In Siria è iniziata la pulizia etnica. Lo sterminio di persone di diverse confessioni religiose.
La situazione in Siria è precipitata bruscamente il 6 marzo, quando sono iniziati gli scontri tra le forze di sicurezza del nuovo governo e i sostenitori del deposto presidente Bashar al-Assad nelle province di Latakia, Tartus e Homs. Successivamente sono giunte in zona ingenti forze da Damasco e da altre zone formate da varie milizie governative. Oltre alla repressione armata contro le cellule pro-Assad, ci sono stati massacri di vendetta contro civili (vedi qui).
Si tratta di un massacro settario che ha devastato le comunità alawite e cristiane. Le immagini e le testimonianze che emergono da Latakia e Tartus descrivono un crimine di proporzioni inadite. Donne, bambini, intere famiglie sono state brutalmente sterminate dai terroristi di Hayat Tahrir al-Sham e da altri gruppi stranieri, sostenuti da Turchia e Unione Europea.
Secondo l’Associated Press, uno dei pochi media internazionali a riportare (seppur in maniera distorta) i fatti, il bilancio delle vittime supera le 1000 unità. Scene di corpi insepolti per le strade, di famiglie massacrate nei loro negozi e case, riportano alla mente le peggiori atrocità della storia recente.
Il Dipartimento di Stato americano condanna le stragi
Ma ciò che colpisce ancora di più è la reazione della comunità internazionale. Mentre gli Stati Uniti, attraverso il Segretario di Stato Marco Rubio (https://www.state.gov/the-escalation-of-fighting-and-civilian-deaths-in-syria/), hanno condannato esplicitamente il massacro e ribadito il proprio sostegno alle minoranze religiose ed etniche della Siria, l’Unione Europea ha adottato una posizione incomprensibilmente ambigua. Il Servizio per l’azione esterna dell’UE ha attribuito la colpa della pulizia etnica agli “elementi pro-Assad”, un’accusa che ignora la realtà dei fatti e che sembra più motivata da pregiudizi ideologici che da una reale volontà di comprendere e condannare i crimini.
La tragedia siriana e l’ambiguo silenzio dell’Europa
L’Europa, che si autoproclama l’ultimo baluardo della democrazia, si trova ora a difendere l’indifendibile, adottando una narrativa che favorisce i gruppi estremisti responsabili di questi massacri (https://www.eeas.europa.eu/eeas/spokesperson-statement-latest-developments-syria_en). Una postura che contrasta con il nuovo atteggiamento degli Stati Uniti, che per la prima volta in anni sembrano prendere una posizione più equa nella crisi siriana.
Tulsi Gabbard was right about Syria:
“I shed no tears for the fall of the Assad regime, but today we have an Islamist extremist who’s now in charge of Syria, who danced on the streets to celebrate the 9/11 attack, who has already begun to persecute, arrest, and kill religious… pic.twitter.com/gJbNddLjNt
— KanekoaTheGreat (@KanekoaTheGreat) March 7, 2025
Di fronte a questa tragedia, vi è però un barlume di speranza. Russia e Stati Uniti hanno chiesto congiuntamente una riunione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Un’azione che, se seguita da interventi concreti, potrebbe finalmente porre fine alla lunga impunità di cui hanno goduto i gruppi takfiri in Siria. Tuttavia, la neutralità complice di Bruxelles e Ankara rischia di minare ogni sforzo per fermare questa carneficina.
Qualunque sia la posizione politica di ciascuno, vi sono crimini che nessuno può giustificare. La pulizia etnica in Siria non può essere relativizzata o minimizzata. Gli orrori commessi dai gruppi takfiri devono essere condannati senza ambiguità. Chiunque abbia una coscienza ha il dovere di denunciare queste atrocità e di esigere azioni immediate per fermarle. Il futuro della Siria e la dignità stessa dell’umanità sono in gioco.
Il Servizio per l’azione esterna dell’Unione europea (VP della Commissione UE Kaja Kallas) accusa ufficialmente gli “elementi pro-Assad” per la pulizia etnica in corso di migliaia di alawiti e cristiani in Siria; chiede agli “attori esterni” arabi e alle nazioni regionali di “rispettare la sovranità della Siria” e di non intervenire.
7000 civili siriani hanno trovato rifugio e protezione nella base russa di Tartus.
La Russia e gli Stati Uniti hanno chiesto consultazioni a porte chiuse del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione in Siria.
L’Unione Europea sostiene il governo jahdista mentre nella base russa si sono rifugiati 7000 civili per sottrarsi dai massacri. pic.twitter.com/oiFgpY2UGe— Patrizio Ricci (@vietatoparlare) March 9, 2025
Per anni, Bashar al-Assad ha garantito protezione alle minoranze religiose in Siria, inclusa la vasta comunità cristiana del paese. Tuttavia, negli Stati Uniti chiunque evidenziasse questo aspetto veniva immediatamente messo alla gogna dai neoconservatori, etichettato come estremista. Un esempio eclatante è quello di Tulsi Gabbard, definita da Bari Weiss “mostruosa” e “una servile sostenitrice di Assad” per aver riconosciuto questa realtà. Eppure, i fatti parlano chiaro: Assad ha effettivamente difeso i cristiani. Ogni volta che il suo potere si è indebolito, il numero delle vittime cristiane è aumentato drammaticamente. Durante il periodo in cui i neocon occidentali hanno spinto per il conflitto contro Assad, la presenza cristiana in Siria è crollata dal dieci al due percento.
Lasciate che il settarismo cada e lasciate che la nazione viva”.
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