Esiste un problema: i nostri leader hanno una preoccupazione ed è la nostra libera valutazione

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Tutta l’esistenza è relazione. L’uomo nasce da una relazione, vive nelle relazioni.
Tutta la vita cerchiamo relazioni vere, l’amore della nostra vita, la nascita di un figlio, un compito, un lavoro.

Nei rapporti rischiamo la nostra libertà, i rapporti ci fanno maturare, permettono al nostro cuore di allenarsi a riconoscere, a mettersi in sintonia armonica, a fare esperienza.
Ci sono molte cose che richiamano a questo, siamo segnati da incontri, la vita stessa è strutturata così.

La bellezza stessa è relazione, lo stupore ci fa entrare in relazione, ci compiamo in una relazione, rischiamo tutto noi stessi per una relazione vera: una relazione, amore, amicizia, stare insieme è ciò che prediligiamo, perchè cerchiamo ogni cosa che ci riempia, che ci corrisponda, che ci compia, che ci faccia essere lieti.

Possiamo fare a meno di tutto questo? La risposta, per la maggior parte dei casi, è no. Quindi basterebbe solo questa considerazione per escludere gran parte delle decisioni di restrizione delle libertà a cui siamo sottoposti: la situazione di necessità non può prendere il sopravvento in nessun caso di fronte a queste esigenze fondamentali, altrimenti questo corrisponde a disconoscere tutto ciò che ci fa vivere, tutto ciò che ci fa un popolo, a disconoscere le fondamenta stesse della nostra società.

Chi è quindi che desidera una tutela così che dimostra una grande estraneità per questi fattori?

E’ molto chiaro che le decisioni prese correntemente – che restringono tutte libertà personali – non hanno come motore valutazioni di natura esistenziale, sociale o economica, né possono essere intese solo come decisioni ‘sanitarie. Sono invece decisioni politiche che stanno utilizzando un periodo emergenziale per fini terzi.

Perciò, nel caso della pandemia, questa ‘tutela’ ha solo lo scopo di diffondere la paura e di realizzare il proprio progetto europeista evoluto, che – come aveva detto Monti-  ha bisogno di crisi per andare avanti.
I punti fermi di questo progetto corrispondono  per filo e per segno a quello globalista del World Economic Forum di Davos, salvo varianti incidentali.

Tecnicamente, un reset è un re-inizio: nel linguaggio dei computer, la parola significa cancellare tutto il software e i dati da un disco rigido per riformattarlo al fine di una nuova partenza. Trasposto all’attività umana, il reset, la ripartenza, significa in modo molto preciso una rivoluzione: un ritorno alle origini, una trasformazione profonda di tutto ciò che fino ad allora era stato, si faceva e si pensava comunemente. “Del passato facciamo piazza pulita!”. (Osservatorio card Van Thuan)

Le decisioni prese esulano grandemente le sole esigenze sanitarie, tant’è che per l’Italia sono previsti nel progetto per il Recovery Plan 500 milioni di euro in meno.

Quindi  il tentativo continuo di instillare timore con ogni mezzo, è nel senso di avere più potere decisionale per portare i suddetti cambiamenti.

Questi cambiamenti saranno sempre più ineludibili, quanto più durerà la paura e l’emergenza. Perché indebitarsi assicurerà domani la giustificazione per prendere decisioni impopolari.  Ovvero l’obiettivo è cambiare e trasformare radicalmente la società per eliminare tutto ciò che ci rallenta dall’essere più efficienti e moderni.

E’ il potere per cui tutto deve essere omologato, anche in campo sanitario. In linea, per un virus a bassa letalità e curabile, non può esistere un sistema immunitario che reagisce da solo, bisogna indirizzarlo, sperimentando bio- ingegnerizzazioni mai tentate prima. Non è possibile che siano i medici a salvare le persone, ciò non cambierebbe nulla e si tornerebbe come prima. Allo stesso modo, bisogna indirizzare la gente, non si può permettere che di fronte ad una emergenza, la gente si responsabilizzi.  In altri termini occorre qualcosa che creerà un bisogno, che ci faccia dipendenti.

