Europa dove vai? ReArm Europe, il conflitto tra le élite e la strategia di Trump

Mentre l’Europa si avvia a un’escalation militare senza precedenti, con il piano ReArm Europe da 800 miliardi di euro, voluto da Ursula von der Leyen, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non perde tempo e annuncia un incontro strategico con Emmanuel Macron per l’11 marzo, in cui verrà discussa la formazione di una coalizione militare europea a sostegno di Kiev. Un’alleanza che, nella narrazione ufficiale, dovrebbe garantire la “pace”, ma che nei fatti si traduce in un impegno sempre più diretto nella guerra contro la Russia.

Di fronte a questa accelerazione degli eventi, diventa fondamentale capire le dinamiche reali dietro la spinta bellicista dell’UE e il ruolo di Donald Trump, che invece propone un’inversione di rotta. Il recente incontro tra Trump e Zelensky alla Casa Bianca ha rivelato uno scontro frontale tra due visioni opposte: da un lato, Trump cerca un accordo con Mosca, dall’altro Zelensky e l’élite europea vogliono il proseguimento del conflitto.

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Immagine: Lauren Hurley / No 10 Downing Street, CC BY-NC-ND 2.0 , Flickr

Nel video che segue (di cui riporto subito dopo un riassunto dell’intervento dell’ Economista e scrittore Michele Guzzi ), si analizza in profondità questo scenario, mettendo in luce le contraddizioni dell’Unione Europea, la debolezza strategica del riarmo europeo e il bivio storico di fronte al quale si trova il continente: continuare sulla strada dell’escalation militare o riconoscere il nuovo assetto multipolare e puntare sulla diplomazia.

Di fronte a un’Unione Europea che sembra trascinare i suoi cittadini verso un conflitto suicida, è più che mai necessario analizzare criticamente le scelte politiche in corso. Il transcript che segue fornisce spunti fondamentali per comprendere il futuro dell’Europa e del mondo.

Michele Guzzi rivela due aspetti fondamentali:

  1. L’austerità imposta all’Europa non era una necessità economica, ma una scelta politica e ideologica. Quando si trattava di finanziare ospedali, scuole o infrastrutture, ci veniva detto che non c’erano risorse. Eppure, per il riarmo, i soldi compaiono immediatamente. Questo dimostra che la scarsità di denaro era solo una narrazione utile a mantenere un certo assetto di potere.

  2. Il riarmo europeo è una strategia illusoria e pericolosa. Da un punto di vista militare, non c’è possibilità che l’Europa possa rappresentare una minaccia credibile per la Russia. La guerra in Ucraina ha mostrato che Mosca è in grado di reggere il confronto con la NATO sul piano bellico e industriale. L’Europa, invece, senza il supporto diretto degli Stati Uniti, si trova in una posizione estremamente fragile, come chi tiene in mano un fiammifero acceso senza sapere dove buttarlo.

Nonostante l’evidenza dei fatti, le classi dirigenti europee scelgono di continuare sulla strada del riarmo, anziché perseguire un disarmo controllato e una soluzione diplomatica al conflitto. Questo è esattamente ciò che Trump sembra voler fare: porre fine a una guerra che non è iniziata nel 2022, ma che si inserisce in una più ampia dinamica di sicurezza globale. Il mondo si sta riequilibrando tra nuove potenze e Trump, a differenza delle élite europee, lo ha capito.

La recente visita di Zelensky alla Casa Bianca ha rivelato ancora di più questa spaccatura. Nel video integrale dell’incontro – ora disponibile anche sul Fatto Quotidiano – si vede chiaramente come non sia stato Trump a tendere un agguato a Zelensky, bensì il contrario. Fin dall’inizio, il presidente ucraino ha sfidato apertamente la strategia diplomatica di Trump, rifiutando ogni tentativo di riapertura con la Russia e insistendo sulla necessità di un’escalation. Il sospetto è che dietro questa posizione intransigente vi siano pressioni e appoggi interni non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti. Non a caso, Zelensky aveva partecipato a un evento dei Democratici in Pennsylvania, segno di un possibile allineamento con i settori più bellicisti dell’establishment americano.

