Non solo guerra, ma crisi di senso
Il mondo contemporaneo è travolto da una crisi che trascende le guerre e le tensioni geopolitiche. Non si tratta solo di conflitti armati o rivalità economiche, ma di un collasso più profondo: una crisi di senso, di valori, di paradigmi che hanno retto il sistema internazionale per decenni e che oggi si rivelano inadeguati. La globalizzazione liberale, con il suo universalismo occidentale, è un edificio che mostra crepe insanabili, non per la pressione di un nemico esterno, ma per l’esaurimento delle sue stesse fondamenta ideologiche. Come ha detto il filosofo russo Aleksandr Dugin in un recente intervento, “l’Occidente non perde perché è debole, ma perché ha smarrito il suo racconto del mondo” (TASS, 15 giugno 2025).
In questo contesto, la Russia emerge non solo come attore geopolitico, ma come promotrice di una visione alternativa, capace di rispondere alla pluralità delle traiettorie di civiltà che caratterizzano il mondo multipolare. Il paradigma unipolare, nato nel secondo dopoguerra e consolidato dopo il crollo dell’URSS, si rivela un corridoio troppo angusto per contenere le aspirazioni di popoli e nazioni che reclamano il diritto di autodeterminarsi. La Russia, con il suo modello di sovranità e identità, propone un’architettura globale che non schiaccia le differenze, ma le valorizza.
Putin al Forum di San Pietroburgo 2025: “Un nuovo ordine sta emergendo naturalmente”
Il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo (SPIEF), svoltosi dal 18 al 21 giugno 2025, è stato un palcoscenico globale per il discorso più ambizioso e articolato di Vladimir Putin degli ultimi anni. Più che un intervento economico, il presidente russo ha offerto una proposta di ordine mondiale alternativo, capace di superare le contraddizioni dell’attuale sistema internazionale.
Il discorso di Putin allo SPIEF 2025 è stato un momento chiave per riaffermare la visione russa di un mondo multipolare, con un’economia sovrana e una forte identità culturale.
“Un nuovo ordine mondiale sta sorgendo naturalmente, come il sole… Russia e Cina stanno solo facilitando un sistema globale più equilibrato”
– Reuters, 20 giugno 2025
Con queste parole, Putin ha delineato una transizione irreversibile verso un mondo multipolare, in cui il dominio di una singola potenza è sostituito da una concertazione tra grandi attori globali. Ha sottolineato come questo processo non sia guidato da ambizioni egemoniche, ma da una necessità storica: “L’unipolarismo è morto nel momento in cui ha preteso di essere eterno” (TASS, 19 giugno 2025). La Russia, insieme a partner come Cina, India e i paesi del Global South, si pone come garante di un equilibrio che non soffochi le identità nazionali, ma le metta in dialogo.
La guerra in Ucraina: “Russi e ucraini sono un solo popolo”
Sul conflitto in Ucraina, Putin ha ribadito con forza una visione che unisce storia, identità e destino comune:
– The Washington Post, 20 giugno 2025
Questa dichiarazione riflette la convinzione profonda della leadership russa che il conflitto non sia una guerra tra Stati, ma una lotta interna a una civiltà slava e ortodossa, manipolata da interessi occidentali per indebolire la Russia. Putin ha aggiunto: “La NATO ha usato l’Ucraina come un ariete contro di noi, ma non potrà spezzare il legame spirituale tra i nostri popoli” (RT, 21 giugno 2025). La narrazione russa presenta il conflitto come un atto di difesa non solo territoriale, ma culturale e identitario, contro un Occidente che cerca di imporre i suoi valori universali.
Economia sovrana e autosufficienza: “Nessuna recessione”
Sul piano economico, Putin ha dipinto un quadro di ottimismo e resilienza, smentendo le previsioni catastrofiche degli analisti occidentali:
“La nostra priorità è garantire una crescita economica stabile e sovrana. Alcuni parlano di stagnazione o recessione. Non solo non lo permetteremo, ma i numeri dimostrano che stiamo vincendo questa sfida” ( Reuters, 20 giugno 2025)
Il presidente ha evidenziato i successi della Russia nel superare le sanzioni occidentali: la crescita del PIL, stimata al 3,8% per il 2025 secondo il Fondo Monetario Internazionale (TASS, 18 giugno 2025), la stabilità del rublo, l’aumento delle esportazioni energetiche verso Asia e Africa, e il boom del settore agricolo, che ha reso la Russia uno dei principali esportatori mondiali di grano. “Le sanzioni ci hanno costretto a guardare dentro di noi, e abbiamo scoperto risorse che non sapevamo di avere” (Sputnik, 19 giugno 2025). Questo messaggio di autosufficienza economica è un pilastro della strategia russa, che punta a ridurre la dipendenza dai mercati occidentali e a consolidare partnerships con i paesi BRICS.
