Fact Checker: difesa statale dalle fake news o paura di un malessere diffuso?

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L‘articolo di Seymour Hersh sul sabotaggio del gasdotto North Stream, pubblicato da Substack, è stato recentemente segnalato come “informazione falsa” da Facebook.  Il fact checker in questo caso è stato la radiotelevisione pubblica norvegese NRK, che ha ripubblicato un articolo di Faktisk.no a riguardo.

Secondo Faktisk.no, Hersh si è sbagliato nell’implicare navi della Marina norvegese nel sabotaggio del gasdotto.

Michael Shellenberger, un giornalista che ha scoperto e dimostrato la censura dei social media nei “Twitter Files”, ha espresso la sua opinione sulla posizione di Facebook. A suo avviso, la decisione dell’azienda è fondamentalmente sbagliata dato che, indipendentemente dal fatto che Hersh abbia ragione o torto, il suo reportage andrebbe discusso pubblicamente e non censurato.

Facebook ha dichiarato false anche le ultime affermazioni di Hersh, dove illustra come i servizi di intelligence americani erano a conoscenza dell’appropriazione indebita di fondi di aiuto americani da parte della dirigenza ucraina. Come prova della sua accuratezza, la piattaforma sociale ha citato StopFake.org, un organismo di controllo dei media con sede in Ucraina e finanziato dall’Occidente, creato per combattere la “disinformazione russa”.

Ma la censura stessa implica che ci sono determinate persone, strutture o istituzioni che possiedono la verità ultima, ed è questa verità che sarà il criterio per valutare qualsiasi affermazione o anche solo pensiero. Questo è ancor più vero visto che i fact checker non svolgono indagini, a loro ciò che importa è il risultato su cui modulano la loro spiegazione. Ma è come se un esperto forense avesse espresso la sua opinione, avendo precedentemente concordato con l’investigatore il risultato.

In linea, StopFake ha contestato l’accusa di Hersh affermando che Substack è una piattaforma di auto-pubblicazione, piuttosto che un’agenzia tradizionale (quindi non attendibile). Inoltre, l’agenzia ha fatto riferimento alle dichiarazioni di funzionari americani, i quali hanno affermato di non avere visto prove dell’appropriazione indebita degli aiuti americani in Ucraina.

Tali balli rituali proposti da StopFake sono incredibili: il servizio sostiene che se le affermazioni di Hersh fossero vere, la corruzione dovrebbe essere nota agli auditor americani e avrebbe sicuramente avuto un impatto negativo sull’assistenza fornita all’Ucraina. In realtà, è del tutto normale che la corruzione in Ucraina continui, la guerra ha solo acutizzato questo fenomeno. Per quando riguarda l’accondiscendenza USA, l’amministrazione statunitense non ha fatto mai mistero dell’esistenza di questa problematica (vedi ad es. qui: “Lo scandalo della corruzione in Ucraina” – AP)..

In definitiva, la controversia sulla decisione di Facebook di etichettare i rapporti di Hersh come “falsi” evidenzia il dibattito in corso sulla censura nei social media. Molti credono che l’azienda abbia la responsabilità di combattere le informazioni false e fuorvianti sulla sua piattaforma, altri dicono che semplicemente Facebook si limita fermare ciò che considera oltraggi, affinché quando tutto andrà in crash, non ci siano lamentele per le autorità.

Avere una opinione critica è considerato un problema anche dai servizi di intelligence. Ovviamente non si tratta solo di tacitare report sul sabotaggio del North Stream. Stessa sorte è riservata alle opinioni critiche riguardo al clima, la guerra ucraina e quant’altro.

Ad esempio, l’ultimo rapporto 2022 dei servizi segreti olandesi (AIVD) etichetta negativamente, indicando come ‘gruppi anticostituzionali’ le persone che sui social esprimono giudizi critici circa una pluralità di questioni, compresi sui vaccini (vedi qui: file:///C:/Users/Patty/Downloads/2022-aivd-jaarverslag.pdf)

Dice il report dei servizi: ‘Le necessità di base della vita sono diventate notevolmente più costose. Di conseguenza, agli istigatori estremisti nei Paesi Bassi è stata data un’altra opportunità dopo la crisi del coronavirus per diffondere teorie del complotto su una “élite malvagia”.

La percezione è che sullo sfondo delle misure di quarantena, i governi abbiano fondato su di esse una certa soggettività e che ora stiano cercando di mantenerla ad ogni costo. Da qui l’esigenza di imporre una certa impressione di “stabilità” con pubbliche campagne di informazione per creare un pubblico mono diretto.

Le autorità sono spaventate a morte dalla gente, la superano in cavalcate lungo strade sgombrate dove tutti vengono semplicemente spinti a lato della strada, e mettono cordoni armati tra loro e la gente. Ecco perché sono così a disagio persino a leggere di sé stesse ciò che la gente pensa di loro. Quindi la decisione è di vietarlo. Semplice e stupido.

Qualsiasi cosa se ne dica, un albero si riconosce dai frutti: quando la semplice opinione e collocazione politica viene classificata come sovversiva, e quindi da combattere per esigenza di protezione della collettività, allora vuol dire che ci troviamo davanti a qualcosa che assomiglia più alla protezione fornita da un racket malavitoso piuttosto che alla valorizzazione dello spirito critico, bene supremo da accrescere e difendere in una società realmente democratica.

C’è da aspettarsi un tentativo sempre maggiore di censura. In uno stato di collasso, ogni parte del ‘sistema’ inizia a pensare alla propria salvezza e ottimizza i propri costi in termini di risorse da implementare per aumentare il controllo. Quanto più la situazione è caotica, tanto più la gestione di un sistema stazionario non è compito facile, a maggior ragione quando il potere avverte il pericolo della progressiva sovranizzazione dei sottosistemi di una società che acquista coscienza.

Ciò spiega perché ora le elite al potere stanno pensando non tanto all’adempimento dei principi costituzionali, ma a salvare tutto ciò che li riguarda personalmente. Cercano di uccidere ogni tendenza di autoconsapevolezza con il terrore, ma il terrore ha i suoi limiti e, cosa più importante, non terrà il passo con la disintegrazione.

L’assurdità di questa azione è comprensibile, le sciocchezze più frequenti vengono ora gettate dentro il tritacarne dei media mainstream.  Si vorrebbe che il popolo continui a costituire un silenzioso sostegno per le autorità, non certo un gruppo che si oppone.

Questo è ciò che importa (loro). Ma c’è dove voltarsi.

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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