Tutto questo dal lato decisori è un positivo:

Sarà un remake della Rivoluzione francese che affermava, con Jean-Jacques Rousseau, che l’uomo è nato naturalmente buono ma che è corrotto dalla società e che la società stessa deve derivare da un “contratto sociale “in cui le leggi e le norme morali non devono nulla alla legge naturale o divina e tutto alla “volontà generale “? Quello che sappiamo è che nel nome di questa “volontà generale” abilmente guidata, finiamo nelle peggiori tirannie … (Osservatorio card Van Thuan)

Ma occorre qualche piccolo sacrificio. Ciò vuol dire, controllo totale sull’informazione, censura nei confronti dei medici dissenzienti fino alla radiazione dall’albo sono cronaca ricorrente. Insieme ad una martellante informazione a senso unico, ha come fine la cancellazione i nostri vecchi diritti, per sostituirne con dei nuovi.

In altri termini, per girar pagina e entrare nel nuovo mondo, occorre una cessione di sovranità, di quella sovranità che abbiamo dalla nascita e che non è data dallo stato: ovvero data dal fatto che ognuno di noi ad un certo punto c’è e prima non c’era.  Ed i leader mondiali stanno dimostrando che a loro questa cosa non va proprio bene. Stanno dimostrando che per la loro visione del mondo noi siamo consumatori, al massimo cittadini; cittadini da plasmare per far nascere la loro utopica società, il loro utopico mondo felice.

Non trovate che sia così strano? In una epoca dove nessuno crede all’amore e le famiglie si dividono, l’amore ha bisogno di di essere declinato da tecnici oppure dai virologi ed infettivologi, da sociologi e psicologi.

Ovviamente è un puerile escamotage. Questa neutralità scientifica non è un amebe; faciliterà solo il prendere decisioni concrete, più pervasive verso la vita stessa rispetto alla vecchia politica che essenzialmente si occupava di bilanci economici.

L’Europa e l’ alleanza globale in cui si riconosce invece crede di aver assunto in sé un compito messianico. Non è il bene, è oltre. Dice di sé stessa che “E’ una zona di libertà”. Una apertura assoluta, neutrale quindi insindacabile, non criticabile, giusta, monolitica.

Che importa quindi fare qualche piccolo sacrificio di fronte ad una cosa così grande, ad un progetto che si prefigge un miglioramento così meraviglioso che ha messo d’accordo i più ricchi governi sulla faccia della terra?

Già i primi risultati in fondo li possiamo vedere. Se un’Europa più green e digitalizzata la vedremo presto a causa della pandemia, l’aspirazione dei popoli è in parte realizzata. L’Europa è un ambito di libertà: Il Parlamento europeo ha dichiarato che tutta l’Unione Europea è una “zona di libertà LGBTIQ”. E’ un primo passo.

Questo rispecchia la vision di Bruxelles:  l’uomo è il risultato di processi e questi processi vanno perciò governati e migliorati. Per il suo bene e per il progresso e la soddisfazione di tutti.

Però i nostri leader hanno una preoccupazione. Esiste un problema. Questo problema è la nostra valutazione. E siccome la nostra valutazione funziona e diventa più forte se entriamo in contatto – in relazione con altre idee, proposte, visioni, ragionamenti -, dice di volerci preservare dal coronavirus. I nostri leader sono preoccupati di questo circolare di vecchie idee, idee sorpassate, antiquate , non più all’altezza delle sfide, dei tempi…

E’ per questo che hanno inventato il modo per preservarci da questi pericoli, infatti stanno usando risorse immense per proteggere le nostre menti dalle fake news, da pericolose idee alternative, da altre ipotesi, da altre proposte.

Comunque la pandemia deve durare un altro po’, occorre un po’ più tempo. Essendo il cambiamento anche economico, più durerà l’emergenza e più l’indebitamento sarà così grande che solo loro potranno venire a salvare dal disastro economico totale a cui ci avranno portato.

