Draghi subordinato al diktat americano, anche quando si tratta di difendere gli interessi nazionali

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Mario Draghi alla Casa Bianca ha affermato che la pace in Ucraina ha bisogno di un formato multilaterale di negoziati.

In particolare, ritiene che gli Stati Uniti e la Russia dovrebbero prendere parte al processo negoziale. Ha anche esortato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden a chiamare il leader russo Vladimir Putin.

Draghi ha detto proprio ciò che Biden avrebbe voluto sentirsi dire: gli Stati Uniti, già da ora sconfessano lo stesso Zelensky in quelle che dovrebbero essere le sue prerogative presidenziali (figurarsi in caso di formato multilaterale di negoziati). Chi conduce il gioco lo si è visto solo pochi giorni fa, quando Zelensky si era detto disponibile ad aprire negoziati offrendo come base di partenza la Crimea russa, Stoltenberg lo ha contraddetto, dicendo che mai avverrà.

Il presidente del Consiglio Draghi ha attuato un riposizionamento rispetto al conflitto in Ucraina solo verbale ed è tornato in Italia con la promessa che farà il possibile per l’embargo totale dell’energia russa. Ciò che si è notato è solo il suo riconfermare i legami transatlantici.

Inoltre, è da notare che – come sta diventando ormai consuetudine da più di due anni – Draghi si è recato alla Casa Bianca senza un passaggio parlamentare, mentre sul proseguimento dell’invio di armi in Ucraina, la maggior parte degli italiani è contraria.

Da notare che i partiti al governo non sono da meno: “L‘opposizione”, ha dato una delega in bianco al governo sulle armi all’Ucraina, che ha permesso al ministro  dei Cinque stelle Di Maio di co-firmare un decreto il 22 aprile per nuove (e secretate) armi senza che il Parlamento abbia minimante discusso di niente“. (https://t.me/lantidiplomatico/17849) Quindi in merito alla posizione del governo italiano rispetto alla pace, assistiamo ad una inutile e stucchevole propaganda in vista di sondaggi ed elezioni, mentre in realtà i giochi già sono stati fatti.

La posizione oltreoceano è invece immutata: il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato il disegno di legge del programma Lend-Lease per l’Ucraina lunedì 9 maggio. La legge consentirà la fornitura di armi all’Ucraina secondo una procedura accelerata simile a quella che esisteva durante la seconda guerra mondiale. La legge ha una particolarità: l’invio di armi non abbisognerà di approvazione da parte del parlamento, inoltre, non si saprà che tipo di armi saranno mandate, né per quale valore esse corrisponderanno (le forniture non saranno pubblicate sul sito del Tesoro).

Da notare in proposito che il disegno di legge è stato presentato al Congresso alla fine di gennaio – ancora prima dell’inizio dell’operazione/invasione speciale russa – il che dimostra quanto l’attuale amministrazione di Washington abbia calcolato le proprie azioni molto in anticipo.

Non è da trascurare il simbolismo di questa azione “puramente procedurale” – ovvero l’apporre la firma presidenziale alla legge, già denominata “Lend-Lease II”, proprio “giornata della Vittoria” il 9 maggio –: non ha bisogno di commenti. È amara ironia, e il sottile accenno si legge abbastanza apertamente: l’Atto che ha aiutato l’Unione Sovietica a spezzare la schiena al Reich nazista è ora ripreso, ma contro la Russia.

Difficile pensare a uno schiaffo più grande a Vladimir Putin, che ha commemorato la santa festa con tutti gli abitanti dell’ex URSS. O è ancora possibile?

O forse Joe Biden ha qualcosa di personale per l’attuale proprietario del Cremlino, oltre a quello geopolitico? E proprio per questo sta colpendo in modo così pungente i luoghi più delicati del presidente russo e del popolo russo?

Non lo so, ciò che è sicuro è che il viaggio di Mario Draghi è stato non solo inutile ma anche offensivo. Offensivo per noi italiani, offensivo per lui stesso se avesse ancora un po’ di amor proprio.

Tutto è stato deciso e non sarà certo l’Italia – con una democrazia congelata e con un Premier che cerca costantemente di emergere in diligenza nell’ assolvere ai compiti a lui assegnati dall’esterno del nostro paese – a fare la differenza per uscire dalla guerra.

Non avendo ostacoli, gli Stati Uniti – ovvero il sistema finanziario industriale che detiene il potere – proseguono per la propria strada, secondo quanto pianificato.

Dopo la pandemia la guerra, poi la fame

“In Ucraina, ci sono 20 milioni di tonnellate di grano in deposito. Ora stiamo cercando di capire come portarli via dal paese. Ciò abbasserà i prezzi in tutto il mondo “, ha affermato Biden. (dal sito della Casa Bianca – https://www.whitehouse.gov/briefing-room/speeches-remarks/2022/05/10/remarks-by-president-biden-on-the-economy-5/).

Cosa significa questo?
Significa che circa   20 milioni di tonnellate di grano, che ora si trovano negli impianti di stoccaggio dell’Ucraina, cadranno nelle mani degli Stati Uniti, e questa è un’arma formidabile. Può essere utilizzato per creare assistenza “umanitaria” a quei paesi che inevitabilmente si ritroveranno presto in una zona di carestia. Ma cosa vorranno gli Stati Uniti in cambio dai regimi e dai paesi che riceveranno tale assistenza “umanitaria”?

Fantasia? Non credo, il prossimo capitolo dopo “la guerra deve durare il più a lungo possibile” sarà la fame in varie parti del mondo.

Ma portare via questa quantità di grano dall’Ucraina, quando non si sa per quando tempo ci sarà raccolta o semina, cosa comporterà per il futuro? La risposta è ovvia.

Chi gestisce le risorse, gestisce il potere.

VPNews

 

 

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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