Il falso problema dei migranti, cioè dei clandestini

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La notizia riportata da Indro a firma di Gaiani è  questa:

Pochi giorni fa alcune agenzie e quotidiani internazionali, tra cui ‘Middle East Eye‘, ‘Reuters‘, ‘Sintesis‘, ‘The Times‘, ‘Washington Post‘ hanno riportato che l’Italia avrebbe pagato ben 5 milioni di dollari alle milizie locali libiche per fermare i flussi migratori. Secondo quanto dichiarato ieri dall’AGI, la Commissione europea si rifiuterebbe di commentare le indiscrezioni pubblicate da suddetti media, asserendo che spetta a Roma stessa rilasciare un commento.

Ci si chiede se sia giusto o no, se il governo italiano abbia fatto bene o meno a pagare le milizie libiche che hanno, in pochi giorni, diminuito gli afflussi di ‘migranti’ dell’86%

Per rispondere a questo semplice quesito vediamo di fare un semplice ragionamento – non se fanno molti su questo tema senza far ricorso ai soliti alambicchi usati per pensare.

Le milizie libiche sono costituite da coloro che hanno rovesciato Gheddafi. I governi europei si sono basati su di esse armandole per stabilire la democrazia. Durante il conflitto libico i nostri referenti sono stati individuati in quell’ambito. Le milizie quindi come legittimo rappresentante del popolo libico. In Libia nel dopoguerra ne erano circa 1700, ora non so.
Anche oggi, il sistema di governo – sia quello del gen  Haftar a Tobruk , sia quello del governo fantoccio presieduto da Serraj voluto dagli Usa – si basa sulle milizie. La differenza è che sono state unificate su due poli.  Le milizie non sono un fenomeno sconosciuto, gli Usa si sono basati su di esse per innescare la guerra siriana; almeno nelle prime fasi.

La domanda è se sia stato giusto o no questa soluzione. Domanda assurda: il governo stesso di Serraj si basa sulle milizie di Misurata. Si basa sulle milizie. E’ l’autorità costituita con cui fare i conti.

Non ci va bene? Dovevamo pensarci prima a e se siamo sinceri, prima di porre la domanda, mandare a casa tutti i politici italiani che hanno approvato la guerra libica fonte di questo sfacelo (a cominciare da Napolitano e Berlusconi): si può essere deboli politicamente ma mai abbastanza piccoli da non poter esercitare la libertà dire dire no.

Ma ripiegando su considerazioni più terra – terra: conviene in termini economici? Il flusso dei migranti all’Europa costa 12 miliardi l’anno. .. La risposta è sì.  Quindi all’Italia ed all’Europa per liberarsi dal problema – se vogliono farlo veramente – in termini economici conviene la soluzione di pagare le milizie.  Questo liberebbe anche le coscienze di chi è ingessato dal buonismo quando si tratta di nord africani ma non ha avuto scrupoli durante la guerra libica a farne cacciare , perseguitare o uccidere 2 milioni (accusati falsamente di costituire i mercenari di Gheddafi): tanti erano quelli a cui Gheddafi aveva dato, un lavoro e spesso anche una casa. Taorgha la città fatta totalmente di lavoratori neri, è stata totalmente svuotata proprio dai liberatori.

 Quindi se un problema c’è in Europa, il primo problema è la pudicizia, il moralismo ad orologeria. Ma secondo me c’è un altro problema; è un problema più contingente (non da ‘analisi storica’), è quello che lo stato e le istituzioni fingono di non vedere: se solo il 4% degli africani che sono venuti in Italia sono profughi ed hanno diritto di asilo , cosa ci fanno gli altri a casa nostra?

Visto gli effetti sono sotto gli occhi di tutti, non è difficile capire che questo non è un sistema accettabile, a prescindere dalla cessazione o diminuzioni degli arrivi.

