È meglio Trump o Biden?

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C‘è una certa predilezione per l’ex presidente Trump da parte di molti italiani, secondo i quali – con riferimento alla guerra ucraina – con Trump avremmo avuto una soluzione negoziata e non una guerra, “perché questo era il suo stile (nessuna nuova guerra in 4 anni di presidenza e ottimi rapporti con Putin)”. Ma tale convinzione, più che fondata su dati reali, sembra basata su ‘leggende metropolitane’ e sull’aleatorietà di “ciò che sarebbe successo”.

Se è vero che la gestione politica interna di Trump è stata senz’altro migliore di quella dell’attuale capo della Casa Bianca, Biden, è anche vero che il periodo della presidenza Trump è stato caratterizzato da molte promesse e da tante contraddizioni, soprattutto in politica estera.

Le contraddittorietà di Trump in politica estera

Ad esempio, Trump ha promesso il ritiro dalla Siria (ma non l’ha fatto) anzi voleva fare uccidere Assad ed ha riempito il suo staff dei peggiori neocon come Bolton, Mattis, Pompeo, MC Master. E nel 2018 ha espulso 60 diplomatici russi e chiuso il consolato russo di Seattle; in Ucraina ha proseguito il riarmo e l’appoggio alla giunta neonazista. Per il caso Navalny e Skripal (mai provati) ha comminato severe sanzioni contro la Russia.

Rilevanti anche le uscite da numerosi accordi internazionali, come quello di Parigi sul clima, oppure quello sui missili INF a medio raggio e l’accordo nucleare con l’Iran firmato nel 2015.

In linea con la retorica di “eliminare il regime brutale di Theran” considerato ‘destabilizzante’, a gennaio 2020 Trump ha ordinato un attacco con droni che ha ucciso il generale iraniano Qassem Soleimani all’aeroporto di Baghdad mentre era ufficialmente in missione diplomatica. Il gen. Soleimani ebbe un ruolo chiave nel neutralizzare l’ISIS in Siria.

A novembre 2020 Trump voleva attaccare l’Iran per distruggere una sua centrale nucleare ma il suo staff lo sconsigliò perché “un attacco contro le strutture iraniane sarebbe potuto degenerare con facilità in un conflitto più ampio“.

Allo stesso modo, è stato sempre sotto scacco della sua stessa amministrazione. Uno degli episodi più evidenti è stato l’incontro con Kim Yong – Un. Come ricorderete quell’incontro quasi fu cancellato per le dichiarazioni al vetriolo con il presidente coreano, e subito dopo l’incontro storico con Trump fu lanciata una vasta esercitazione che simulava un attacco alla Corea del Nord.

Altri punti: differenze di Biden e Trump sulla Crimea

L’assunzione orale del privato cittadino Trump nel 2022 secondo il quale ‘sotto la sua amministrazione la guerra in Ucraina non sarebbe mai avvenuta” contraddice direttamente la posizione ufficiale dell’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Trump, espressa nella ” Dichiarazione di Crimea ” di M. Pompeo del 24 luglio 2018, in cui gli Stati Uniti si sono impegnati a non riconoscere mai l’annessione russa della Crimea.

La “Dichiarazione di Crimea” dell’amministrazione americana guidata da Trump ha proclamato l‘inalienabilità della Crimea dall’Ucraina :
“Gli Stati Uniti ribadiscono come politica il loro rifiuto di riconoscere la pretesa di sovranità del Cremlino sui territori sequestrati con la forza in violazione del diritto internazionale. Insieme ad alleati, partner e comunità internazionale, gli Stati Uniti rifiutano il tentativo della Russia di annettere la Crimea e si impegnano a perseguire questa politica fino al ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina.
Gli Stati Uniti invitano la Russia a rispettare i suoi principi di vecchia data e a porre fine alla sua occupazione della Crimea“.

In contrasto con la dichiarazione di Crimea dell’amministrazione Trump, l’attuale presidente degli Stati Uniti Biden, nel suo articolo politico “Ciò che l’America farà e non farà in Ucraina” non solo non ha menzionato la proprietà ucraina della Crimea, ma ha anche rifiutato con aria di sfida di sostenere l’integrità territoriale dell’Ucraina , omettendo nel detto articolo questo classico requisito per superare le conseguenze dell’aggressione. Inoltre, affermando in questo articolo che ” non farà pressioni sul governo ucraino – pubblicamente o privatamente – per fare concessioni territoriali “, Biden ha quindi riconosciuto la possibilità fondamentale non solo di tali concessioni da parte dell’Ucraina, ma anche tale pressione da parte della sua amministrazione.

Le dichiarazioni orali di un privato cittadino Trump in merito alla non adesione dell’Ucraina alla NATO e al rifiuto dell’Ucraina della Crimea ripetono la posizione ufficiale dell’attuale amministrazione dell’Ucraina , registrata ai colloqui di Istanbul nel marzo 2022.

‘Liquidità’ della politica statunitense

Infine, occorre dire che le dichiarazioni degli ultimi presidenti degli Stati Uniti sono sempre da prendere ‘con il contagocce’, perché è ormai chiara che è invalsa una certa regolarità nello smentire sé stessi a seconda di come sia la convenienza del momento o per ossequio di determinate ‘alleanze’.

Certo, la politica attuale perseguita dai DEM è quanto di più deleterio e pericoloso possa avvenire per il mondo intero. Non per ultimo, la perquisizione nella villa dell’ex presidente Trump, è in linea con tutta una serie di abusi di potere, manipolazioni basate sul controllo delle masse tramite i media ed i social, finte indagini come il “Russiagate”, uso sei servizi e della giustizia, costruzione di campagne ‘ad hoc’ per indirizzare la pubblica opinione, probabili brogli elettorali…  Ormai la cronaca stessa rende palese l’illegalità che è diventata normalità sotto la presidenza Biden.

Tuttavia, pur riconoscendo quanto sia pericolosa per il mondo intero l’amoralità resa sistema dall’universo DEM, se l’alternativa fosse avere ancora Trump come prossimo presidente non sarebbe proprio una apoteosi di luce. Il giudizio complessivo sugli USA non può essere risolto con l’alternanza tra leadership ambigue, entrambe incapaci di cambiare il Deep State o recidere i legami tra la Casa Bianca e le forze militari- finanziarie che eterodirigono la politica statunitense.

L’agenda internazionale di Washington,  basata sulla ideologia “universalistica” dell’imperialismo americano e sul Washington Consensus, può cambiare solo con la cessazione di un mondo unipolare guidato esclusivamente dagli Stati Uniti a favore di un mondo multipolare ove le sovranità degli stati siano riconosciute.

VPNews

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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