Il 2 maggio 2025 l’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (BfV) ha classificato ufficialmente l’Alternative für Deutschland (AfD) come «accertatamente estremista di destra». Un’etichetta gravissima che, nel sistema tedesco, non equivale solo a una condanna politica o morale: apre alla sorveglianza dei servizi segreti, alla possibilità di intercettazioni, perquisizioni, monitoraggi e limitazioni che incidono profondamente sui diritti di rappresentanza e partecipazione democratica.
Ed ecco che la prima conseguenza concreta non si è fatta attendere. Non si tratta solo di un’osservazione amministrativa, ma di un atto politico punitivo: è stato vietato a due esponenti dell’AfD di partecipare a un viaggio istituzionale all’estero. Una misura inaudita nella Germania postbellica, che colpisce non per la sua durezza, ma per il suo significato profondo: la discriminazione di rappresentanti democraticamente eletti, a causa della loro affiliazione partitica.
Il contesto: la CDU al governo in Assia e il muro contro l’AfD
Siamo in Assia (Hessen), uno dei 16 Länder tedeschi, con capitale amministrativa Wiesbaden ma centro economico gravitante su Francoforte sul Meno. Ogni Land in Germania possiede ampie competenze legislative, un proprio Parlamento e un governo guidato da un Ministerpräsident, il cui operato spazia dalla cultura alla scuola, dalla sicurezza interna alla cooperazione internazionale.
In questo quadro, il ministro europeo dell’Assia, Manfred Pentz (CDU), ha annunciato un viaggio istituzionale nei Balcani – in particolare in Croazia e Serbia – previsto per maggio 2025. Come da prassi consolidata, era stata invitata una delegazione rappresentativa di tutte le forze politiche presenti nel Landtag, incluso l’AfD, seconda forza nel parlamento regionale. L’invito era stato regolarmente accolto: i nomi designati erano Christian Rohde, portavoce per gli affari europei dell’AfD, e Anna Nguyen, presidente della Commissione Europa del parlamento regionale.
Poi, il colpo di scena.
Una scelta che sa di epurazione politica
Il 4 maggio, appena due giorni dopo la classificazione ufficiale del partito da parte del BfV, Pentz ha annunciato pubblicamente che i rappresentanti dell’AfD non avrebbero potuto partecipare al viaggio. Il motivo?
«Non posso chiedere a partner stranieri di sedere accanto a politici di un partito accertatamente estremista», ha dichiarato.
A suo dire, la presenza dell’AfD danneggerebbe l’immagine della Germania all’estero, soprattutto in paesi come Italia, Croazia, Serbia o Israele, dove governano forze politiche simili per visione a quelle dell’AfD.
Ma è proprio questo uno dei paradossi più evidenti dell’intera vicenda: nei paesi in questione governano forze politiche che condividono molte delle posizioni dell’AfD in tema di immigrazione, sovranità nazionale, identità culturale. Perché allora temere lo “scandalo”? Forse perché l’obiettivo reale non è tutelare l’immagine della Germania, ma rafforzare internamente un cordone sanitario ideologico contro qualsiasi opposizione non omologata.
Chi è Anna Nguyen: il volto moderato e multiculturale dell’AfD
La figura più emblematica di questa esclusione è senza dubbio Anna Nguyen.
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34 anni, economista con un master in Technology & Management
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Figlia di rifugiati cristiani vietnamiti
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Poliglotta, nota per un confronto con Annalena Baerbock nel 2021
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Presidente della Commissione Europa del Parlamento regionale
Una candidata ideale per rappresentare una nuova destra competente, moderata, multiculturale. Eppure, è stata esclusa. Non per ciò che ha detto o fatto, ma per l’appartenenza al suo partito. La sua reazione su X è stata amara e ironica:
«Ieri ho scoperto dalla ministra Faeser che per l’AfD sono una cittadina di seconda classe. Mi si è spezzato il cuore. Ora torno a piangere.»
La sua esclusione mostra la contraddizione palese tra i principi democratici proclamati dalla Repubblica Federale e la pratica odierna del governo: si puniscono idee e appartenenze, non comportamenti o reati.
Media e potere: il ruolo della stampa allineata
La stampa mainstream tedesca ha riportato la notizia con un tono sorprendentemente accondiscendente. Testate come ZDF, T-Online e BILD hanno parlato della decisione di Pentz come una naturale conseguenza della classificazione del BfV.
Anche BILD, giornale popolare, ha parlato di “misura necessaria per proteggere l’immagine della Germania”, riportando senza spirito critico le parole di Pentz:
«Non posso promuovere la Germania come destinazione turistica viaggiando con rappresentanti di un partito estremista.»
In modo sistematico, il giornalismo tedesco – come quello europeo – si è trasformato in apparato di legittimazione del potere, specie dopo la pandemia.
Un precedente pericoloso: esclusione, delegittimazione, repressione
Questa vicenda non riguarda solo l’AfD, ma chiunque creda nella rappresentanza e nella libertà di opinione. L’esclusione di Nguyen e Rohde da un’attività istituzionale a cui erano stati regolarmente invitati, è il segnale di una degenerazione democratica profonda.
Dietro la retorica dell’antifascismo, la Germania sembra oggi alimentare un nuovo autoritarismo, fondato su:
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Sorveglianza capillare dell’opposizione
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Censura preventiva
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Unica verità accettabile nei media
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Esclusione sistematica dei non conformi
A questo si aggiunge un clima politico militarizzato: internamente, con leggi contro il “discorso d’odio”; esternamente, con il riarmo e l’ostilità verso paesi UE dissidenti.
Un cortocircuito della democrazia tedesca
Il caso Nguyen dimostra che la linea rossa è stata superata. In nome della “difesa della democrazia”, si viola la democrazia stessa. Si parla di democrazia ma si agisce per esclusione. E si escludono persone come Anna Nguyen — il cui percorso testimonia integrazione, competenza e moderazione — solo per il colore politico del partito a cui appartengono.
La CDU, con la sua “Brandmauer” (muro invalicabile) contro l’AfD, non sta difendendo la democrazia, ma la propria rendita di posizione. Questa strategia rischia di rivelarsi miope e controproducente. Anziché isolare l’AfD, tenderà a farla percepire come l’unico vero oppositore dell’establishment ipocrita e autoritario che governa oggi la Germania.
Infine, un’ultima considerazione geopolitica. Se l’AfD è considerata troppo estrema per viaggiare con la CDU, cosa dovrebbero pensare i governi di Italia, Serbia o Croazia — tutti guidati da forze conservatrici? Sono forse da delegittimare anch’essi? E dovrebbero forse ritenere la CDU troppo ipocrita, affetta dal peggior ‘progressimo’ e globalismo? O peggio: dovrebbero forse temere che anche loro, un giorno, possano essere trattati come nemici interni?
La verità è che, oggi più che mai, chi ha a cuore la libertà e la verità dovrebbe alzare la voce. Non si tratta di difendere l’AfD in quanto tale. Si tratta di capire che oggi, in Germania, sta avvenendo una persecuzione delle idee. E che domani potrebbe accadere ovunque.
Oggi si colpisce l’AfD. Domani si colpirà chiunque non si allinei.
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