Tradotto, voglio dire che non è accettabile che gente sconosciuta il cui passato è altrettanto sconosciuto , senza documenti , venga accettata e messa ‘in stasi’ o libera di  comportarsi secondo il proprio ‘buon cuore’, quando invece era stato deciso che le regole – per tutti –  fossero altre: se davvero vogliamo aiutare qualcuno in Africa lo si deve decidere tramite ambasciate e consolati che ci sono apposta, e se loro funzioni non bastano si aumentino. Non è certo una novità: sono i consolati che devono fare da filtro e decidere chi può venire, secondo quote annue che tengano conto delle necessità nostre e loro, secondo qualifiche, attitudini, trascorsi, religione etc. , cioè deve essere considerato ogni fattore per cui la scelta sia insieme  positiva per chi fa le richiesta ma anche intelligente per i paesi ospitanti. Credo che le due esigenze si possano coniugare.

Inutile dire infine che l’Africa non va sfruttata e che i cittadini italiani subiscono soprattutto scelte mai rinnegate dai nostri governi. L’esempio della Nigeria – da cui vengono la maggior parte dei ‘migranti’ cioè dei clandestini –  è emblematico: appare paradossale che il reddito pro-capite mensile nel 1° produttore di petrolio dell’Africa (6° nel mondo) sia di soli due dollari mensili.

In realtà, la Nigeria dispone di giacimenti di petrolio e gas di entità tale da poter risolvere tutti i problemi interni. Invece, nonostante le royalties petrolifere delle esportazioni siano elevate, pochi (e solo al sud) ne beneficiano.

Un paradosso che dimostra l’approccio occidentale: i cittadini nigeriani – sta a dire cittadini del paese ai vertici della produzione mondiale di petrolio –  ricevono sussidi internazionali per comperare la benzina. La cosa si rende necessaria perché nel paese si mandano aiuti ma nessun ‘benefattore’  ha pensato di costruire una raffineria. Naturalmente per le multinazionali del petrolio è meglio esportare il greggio  che dare la possibilità di rendere capaci di produrre in loco prodotto finito (almeno per il proprio consumo interno). Queste incongruenze (corruzione e sfruttamento delle risorse)  riassumono quasi tutto il problema della povertà africana. Ma noi riduciamo il problema alla convivenza, all’accoglienza etc, senza andare alle radici.

Altri problemi , per molti paesi africani, sono il debito estero verso l’FMI (che a molti paesi prosciuga interamente il Pil), la corruzione, il costo esorbitante dati dai brevetti per le medicine etc. Per paesi come l’Eritrea il problema è anche la dittatura (al confronto quella di Gheddafi era oro) ma con l’Eritrea facciamo ottimi affari.

Allora se stanno così le cose, è plausibile che noi cittadini italiani ci sobbarchiamo il problema in modo errato (non si risolve così il problema africano e aggiungiamo anche il nostro), innescando un problema sociale esplosivo  che mette in forse la sopravvivenza stessa della nostra tradizione così come è maturata nel tempo? Questo è il punto cruciale. La democrazia non è un toccasana, non assicura nulla e ci stiamo mettendo in condizione di diventare solo un involucro vuoto che non potrà aiutare più nessuno in futuro.

…queste cose sono così complesse difficili da capire? Io direi di no. Ed allora capite che tutte queste interminabili discussioni che vedete in TV , nelle sedi istituzionali politiche o in sede europea ci sono perché qualcuno ha già deciso: se  ora  finge di porre ‘un argine’ è perché ha raggiunto i numeri di ingressi che voleva.. ma ciò durerà finché non deciderà di ‘riaprire i rubinetti’.

Il problema non può essere risolto con la stessa mentalità che lo ha generato. Ricordatevi che i leader politici ci parlano adottando falsi e inefficaci criteri umanitaristici. Ma nelle loro stanze, laddove si maturano le decisioni politiche questi criteri sono esclusi. I criteri ‘umanitaristici’ sono solo adottati all’esterno, verso un popolo che non amandosi più,  non può essere abbastanza umano da rifiutare certi argomenti (falsamente) ‘umanitaristici’.
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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