Erdogan rispetta l’accordo con il governo libico di Tripoli. Noi invece rinnegammo quello con Gheddafi.

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Alcune parole di Erdogan ad un evento fanno tornare alla mente due diversi punti di vista riguardo a interesse nazionale e rispetto degli accordi bilaterali.

Il giornale greco  ”Dimokratiki” (Πηγή:www.dimokratiki.gr) riferisce che oggi il presidente turco Erdogan, nel corso di un discorso ai cantieri del Golcuk per la cerimonia di inaugurazione del primo sottomarino Piri Reis,ha sollevato la questione delle isole greche contese nell’Egeo (si tratta dell’arcipelago Kardak, 40 ettari di scogli nell’Egeo il cui status in realtà è regolato dal Trattato di Losanna ma nonostante ciò da anni al centro di una disputa tra Atene e Ankara, probabilmente perché alcune di esse ricche di risorse naturali).

A riguardo il leader turco ha detto: “Coloro che fanno piani di sovranità sulle isole contese nell’Egeo sanno che il campo non è libero”.

Ma non è tanto la questione delle isole dell’Egeo greche che voglio sottolineare a ma qualcosa che ci riguarda direttamente.

Infatti ”Dimokratiki”  riporta le parti essenziali dell’intervento. Ed ad un certo punto a riguardo delle isole contese dice:

Nessuno dovrebbe cercare di escluderci, intrappolarci sulle nostre coste o rubare i nostri interessi finanziari”, ha continuato, aggiungendo che “non abbiamo intenzione di iniziare un conflitto con nessuno per nessun motivo o privare qualcuno dei propri diritti“.

[su_panel shadow=”0px 5px 3px #eeeeee”]La reazione di Erdogan – anche se in questo caso opinabile – fa tornare in mente quando l’Italia nell’ottobre 2010 stipulò importanti  di partnership economica privilegiata con la Libia di Gheddafi ma ci rinunciò con totale disinteresse per la giustizia, come pure per le leggi internazionali, per la sovranità dei paesi, per gli accordi sottoscritti e rinunciando ai propri interessi economici.[/su_panel]

Abbiamo dimenticato troppo presto che da quella scellerata decisione di lavarcene le mani si scatenò il conflitto libico. Alla fine ottenemmo solo l’esodo dei migranti, in parte causato proprio dall’opera di destabilizzazione innescata dall’aggressione alla Libia, che puntò anche all’apparato industriale e alla gigantesca opera di estrazione di acqua nel deserto.

Ovviamente quel “Nessuno dovrebbe cercare di escluderci, intrappolarci sulle nostre coste o rubare i nostri interessi finanziari”, fa pensare.

Sono interessanti le successive parole di Erdogan:

Riferendosi a Grecia, Israele ed Egitto, che si sono opposti all’accordo con la Libia, ha sottolineato che “coloro che si oppongono a noi non hanno alcun senso del diritto e della legge internazionale”.
Il presidente turco ha anche aggiunto che “con i sei sottomarini pronti entro il 2027, continueremo a difendere gli interessi del nostro paese in ogni area della nostra giurisdizione, specialmente nel Mediterraneo”.

Ecco quando oggi in Italia si vuol difendere ”difendere i nostri interessi” si viene tacciati per fascisti e magari interviene la magistratura e sbuca fuori qualche dossier russo.

Guardiamo invece come reagisce la Turchia quando si sente – anche se a torto in questo caso – minacciare nei propri interessi. Sì, un paese della Nato ha reagito minacciando militarmente un altro paese della Nato a nome del diritto internazionale e per la tutela dei propri interessi. In questo caso è dubbio che il diritto internazionale possa giustificare la Turchia che tiene occupata ancora parte di Cipro etc, ma l’episodio costituisce  un utile vademecum di come bisognerebbe tenere la testa alta nelle dispute internazionali, pena di diventare insignificanti  ed irrilevanti oltre a non tutelare i propri interessi nazionali.

Ma altrettanto interessante è la fermezza con cui il leader turco difende gli interessi del proprio paese e gli accordi sottoscritti:

Per quanto riguarda il sostegno militare al governo libico riconosciuto a livello internazionale, ha affermato che la Turchia lo aumenterà se necessario e valuterà le sue opzioni a livello aereo, terrestre e navale. Ha assicurato che la Turchia non ha potuto tornare indietro dai due accordi che ha firmato con la Libia. 

Le dichiarazioni di Erdogan – per quanto ci riguarda – sono molto interessanti: se oggi pensiamo alla Libia, l’Italia prima dell’aggressione della Nato – basata su accuse che si sono rivelate poi ingiustificate – aveva stipulato un analogo accordo di cooperazione economica e non aggressione.

Ora fa specie sentire Erdogan che anche se isolato politicamente sulla questione, si dice pronto ad aiutare il governo libico di Serraj, fino a scendere in guerra contro chiunque vi si opponesse. Ricorderete invece che l’Italia fece ‘spallucce’ alla decisione di lanciare l’operazione Nato contro la Libia. Al coinvolgimento dell’Italia Berlusconi si giustificò dicendo che era stata decisione di Napolitano e lui non poteva farci niente. Naturalmente questo non è vero: furono eloquenti le dichiarazioni del nostro ministro degli esteri che si accodò pedissequamente ed in modo ubbidiente alla narrativa ed alle decisioni francesi.

Inoltre non solo concedemmo le basi per l’aggressione alla Nato per i bombardamenti ma offrimmo anche il nostro asset militare con la portaerei Cavour in missione al largo della Libia, inoltre concedemmo segretamente una nave militare zeppa di armamenti per i ribelli jihadisti (ovvero al-Qaeda nel Maghreb Islamico – Aqmi) e lanciammo raid aerei sulla Libia.

Anche se molti non se ne rendono ancora conto, quella fu e resterà una delle pagine più vergognose della storia italiana. In Italia alimentare una guerra civile era punita con la pena di morte prima dell’abolizione del codice penale del 1948, oggi è questo reato è punito con l’ergastolo. Ma è peggio – come alla fine si è dimostrato – la guerra libica non fu altro che un ”regime change” che provocò 50.000 morti e la distruzione totale del paese..

Inoltre, se pensiamo a come oggi è ridotta la Libia, un tempo il 2° paese più ricco dell’Africa e privo di debiti, capiamo che non è solo questione di vergogna ma di una colpa sostanziale , di un atteggiamento che ha sprofondato nell’abisso del caos e della disperazione un intero popolo.

Da allora il governo italiano si è sempre accodato alle decisioni di altri con la sola preoccupazione di non dispiacere alle alleanze da cui dipendiamo totalmente. Il resto è cronaca: quando si affaccia l’ipotesi che le cose possano cambiare non si vota o scatta l’arma del ricatto. Sembra che ci siamo del tutto dimenticati che al ricatto si può dire anche ‘no’. Il ricatto non giustifica la codardia ed il rinnegamento della Costituzione e dei principi che solo a parole si dice di abbracciare.

La domanda naturalmente è: c’è bisogno di Erdogan per insegnare all’Italia un po’ di dignità e decenza?

patrizio ricci by @vietatoparlare

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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