La semplificazione bellica di Meloni e l’oblio delle cause: una guerra nata ben prima del 2022
L’episodio con Giorgia Meloni e Donald Trump è solo l’ultima dimostrazione di come la narrazione dominante sulla guerra in Ucraina continui a rimuovere le sue vere origini. Meloni, fedele alla linea atlantista, ribadisce anche davanti a Trump che Zelensky non può essere ritenuto responsabile, perché “l’invasore è la Russia”. Ma questa affermazione, apparentemente ovvia, è il prodotto di una semplificazione storica che cancella deliberatamente la genesi di questo conflitto.
A Giorgia #Meloni viene chiesto cosa pensi del fatto che il presidente #Trump ritenga Zelensky responsabile dello scoppio della guerra in Ucraina. Lei risponde in italiano, affermando che Zelensky non può essere considerato responsabile, perché, testualmente, “l’invasore è la… pic.twitter.com/EgJFeiiJx2
— Patrizio Ricci (@vietatoparlare) April 18, 2025
Chi, come l’economista Jeffrey D. Sachs, ha seguito le dinamiche geopolitiche degli ultimi trent’anni, sa bene che la guerra in Ucraina non è iniziata nel 2022, ma affonda le sue radici in tre eventi chiave:
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L’espansione della NATO verso est, in violazione delle promesse fatte a Gorbaciov;
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Il colpo di Stato del Maidan del 2014, che rovesciò il governo democraticamente eletto di Yanukovych;
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Gli attacchi militari dell’esercito ucraino contro le regioni russofone del Donbass, con migliaia di vittime civili prima ancora dell’intervento russo.
«La guerra in Ucraina è il risultato dell’espansione della NATO e del fallimento degli Stati Uniti e dei loro alleati nel prendere sul serio le legittime preoccupazioni di sicurezza della Russia»
— Jeffrey D. Sachs, intervento al Parlamento Europeo, 8 gennaio 2024
Video completo qui
Sachs non è un opinionista qualunque. È professore alla Columbia University, già consigliere per le Nazioni Unite, e autore di articoli fondamentali su Project Syndicate, Foreign Affairs e Common Dreams. La sua analisi smonta la narrazione binaria dell’“aggressione russa” e riconduce il conflitto a dinamiche storiche e geopolitiche ignorate dai media mainstream.
In un articolo su Project Syndicate del 7 marzo 2023, Sachs scrive:
«La guerra avrebbe potuto essere evitata. Nel 2021, Putin ha chiesto un accordo scritto che l’Ucraina non sarebbe entrata nella NATO. Gli Stati Uniti hanno rifiutato. È stato un errore fatale. (…) E nel 2014, gli Stati Uniti hanno sostenuto attivamente il rovesciamento del governo ucraino, contribuendo all’inizio della guerra civile»
— The War in Ukraine Was Preventable – Project Syndicate
E ancora, nel suo intervento al Parlamento Europeo, Sachs ha ricordato che:
«Tra il 2014 e il 2021, il governo ucraino ha bombardato pesantemente il Donbass. Più di 14.000 persone sono morte. L’Occidente non ha detto nulla. Non c’era alcuna indignazione allora. Perché? Perché quelle morti non servivano alla narrativa occidentale».
Tutto questo contesto viene sistematicamente ignorato da chi, come Meloni, continua a ripetere che “la Russia ha invaso, l’Ucraina si difende”. Una lettura semplicistica, utile alla propaganda di guerra, ma che tradisce ogni volontà di pace. E proprio quando, nell’aprile del 2022, a Istanbul si era giunti a un’intesa di massima tra Mosca e Kiev, fu l’intervento del premier britannico Boris Johnson a bloccare tutto. Johnson avrebbe riferito a Zelensky che l’Occidente non era pronto per la pace e che era necessario “continuare a combattere”.
Questo episodio è stato confermato da diversi media internazionali, come Ukrainska Pravda, Foreign Affairs e The Guardian, ed è stato oggetto di dichiarazioni anche da parte di ex funzionari ucraini come Oleksiy Arestovych, già consigliere presidenziale.
Meloni, anziché rompere con questa logica suicida, vi si è adeguata completamente. Al punto da proporre un’estensione dell’articolo 5 della NATO all’Ucraina, senza nemmeno concederne l’ingresso formale nell’Alleanza: un escamotage per giustificare un’escalation militare ancora più pericolosa, che nemmeno Macron ha mai spinto così apertamente.
Manifesto della guerra permanente
Il dramma dell’Ucraina non si risolverà mai se si continua a raccontarlo in termini binari, con buoni e cattivi, vittime pure e aggressori assoluti. La responsabilità storica dell’Occidente è enorme: non solo per aver alimentato il conflitto con anni di provocazioni e interferenze, ma anche per aver impedito ogni via d’uscita diplomatica.
La narrazione della “pace giusta” proposta da Meloni, Zelensky e von der Leyen è, in realtà, un manifesto per la guerra permanente, senza compromessi, senza analisi, senza memoria. Le parole di Jeffrey Sachs ci ricordano che una vera pace nasce solo dal riconoscimento della realtà, e dal coraggio di ammettere le proprie responsabilità storiche.
Fonti principali:
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Sachs, J. (2023). The War in Ukraine Was Preventable. Project Syndicate. Link
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Sachs, J. (2024). Intervento al Parlamento Europeo. Video e trascrizione
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Foreign Affairs (2023). The Real Stalemate in Ukraine
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Ukrainska Pravda (2022). Behind the scenes of the failed Istanbul negotiations