La questione fondamentale è che Trump non accetta il ricatto di Zelensky e dei suoi alleati europei. Quando il presidente ucraino ha insinuato che gli Stati Uniti non possono stare tranquilli solo perché separati dall’Europa da un oceano, Trump ha risposto in modo netto: “Non sei nella posizione di dirci quali sono i nostri problemi.” Questa frase è la sintesi perfetta della nuova postura americana: basta farsi trascinare dai vassalli europei in conflitti infiniti e senza possibilità di vittoria.

L’Europa sta commettendo un errore storico colossale. Si sta infilando in una spirale di riarmo senza alcuna strategia realistica, convinta di poter competere con potenze come la Russia e la Cina. Ma la verità è un’altra: l’Unione Europea non ha alcuna possibilità di vincere uno scontro diretto con Mosca. Gli esperti militari concordano sul fatto che, in un conflitto convenzionale, l’intera Europa unita resisterebbe alla Russia per non più di due settimane.

Ci troviamo di fronte a una scelta assurda: anziché tentare di mediare tra Stati Uniti, Russia e Cina per costruire un nuovo equilibrio mondiale, l’UE si trasforma in un’avanguardia bellicista, alimentando l’illusione di poter cambiare i rapporti di forza con una corsa agli armamenti. Ma la domanda è: con quali risorse? Con quali soldati?

  1. Il problema demografico europeo è enorme. Manca la “materia prima” per la guerra: giovani disposti a combattere. A differenza della Russia, che ha a disposizione una popolazione con una forte tradizione militare e vasti territori su cui attingere risorse umane, l’Europa ha una base demografica fragile e un’opinione pubblica largamente contraria alla guerra.

  2. La von der Leyen sta portando avanti un progetto di militarizzazione dell’Europa che non ha alcun fondamento reale. L’idea di destinare fondi del PNRR e di attivare clausole di salvaguardia nel Patto di Stabilità per finanziare il riarmo è un’operazione gravissima. Stiamo parlando di centinaia di miliardi di euro che, anziché essere investiti in sanità, infrastrutture e sviluppo economico, verranno utilizzati per costruire un’industria bellica senza una strategia chiara.

  3. Trump, nel suo cinismo, almeno ha una visione realistica. È un businessman, un affarista spregiudicato, ma ha capito una cosa fondamentale: l’ordine mondiale della Seconda Guerra Mondiale è finito e serve un nuovo assetto. La sua idea è quella di costruire una nuova Yalta, un accordo tra Stati Uniti, Russia e Cina per stabilire nuove sfere di influenza. L’Europa, invece, si ostina a credere di poter dettare le regole, quando in realtà non ha più alcun peso reale nel mondo.

A fronte di tutto questo, la manifestazione del 15 marzo promossa da figure come Michele Serra e il sindacato CGIL rappresenta l’ennesima illusione dell’élite progressista. Sono gli stessi che hanno sostenuto l’austerità, che hanno distrutto l’economia europea con le politiche di rigore, e ora si riscoprono fautori del riarmo. È il paradosso perfetto di una classe dirigente che, pur avendo fallito su tutti i fronti, raddoppia la posta anziché ammettere i propri errori.

La verità è che l’Unione Europea non può essere una potenza militare. La vera sfida per l’Europa non è armarsi fino ai denti, ma trovare un nuovo ruolo geopolitico. L’unica via d’uscita è quella di diventare una potenza di pace, un ponte diplomatico tra le grandi potenze mondiali.

Considerazioni

Siamo di fronte a un bivio storico. Da una parte, la strada della von der Leyen, di Macron e di Starmer, che porta dritta a un conflitto catastrofico. Dall’altra, la possibilità di ridefinire il ruolo dell’Europa in un mondo multipolare. Uscire dall’Unione Europea e costruire una nuova alleanza tra Stati sovrani è l’unica scelta possibile per evitare il terzo suicidio europeo.

Il futuro, nonostante tutto, può essere positivo. Più le élite europee sbagliano, più i popoli prenderanno coscienza della necessità di un cambiamento radicale. Bisogna solo essere pronti a cogliere il momento giusto.