E riecco nuovamente la fake dei russi e dei siriani che “bombardano gli ospedali”

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Il report Syria’s hospitals face systematic attacks: report” di Deutsche Welle, o DW, (una emittente pubblica tedesca di radiodiffusione a livello internazionale che trasmette via satellite attraverso 5 canali, radio e internet in 30 lingue), sostiene che negli ultimi dieci anni, le forze governative siriane e russe hanno effettuato 400 attacchi contro gli ospedali siriani.

Inoltre, per dar maggiore credito e riprendere il problema della ‘brutalità di regime’,  viene stigmatizzato l’episodio del bombardamento avvenuto poco tempo fa al  “Kafr Zita Cave Hospital , che “è stato costruito all’interno di una montagna nel 2014 dopo che gli ospedali della zona sono stati distrutti dagli attacchi del regime…”

Nel report DW afferma che “il Kafr Zita Cave Hospital non è l’unica struttura medica ad essere stata attaccata durante il conflitto in Siria” ma che esso fa parte di vasta  “campagna “intenzionale” delle forze siriane e russe “per distruggere ospedali”.

DW riferisce che queste accuse sono state raccolte in un documento fornito dal Syrian Archive , un’organizzazione con sede a Berlino che “mira a curare la documentazione visiva delle violazioni dei diritti umani nel conflitto siriano”.

DW non si pone neanche la domanda sul perchè – pur non essendoci nessuna campagna militare russo-siriana in corso per liberare  centri abitati –  , la Ong Syrian Archive” si sia premurata proprio adesso di “pubblicare  un database che suggerisce che oltre il 90% degli attacchi documentati agli ospedali aveva caratteristiche di targeting deliberato”.

Eppure, sarebbe bastata solo un po’ di buona volontà per approfondire e verificare la veridicità di quanto dichiarato dalla Ong. Ovviamente prima di rilanciare un report di una certa gravità, è criterio giornalistico minimale considerare la fonte e poi verificare, senza giudicare a priori con pregiudizio.

In questo caso, non ci voleva molto per verificare che la Ong Syrian Archive è solo una organizzazione ‘ombrello’, giacché Syrian Archive non ha fatto altro che riproporre esattamente quanto già pubblicato nel 2017 dalla organizzazione americana ‘Syrian American Medical Society’ (SAMS) che, appunto, riportava già a quell’epoca 400 attacchi sugli ospedali, accusando Russia e Siria di attacchi deliberati.

E’ anche noto che il conflitto in procura ancora in corso in Siria, si serve potentemente dell’allineamento dei principali media ed addirittura dell’assoldamento di agenzie di PR da parte dei governi che hanno promosso il regime change e la narrativa.

Dei 78 ospedali di Aleppo dichiarati nel rapporto in realtà ne esistevano solo 4

In particolare, quel rapporto affermava che dei 400 attacchi  73 attacchi confermati (ovvero il 42% del totale) si sarebbero verificati nella metà di Aleppo, controllata dai “ribelli”.

Questo – come ha anche confermato il dr. Nabil Antaki  (fratelli Maristi) in una intervista -, è impossibile. E’ documentabile che all’inizio del conflitto ad Aleppo erano funzionanti solo 4 ospedali.

Questo è solo uno dei tanti dati incongruenti: in Aleppo non esistevano tutti quegli ospedali di cui ha parlato ampiamente la cronaca dell’epoca. Inoltre, secondo le SAMS, risulta che uno stesso ospedale fu bombardato 13 volte.

Queste ed altre incongruenze sono state rilevate nel 2017 e pubblicate come congrue dal gruppo di giornalismo investigativo Bellincats che ha ripreso un report di DFR una organizzazione di indagini legata al Consiglio Atlantico. Quest’ultima – sebbene abbia una certa angolazione-  alla fine riconosce che i resoconti dei media erano falsi e la storia degli attacchi agli ospedali costituisce un caso di propaganda anti-siriana e anti-russa. L’argomento ignora la spiegazione più semplice: che gli ospedali hanno continuato a lavorare nonostante siano stati colpiti.”  I dati sono disponibili qui: https://medium.com/@DFRLab/last-hospital-in-aleppo-e1ede0486c06

Qui invece Bellincats prova che l’attacco all’ospedale Al Sakour di Aleppo costituisce una falsa accusa: https://www.bellingcat.com/news/mena/2016/11/09/fact-checking-russias-claim-didnt-bomb-another-hospital-syria/

Accuse dello stesso tenore di oggi, furono lanciate contro i russi lo scorso novembre 2015, quando si disse che avevano bombardato gli ospedali di  Sarmin e le strutture sanitarie allocate nei centri di Al-Eis, Al-Hader, Han-Tuman, Al-Zirba e Latamna. Ma solo a Sarmin c’era un ospedale ed era indenne

Per chi vuole alcuni altri miei approfondimenti: 1) Sui bombardamenti degli ospedali di Aleppo molte imprecisioni e omissioni; 2) Davvero tanti dubbi sugli ospedali ‘mirati’ dagli aerei siriani e russi ad Idlib.

In definitiva, chi di voi ha seguito le vicende siriane , sa molto bene come ‘gli ospedali siriani’ siano stati usati per una campagna denigratoria per supportare l’idea del “perfido e criminale regime” che bombarda gli ospedali.

