riporto questo articolo di Stefano Costalli, per pubblicizzare quanto più è possibile questa vergogna: lo schiavismo è tollerato dall’Unione Europea. Essa ritiene che “poche” migliaia di uomini , trattati come merce, non debbano rischiare di indebolire, per “il bene di tutti”, i rapporti tra gli stati “amici”. Questa è la sostanza.
Questo ragionamento è pericolosissimo, se i diritti umani (ma in questo caso più che salvaguardia dei “diritti umani” è la salvaguardia della nostra dignità di uomini liberi…) se i diritti umani , se la pietà non ci muove avremo un futuro molto buio, una consistenza individuale e comunitaria molto evanescente , evanescente tutto quello che si dice…, una UE autoreferenziale ma che all’atto pratico non vale nulla al di fuori delle banche.
CAUSA UMANITARIA PER L`UE
Da oltre un mese, 250 profughi eritrei sono tenuti prigionieri nel Sinai da una banda di trafficanti di uomini. Questo è il dato drammatico reso noto nei giorni scorsi da alcune Ong che sono riuscite a mettersi in contatto con loro. E chissà quanti sono i casi simili di cui non si ha notizia, perché il commercio di uomini esiste ancora, per i più diversi fini, tutti accomunati dalla riduzione in schiavitù.
L’Eritrea è un Paese poverissimo piagato da decenni di scontri e guerra aperta ad intermittenza, che nel 1993 ha ottenuto l’indipendenza dall’Etiopia. Da allora, però, è governato da un regime autoritario a partito unico molto rigido, che non tollera il minimo dissenso e ha chiuso tutti gli organi di stampa non-statali. Il presidente Isaias Afewerki, ex militare addestrato in Cina e leader del movimento che ha condotto il Paese all’indipendenza dall’Etiopia, guida un sistema basato sulle forze armate che non solo è ben lungi dall’avvicinarsi a una democrazia, ma appare anche incapace di promuovere una qualche forma di sviluppo economico. Dunque chi può, se ci riesce, fugge. Il problema è che nel tentativo di fuga spesso si finisce in mano a predoni come quelli che popolano i deserti dell’Africa settentrionale e anche il Sinai, dove le autorità egiziane stanno agendo con una calma eccessiva per non apparire quantomeno sospetta. Ci sono infatti fondati sospetti che le forze di polizia del Cairo, ma anche di altri Paesi nordafricani, siano solite scendere a patti con le bande di beduini nomadi che praticano il traffico di essere umani in cambio di denaro e per evitare problemi di sicurezza alle frontiere.
Dalle poche notizie che abbiamo a disposizione, pare che le condizioni dei malcapitati siano disperate: percossi ripetutamente, tenuti in catene, senza cibo e senza acqua, le donne stuprate e alcuni di loro uccisi davanti ai compagni come monito per i sopravvissuti. Venerdì scorso il Parlamento europeo ha votato una risoluzione urgente su questo caso proposta dall’onorevole Mario Mauro, che ha raccolto il consenso della maggior parte dei (pochi) parlamentari presenti in aula, anche se non si è verificato quell’accordo bipartisan che era stato cercato e auspicato nei giorni precedenti. Da parte di vari europarlamentari è stato anche chiesto l’intervento della baronessa Catherine Ashton, Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’Ue, affinché faccia pressione sul governo egiziano e si cerchi una vera soluzione alla faccenda; al momento, però, non è stata registrata alcuna presa di posizione.
Ci potremmo chiedere se è giusto che la politica europea si occupi di un caso come questo, che non si svolge all’interno dei confini del territorio continentale e che non è certamente l’unica tragedia umanitaria attualmente in corso. Ma forse ci potremmo anche porre la domanda inversa: perché non dovrebbe occuparsene? In quanti casi abbiamo percepito l’efficacia e l’importanza della politica estera dell’Unione Europea di fronte alle maggiori crisi internazionali? Se l’Ue non si spende per le cause umanitarie e non si appropria con forza di quel ruolo di avvocato dei diritti umani che potrebbe svolgere, quale funzione di primaria importanza svolgerebbe in politica internazionale tale da giustificare l’aurea che la circonda? Appurata ripetutamente l’incapacità dell’Ue a gestire le questioni inerenti la pace e la guerra, anche a causa della mancanza di volontà degli stati membri, potrebbe almeno utilmente ergersi a paladina di quei diritti umani inalienabili che dovrebbero rappresentare il fondamento stesso della sua esistenza, e una delle poche cose su cui tutti i Paesi membri dovrebbero essere d’accordo. Purtroppo al momento il braccio esecutivo dell’eternamente nascitura politica estera dell’Ue non si è ancora mosso, probabilmente per non pregiudicare i rapporti con Il Cairo. Ancora più meritoria appare dunque l’iniziativa del Parlamento europeo, che chiede con forza la liberazione dei profughi ed il massimo impegno da parte delle autorità egiziane, contribuendo a mantenere alta l’attenzione sul caso nonostante il silenzio dei grandi organi di informazione, almeno in Italia. Ps: meno male che di questa drammatica vicenda se ne occupa quotidianamente “Avvenire”. Altrimenti sarebbe uno dei tanti casi da liquidare con una “breve” nelle pagine degli Esteri. Come purtroppo è per tanti media italiani.
Stefano Costalli