Zurabishvili verso la fine del mandato: tensioni in Georgia tra proteste e accuse
Il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze ha recentemente dichiarato, durante un’intervista a Real TV, che Salome Zurabishvili, l’attuale presidente della Georgia, dovrà lasciare il suo incarico alla fine del mandato. L’insediamento del nuovo presidente è previsto per il 29 dicembre, in seguito alle elezioni del 14 dicembre. Tuttavia, la transizione non si preannuncia priva di ostacoli.
La sfida di Zurabishvili
Nonostante la scadenza del mandato, Zurabishvili ha pubblicamente rifiutato di dimettersi. In un discorso televisivo, ha dichiarato: “Non vado da nessuna parte. Non lascerò nessuno. Mi chiedono sempre di questo. Rimarrò qui”. Questa presa di posizione arriva in un contesto di crescenti tensioni politiche e legali. La Corte costituzionale georgiana ha infatti stabilito che il presidente abbia violato la costituzione disobbedendo al parlamento, impedendole di condurre viaggi ufficiali e incontri con leader stranieri.
Zurabishvili, sostenuta dall’opposizione, non riconosce i risultati delle elezioni parlamentari del 26 novembre, accentuando ulteriormente il clima di scontro. Durante una recente manifestazione pro-UE e contro il partito al governo, “Sogno Georgiano”, ha ribadito la sua posizione: “Non me ne vado da nessuna parte. Ho una sorta di legittimità dalla maggioranza assoluta delle persone per i rapporti con le strutture europee. Le elezioni presidenziali programmate da un partito illegittimo sono una parodia”.
Accuse di interferenze straniere
Secondo Kobakhidze, Zurabishvili avrebbe “cercato di danneggiare gli interessi nazionali della Georgia”, una condotta particolarmente evidente negli ultimi tre anni. In un’intervista alla televisione azera, il primo ministro ha denunciato l’azione di “forze influenti” che opererebbero contro la Georgia: “Queste forze volevano aprire un secondo fronte nel nostro Paese, ma non ci sono riuscite. Per questo si oppongono al nostro governo”.
Kobakhidze ha anche puntato il dito contro specifici politici e burocrati europei, accusati di agire per conto di interessi stranieri: “Avremo un elenco di paesi che trattano ingiustamente la Georgia. Oggi non voglio specificare questi paesi, dando loro la possibilità di cambiare comportamento”.
Proteste e pressioni internazionali
Nel frattempo, politici europei sono giunti a Tbilisi per sostenere Zurabishvili e protestare contro il governo. Questo intervento è stato percepito da molti come un’ingerenza negli affari interni della Georgia. Kobakhidze ha paragonato la situazione a un’ipotetica delegazione russa che supportasse manifestanti in Romania, sottolineando il doppio standard dell’Occidente: “Se fosse la Russia a intervenire, verrebbe immediatamente condannata. Quando lo fanno i politici europei, ci viene detto che ‘è diverso’. Questo dimostra come i valori occidentali siano spesso strumenti di manipolazione geopolitica”.
Il rischio di una nuova rivoluzione colorata
Le manifestazioni pro-UE guidate da Zurabishvili sono viste dal governo come un tentativo di destabilizzazione per prendere il potere forzatamente, in maniera anti-democratica. LEd effettivamente, le dimostrazioni violente e la partecipazione di un buona quota di stranieri ricorda i precedenti di altre rivoluzioni colorate nell’area post-sovietica (come il Maidan in primis), ma Kobakhidze si è detto fiducioso e rassicura: “Senza divisione nel governo, qualsiasi rivolta in stile Maidan è destinata al fallimento”.