Questa narrativa è stata rilanciata ogni qualvolta erano le forze governative e gli alleati che si accingevano a riprendere un pezzo di territorio. Basti pensare che mentre l’intera città di Aleppo –  dove vivevano più di un milione di persone -, tutta l’attenzione era rivolta ai ‘ribelli’ che invece ne controllavano praticamente tutte le strade e avevano chiuso il rifornimento idrico alla maggior parte della popolazione, bersagliandola continuamente con ogni sorta di ordigno.

Il Kafr Zita Cave Hospital era abbandonato quando è stato minato

Questo è solo un accenno per far chiarezza sul  contesto. Ma esaminiamo l’accusa all’aeronautica russa che all’inizio del mese avrebbe nuovamente bombardato il Kafr Zita Cave Hospital.

DW afferma che il Kafr Zita Cave Hospital è stato costruito a quasi 20 metri sul fianco di una montagna nella speranza di sfuggire agli attacchi aerei. Ma, che sfortunatamente, la struttura medica delle caverne fu attaccata più volte negli anni successivi fino a quando i ribelli furono cacciati dall’area. All’inizio di questo mese, l’ospedale – secondo DW – è stato completamente distrutto dalle forze russe, con i media russi che affermavano che era per impedirne l’uso da parte dei terroristi. ( Fonte: https://www.dw.com/en/syrias-hospitals-face-systematic-attacks-report/a-56811097).

In realtà le cose  stanno diversamente: il Kafr Zita Cave Hospital è stato ripulito da qualsiasi cosa di valore e danneggiato dagli stessi gruppi ribelli mentre si stavano ritirando nel 2019 .

Successivamente, per un anno e mezzo è stata semplicemente una grotta vuota dietro le linee del fronte SAA, fino a quando i russi non hanno deciso che fosse un rischio per la sicurezza per future posizioni fortificate dei militanti e hanno fatto saltare in aria gli ingressi una settimana fa. Cercare ora rigirare la cosa come un “attacco all’ospedale” è più che stupido. Né stavano cercando di “cancellare” qualcosa, esiste addirittura un reportage TV: https://www.youtube.com/watch?v=RDGEzWuUDUw (Tra l’altro questo video sottolinea che ciò che è stato abbandonato lasciando indietro molto materiale che mai per le sanzioni,  è possibile reperire oggi nelle aree governative).

Conclusione

Concludendo, è molto grave che una testata come DW dia voce in maniera così acritica a simili menzogne. Se poi consideriamo che questa non è altro la strategia comune di una parte in guerra, allora la cosa è ancor più grave e desolante. Le fake ormai sono fatte  ‘alla luce del sole’, e chi le propone è sicuro di un generalizzato consenso.

Perciò non ci si cura nemmeno di costruirle in modo meno dilettantesco.

La vittima naturalmente non è solo solo la Russia o la Siria ma soprattutto è la verità di cronaca,  il che si traduce poi nella costruzione di ‘ragioni’ per poter acuire e rinfocolare i conflitti a piacimento. E’ molto chiaro che l’articolo di DW  non voglia far altro che alimentare la narrativa prevalente sulla Siria e riproporre le vecchie bugie delle guerre ‘umanitarie’. Queste menzogne sono di supporto a chi vuole  una ripresa del conflitto e si appresta ad organizzarla. In attesa, i media lucidano loro i machete.

In definitiva, due su tre ospedali siriani alla fine del conflitto attivo, sono stati danneggiati. I nosocomi sono messi stati a rischio dai ribelli stessi che vi installavano postazioni e depositi munizioni o addirittura comandi operativi. Mettere dispositivi militari vicino agli ospedali od addirittura dentro, mette a rischio gli ospedali stessi.

I tentativi da parte del governo di riprenderseli hanno provocato progressivi danneggiamenti e spesso sono successivamente diventati inservibili per le battaglie che vi si sono sviluppate intorno. Questa valutazione  è corroborata da molte fonti, ove compreso l’americana AAAS (vedi qui: http://www.aaas.org/sites/default/files/AAAS-Syria-Hospitals-5152014.pdf).

Sopra: ospedale al Kindi di Aleppo distrutto dai ribelli

Quindi parlare di campagne o attacchi deliberati contro gli ospedali è frutto di una precisa strumentalizzazione di fatti che hanno altre spiegazioni. La dinamica delle battaglie urbane le conosciamo molto bene. Se ricordiamo lo stato in cui ancora oggi si trova parte della città irachena liberata dagli americani, Mosul (con il relativo ospedale raso letteralmente al suolo), ci rendiamo conto di quanto disonesto e di parte, sia giocare in maniera sleale con i fatti drammatici che hanno caratterizzato i 10 anni di guerra.

Vorrei infine ricordare che – ultimo ma non per ultimo -, è alquanto ipocrita stigmatizzare la condotta di guerra applicando il metodo di ‘due pesi e due misure’, quando la stessa coalizione occidentale – che ora sfodera report ad orologeria –  per giustificare altre aggressioni, ha causato fino all’inizio del 2020 almeno 70.000 morti per malattie croniche non curate, avvenute per la mancanza di forniture mediche decretate dalle sanzioni (fonte: Il Disasters Emergency Committee – DEC, organizzazione internazionale che coordina vari interventi in territori di guerra).

Se si vuole veramente la fine del caos siriano, delle ingiustizie  e della sofferenza dei siriani, DW auspichi che le grandi potenze cessino l’occupazione e sollevino le sanzioni: il popolo siriano ricomincerà a vivere.

patrizioricci by @vietatoparlare.

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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