Certo ci inquieta un po’ questa prospettiva. Ma cosa propone questa élite sempre più unita, conforme, scientifica, fatta di esperti del settore, di attori globali? Beh, da loro non ho mai sentito da parte loro una valutazione convincente della vita, della sua essenza, del suo scopo, delle priorità, della coscienza del suo fine. Questo è molto evidente: se chi ha un compito, se chi è al nostro servizio avesse una coscienza retta, una coscienza del fine ultimo, non permetterebbe mai questo stato di cose. Troverebbe soluzioni differenti. Avrebbe cura della persona, troverebbe una soluzione nel senso della cura della persona.
Si prenderebbe cura della persona, della collettività e dello scopo per cui questa collettività esiste.

Anche in guerra , quando la distruzione incombeva, ed il pericolo era tangibile, qualcuno si è preso su di sé dei rischi, la nostra storia è fatta di uomini così. Oggi, invece, gli effetti che noi vediamo sulle nostre libertà , sono gli effetti di decisioni che sentiamo spesso incoerenti, si basano su statistiche, sulla stratificazione di inefficienze colpevoli, si basano su valutazioni contraddittorie che ci hanno condotto fin qui dove ci troviamo.

Infine, credo che anche voi lo abbiate notato: un altro fattore importante è che durante questa ‘emergenza’, l’atteggiamento non è proprio quello del penitente. Eppure in tempi che descrivono così gravi, il clima dovrebbe essere quello Quaresimale, altrimenti perchè si vive e si muore?

Tuttavia, lo vediamo tutti: l’atteggiamento di spirito non è proprio quello di chi si trova davanti ad un pericolo imminente.
Di che si tratta allora? Qual’è il motivo per cui sono prese certe decisioni e non altre, che avrebbero – molto probabilmente – gli stessi risultati?

Beh, la sostanza ed il cuore che fa camminare i nostro governanti, lo abbiamo visto sintetizzato plasticamente al Festival di Sanremo.

Nelle canzoni si esprime l’era in cui uno vive. Le risentiamo e sono la colonna sonora della nostra vita. E questa è la colonna sonora del 2021. Mostra i temi che stanno più a cuore. Mostra i temi più ‘divertenti’ e insieme, la materializzazione di ciò che la grande macchina mondiale del successo sente come ostacolo.

Il Festival di Sanremo è stato in sintonia con noi? Di fronte ad una situazione cosi dolorosa e pericolosa, quello è l’atteggiamento di chi ha timore e tremore di fronte ad un ignoto? Quella è la via per meglio rapportarsi a questo tempo, in un periodo di lontananza e di lacerazione? Oppure è quello il modo con cui ci sentiamo di divertirci e ridere?

No, ma è esattamente ciò che volevano proporre e non è stato un incidente: la rottura di valori ridotti a schemi arcaici quasi malefici, lo sbeffeggiamento del sacro, il disorientamento, la cancellazione di ogni traccia per rinvenire il sentiero, è solo una anticipazione del New Deal.

Quindi se non esiste nulla da preservare, se non esiste nulla per cui rischiare, se non esiste nulla a cui andare, se non esiste nulla a cui ritornare, perchè isolarci così? Cosa stiamo preservando , negando le relazioni e la loro importanza? Negando il fatto che noi siamo quelle relazioni ed in quelle relazioni troviamo la strada?

Non stanno preservando nulla , come non stanno preservando nulla i vari movimenti antifa, BLM che vogliono il nuovo cancellando ogni traccia del passato. Non si accorgono che resteranno sempre numeri, un fenomeno da governare, da pianificare, da guidare, imbrigliare, migliorare, sono già entrati in Netflix…

Vedremo chi vincerà se i consulenti psicologi chiamati a frotte per conformarci al bene, oppure la Resurrezione che riaccadrà in questa Santa Pasqua tanto osteggiata.
Su questo non ho dubbi, ma data la degenerazione attuale, la strada sarà molto impervia e che la Sua Presenza sia invocata nelle relazioni, è essenziale. Perché bisognerà ricostruire da questo.

patrizioricci by @vietatoparlare

 

 

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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