Verso una sinergia civile-militare
Un punto centrale del discorso di Putin è stato il superamento della tradizionale divisione tra settori civili e militari, proponendo un modello produttivo integrato:
Questa visione riflette la necessità di una Russia forte e autosufficiente, capace di affrontare sia le sfide geopolitiche che quelle interne. Putin ha citato esempi concreti, come i progressi nell’industria aerospaziale e nella produzione di droni, che combinano applicazioni militari e civili. “La nostra forza non è solo nei carri armati, ma nelle idee che guidano il nostro sviluppo” (RT, 20 giugno 2025). Questo approccio pragmatico è stato accolto con entusiasmo dagli investitori presenti al Forum, che hanno visto nella Russia un modello di stabilità in un mondo in crisi.
Dalla competizione all’equilibrio
Il cuore del messaggio di Putin non è un’esaltazione della potenza russa, ma una proposta di trasformazione globale. La Russia non cerca di sostituire l’egemonia occidentale con una propria, ma di costruire un sistema basato sull’equilibrio e sul rispetto reciproco:
“Non si tratta di ideologia, ma di sopravvivenza. O cambiamo la logica della competizione in una di cooperazione, o il mondo resterà intrappolato in un gioco di scacchi infinito, dove ogni mossa è una minaccia e ogni sconfitta un’escalation” – Reuters, 20 giugno 2025
La Russia propone un ordine armonico
In un mondo in cui l’Occidente sembra smarrito, la Russia di Putin appare come un faro di stabilità e chiarezza, pronta a costruire un futuro in cui la sovranità e l’equilibrio siano i pilastri di una nuova armonia globale.
In questo momento cruciale della storia, Putin propone la Russia non come potenza egemone, ma come forza equilibratrice, un ponte tra il tramonto dell’illusione unipolare e un futuro multipolare ancora in costruzione. La Russia, afferma, non intende imporsi con la coercizione, ma farsi promotrice di una partecipazione tenace, aperta, capace di trasformare il rischio di escalation globali in occasioni di cooperazione, evitando che le alleanze internazionali si trasformino in vincoli geopolitici.
La visione russa di un ordine mondiale plurale non è un costrutto ideologico, ma una filosofia operativa: un approccio che riconosce nella diversità un principio generativo, non un ostacolo da neutralizzare. In questo quadro, Mosca si propone come una delle poche realtà capaci di tradurre questa sensibilità in pratica politica, rivendicando una cultura del pensiero che rifiuta l’uniformità imposta e valorizza la molteplicità come risorsa.
Putin chiarisce che l’obiettivo della Russia non è demolire il vecchio ordine, ma aprire un orizzonte nuovo, libero da imposizioni esterne e da dogmi unilaterali. Non si tratta di espansionismo, ma di creare uno spazio di possibilità condivisa, in cui l’influenza non si misura in forza militare, ma nella capacità di mediazione e ascolto. È questa la differenza tra la geopolitica tradizionale – ridotta spesso a mera spartizione di potere – e una missione storica civilizzatrice.
Mentre altri impongono modelli omologanti travestiti da universalismo, la Russia propone un confronto tra civiltà, un invito al dialogo che i critici scambiano per debolezza, ma che rappresenta un polo di attrazione per chi rifiuta la subordinazione. Paesi come l’India, il Brasile, le nazioni africane e mediorientali non vogliono essere trascinati in logiche esterne, ma affermare la propria sovranità identitaria. La Russia, con la sua capacità di tessere intese sottili e rispettose, si candida a guidare questa nuova polifonia globale, non con la forza del dominio, ma con la sapienza dell’ascolto.
Ne emerge così una nuova architettura internazionale, non fondata sullo scontro, ma intessuta nell’arte della relazione. La Russia si propone come il baricentro di un equilibrio plurale, in un mondo che troppo spesso parla il linguaggio degli ultimatum. La sua forza – sostiene Putin – non risiede nell’imposizione, ma nella proposta: costruire insieme un futuro in cui ogni civiltà possa esprimersi, ogni popolo ritrovare il proprio posto, senza dover rinunciare alla propria identità.