inviato speciale USA  ha detto di credere che è stata la Russia ad uccidere i 36 soldati turchi, nell’episodio che ha fatto scatenare la rappresaglia turca contro l’esercito siriano.

“Riteniamo molto probabilmente che i militari turchi siano stati bombardati da aerei russi” (James Jeffrey – CBS News)

Uno strano tempismo in un contesto, quello dei negoziati di Mosca, non proprio sereno e una opinione pubblica in Turchia incandescente per il nazionalismo che la contraddistingue.  Non trovate?

Jeffrey infastidito perché la Turchia ha declinato la rappresaglia diretta

Molte persone (incluso me) hanno creduto sin da subito che fosse stata la Russia, in proposito ci sono alcune evidenze. Naturalmente anche la Turchia lo sapeva ma ha preferito non sapere. Questo tipo di approccio, in certi casi, evita una possibile escalation. Ovviamente Ankara sapeva il suo torto e non ha voluto scavare e rendere pubblica ciò che altrimenti avrebbe obbligato la rappresaglia diretta contro la Russia.  Però evidentemente la Turchia ha scelto la strada più ragionevole: il caso è stato chiuso quando Erdogan è volato a Mosca e ha fatto un sorriso significativo mentre Putin attribuiva la colpa (nessun gioco di parole) alla sola aeronautica siriana (SyAF).

E’ per queste ragioni che l’esternazione di Jeffrey è indirizzata a far leva sul nazionalismo turco. Probabilmente invano. Mostra però la vacuità di quest’uomo mandato in loco per migliorare le cose e che si rivela invece insofferente in vista di ogni soluzione che porterebbe la Siria alla cessazione definitiva del conflitto.

Negata la solidarietà per il cessato il fuoco, sì a supporto in caso di guerra totale

Che gli Stati Uniti siano insofferenti di come siano andate le cose, lo dimostra anche il rifiuto di votare una mozione di solidarietà al cessate il fuoco: gli Stati Uniti ieri hanno bloccato la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU a sostegno del cessate il fuoco tra Russia e Turchia a Idlib.

E’ rilevante che mentre Washington ha ampiamente dimostrato la delusione per il tentativo di de-escalation in corso con il significativo recupero territoriale sui terroristi, Jeffrey poco prima dei colloqui a Mosca si era recato vicino Idlib al valico di  Bab al-Hawa di fronte al cancello di frontiera del Cilvegozu in Turchia ( governatorato di Idlib – Siria), il 3 marzo 2020 per assicurare da parte degli stati Uniti tutto il supporto tecnico militare per l’ eventuale proseguimento delle ostilità.

La Turchia è un alleato della NATO. Gran parte dei militari usa l’equipaggiamento americano. Faremo in modo che l’equipaggiamento sia pronto e utilizzabile”, ha detto Jeffrey ai giornalisti nella provincia di frontiera turca di Hatay. 

Evidentemente il fine degli Stati Uniti è rafforzare – e se possibile, ampliare –  la presenza jihadista in Idlib ed in questo modo lasciare instabile la Siria, in modo di continuare le propria presenza nel nord della Siria.

patrizio ricci by @vietatoparlare

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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