L’imprenditore interviene al Congresso della Lega e lancia un monito duro e inequivocabile: se l’Europa continua a ignorare l’impatto dell’immigrazione incontrollata, rischia di perdere se stessa.
Un avvertimento che l’Europa non vuole ascoltare
Il 5 aprile 2025, al Congresso Federale della Lega a Firenze, Elon Musk è intervenuto con un discorso diretto e privo di diplomazia, collegato in videoconferenza. Il suo messaggio ha toccato vari temi – dalla libertà d’espressione al peso della burocrazia europea – ma uno in particolare ha colpito con forza: l’immigrazione di massa come minaccia esistenziale all’identità europea.
Con tono pragmatico e teso più alla verità che al consenso, Musk ha affermato senza mezzi termini:
“Sì, l’immigrazione di massa è una cosa folle e porterà alla distruzione di qualsiasi paese che la consenta. Il Paese semplicemente cesserà di esistere.”
Una frase brutale, ma lucida. E soprattutto coerente con l’analisi che l’ha accompagnata.
“Un Paese è il suo popolo, non la sua geografia”
Musk ha toccato un nervo scoperto dell’Europa contemporanea: quello dell’identità. Ha spiegato che non è la posizione geografica a fare una nazione, ma le persone che la abitano, i valori, la cultura condivisa.
“Un Paese non è la geografia, ma le persone che lo abitano. Se svuotate l’Italia dai suoi abitanti e la riempite con persone di culture totalmente diverse, non sarà più Italia.”
Questo principio, tanto semplice quanto tabù per molte élite europee, è il cuore del problema migratorio. L’Europa accoglie, ma non integra. Lascia entrare, ma non costruisce un’unità sociale. E nel frattempo, cambia radicalmente sotto la spinta demografica.
I numeri che non si possono ignorare
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Oltre 1 milione di richieste d’asilo nell’UE nel 2022 (fonte: Eurostat)
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150.000 arrivi via mare in Italia solo nel 2024 (fonte: Frontex)
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Tasso di fertilità medio in Africa subsahariana: 4,6 figli per donna
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In Europa: 1,5 figli per donna, con trend demografico in calo costante
Il risultato? Una pressione migratoria strutturale, non emergenziale. E una classe dirigente europea che finge di non vedere.
“Vedremo massacri di massa in Europa”
Una delle frasi più forti di Musk è stata una previsione inquietante:
“Vedremo uccisioni di massa in Europa. Dei massacri veri e propri. I vostri amici, le vostre famiglie, i vostri figli saranno tutti a rischio.”
Non è allarmismo, dice Musk, ma semplice estrapolazione dei dati: i numeri degli attacchi terroristici aumentano, mentre le risposte politiche rimangono fiacche. I media minimizzano, e l’opinione pubblica si disillude.
La realtà delle “enclave” e l’integrazione fallita
A Bruxelles come a Stoccolma, da Malmö a Molenbeek, interi quartieri si sono trasformati in zone dove lo Stato è assente e i valori occidentali non hanno più presa. La convivenza è una parola vuota quando mancano le condizioni minime per costruire appartenenza e reciprocità.
Musk non si sofferma sulle responsabilità ideologiche, ma denuncia il vuoto strategico:
“Non c’è un piano. L’Europa non sa dove sta andando. E se continuiamo così, semplicemente non ci sarà più Europa.”
Empatia o ipocrisia? La contraddizione morale dell’Europa
Tra le righe più taglienti dell’intervento di Elon Musk, c’è un’accusa che va oltre il tema migratorio in senso stretto: la denuncia dell’ipocrisia morale di una certa classe politica europea. Secondo Musk, molti leader si presentano come paladini dell’umanitarismo, pronti a commuoversi di fronte ai migranti e a invocare l’accoglienza, ma sono gli stessi che – con altrettanta leggerezza – sostengono guerre per procura, alimentano conflitti, e sacrificano intere generazioni nel nome di strategie che non hanno sbocchi.
“Ci sono persone che cercano di dare la sensazione di avere empatia, ma in realtà non sono empatici affatto. Chi è a favore della guerra sembra empatico verso gli immigrati, ma in realtà è un’ipocrisia.”
Il cuore del ragionamento è questo: l’empatia non può essere a senso unico. Non può essere rivolta solo a chi arriva da fuori, ignorando la sofferenza dei propri cittadini, dei soldati mandati a morire, delle famiglie costrette a convivere con instabilità, insicurezza e disgregazione culturale. Musk accusa apertamente chi, a parole, si dice solidale, ma nei fatti trascura la vita reale delle persone comuni, europee, costrette a pagare il prezzo di politiche disfunzionali.
Questa forma di umanitarismo selettivo, spacciato per virtù, è secondo Musk una maschera dietro cui si nasconde una visione cinica del potere. Un’empatia di facciata, che serve a legittimare scelte irresponsabili e a zittire chiunque osi sollevare dubbi.
In questo senso, Musk ribalta la narrazione dominante: la vera empatia è anche difendere la stabilità di un Paese, il diritto dei figli a crescere in sicurezza, la possibilità per una società di esistere senza frammentarsi.
L’Europa vassalla: quando la debolezza diventa strategica
Un altro punto fondamentale, passato quasi sotto traccia nel discorso di Musk ma denso di significato geopolitico, è quello sulla posizione dell’Europa nel mondo. Musk esprime il desiderio di una collaborazione solida tra Europa e Nord America, ma mette in guardia da una realtà che è sotto gli occhi di tutti:
“C’è già un’alleanza, ma spero che potrà essere un’alleanza più stretta, più forte… L’Europa deve essere libera, non vassalla.”
Questa frase racchiude una critica tagliente: oggi l’Europa è un alleato subordinato, non un partner alla pari. La sua dipendenza dagli Stati Uniti è evidente in ambito militare (basti pensare alla NATO e alla guerra in Ucraina), economico (tecnologia, energia, debito), e perfino culturale. L’Europa sembra aver smarrito la volontà – e la capacità – di parlare con voce propria.
In questo senso, l’immigrazione incontrollata, il declino demografico e l’atomizzazione culturale non sono solo problemi interni: diventano leve di controllo esterno. Una società divisa, indebolita e disorientata è più facilmente gestibile, più predisposta ad accettare soluzioni imposte dall’alto – o da fuori.
È il ribaltamento perfetto della retorica europeista: invece di emanciparsi, l’Europa si sta rendendo funzionale a interessi che non le appartengono, perdendo ogni residuo di autonomia strategica. Musk non lo dice apertamente, ma lo lascia intuire: il vuoto identitario dell’Europa sta preparando il terreno a un nuovo tipo di colonialismo, non più militare, ma culturale, economico e sistemico.
Oriana Fallaci e Elon Musk: due voci, un solo allarme
A distanza di vent’anni, le parole di Musk sembrano far eco a quelle che Oriana Fallaci lanciava con forza in La Rabbia e l’Orgoglio. Anche lei parlava di una civiltà europea in bilico, minacciata non tanto da invasioni militari, quanto da un’immigrazione non integrata, da un multiculturalismo di maniera e da una cecità colpevole delle élite.
La differenza sta nello stile: Fallaci usava una prosa viscerale, densa di passione e dolore per un’Europa che amava e vedeva crollare. Musk parla come un ingegnere globale, razionale, quasi freddo. Ma entrambi vedono la stessa cosa: un continente che nega l’evidenza e rifiuta di difendersi.
E soprattutto, entrambi rivendicano il diritto di una civiltà a esistere, a proteggere la propria identità senza essere accusata di odio o intolleranza. Per Fallaci era una battaglia di coscienza, per Musk una questione di sostenibilità strutturale. Ma il messaggio è lo stesso: senza identità, non esiste futuro.
Conclusione: guardare in faccia la realtà prima che sia tardi
Elon Musk non propone muri, deportazioni o slogan da campagna elettorale. Non offre soluzioni facili, ma pone una domanda difficile: per quanto tempo ancora l’Europa potrà fingere di non vedere?
L’immigrazione incontrollata non è il problema in sé: lo è l’assenza totale di visione, di gestione, di volontà di affrontare il tema fuori dalle gabbie ideologiche. Lo è il progressivo svuotamento culturale, il rifiuto di difendere ciò che rende l’Europa ancora riconoscibile: la sua storia, la sua coerenza interna, il suo spirito critico.
“Un Paese cessa di esistere quando perde la propria identità.”
Questa non è una provocazione, è una descrizione. E l’Europa – dice Musk – è ormai pericolosamente vicina a quel punto di rottura. Se non si inverte la rotta, la dissoluzione sarà graduale, ma inevitabile.
La domanda, ora, non è se Elon Musk abbia ragione su tutto. La domanda è: possiamo davvero permetterci di ignorarlo ancora?