Dopo l’esercitazione di Mosca e Minsk, segue quella occidentale in Ucraina, presente anche l’Italia

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Est Europa, esercitazioni militari, nuove armi per Kiev e Minsk e le solite tensioni

Esercitazioni militari congiunte – Sia Mosca con Minsk (e non solo), che Kiev con i partner NATO, in queste settimane si trovano alle prese con imponenti esercitazioni militari. Le prime (Zapad 2021 – dal 10 al 16 settembre), si sono tenute in quattordici poligoni tra Bielorussia e Russia, coinvolgendo circa 200 mila uomini e 700 mezzi.

A queste manovre hanno preso parte nuovi armamenti, tra cui veicoli da combattimento pilotati a distanza. Queste esercitazioni hanno destato allarme tra i Paesi baltici, la Polonia e l’Ucraina, tanto che diversi governi hanno risposto organizzando a loro volta esercitazioni militari: migliaia di militari polacchi sono stati chiamati a simulare improvvisi spostamenti di importanti contingenti e mezzi verso le frontiere orientali, mentre in Lettonia, nel cuore della capitale, è stata simulata un’operazione speciale volta a contrastare una ipotetica comparsa degli “omini verdi”. Oltre a seminare panico e terrore tra la popolazione ignara del motivo delle sparatorie realistiche nel centro di Riga, i comandi dell’esercito hanno dovuto anche dovuto constatare il ferimento (reale) di tre militari.

La risposta di Kiev alle esercitazioni volute da Mosca avrà luogo a giorni, il 22 settembre, quando inizieranno le operazioni denominate “Joint Efforts 2021”. I militari ucraini, affiancati da colleghi provenienti da 16 paesi del blocco NATO, mostreranno i propri muscoli nelle acque del mar Nero ed in quello d’Azov.

Nuove esercitazioni militari in Ucraina, presente anche l’Italia

Dal 22 al 30 settembre nei poligoni militari ucraini, nelle acque del Mar Nero e del mare d’Azov si terranno le esercitazioni internazionali “Joint Efforts 2021″. Il tenente generale Sergey Naev, comandante dell’operazione militare ucraina in Donbass (Operazione Forze Congiunte), ha affermato che all’esercitazione prenderanno parte delegazioni di 15 paesi alleati facenti parte del blocco NATO. Saranno presenti anche militari italiani.

“Fa molto piacere che Italia, Francia, Estonia e Lettonia abbiano espresso il desiderio di prendere parte alle esercitazioni“, ha commentato Naev al giornale online Ukrinform.

Le esercitazioni coinvolgeranno elicotteri degli eserciti rumeno e slovacco, aerei canadesi, veicoli è noto che alle operazioni prenderanno parte corazzati della Slovacchia, navi rumene, circa 85 carri armati, circa 50 sistemi di artiglieria pesante e 30 aerei.

Lo scopo delle esercitazioni è quello di elaborare una risposta congiunta ad un’ipotetica offensiva militare nei confronti dell’Ucraina. Considerando anche la collocazione geografica dell’evento, è chiaro che le manovre vogliono dare un ennesimo segnale alla vicina Russia. Ancora una volta l’Italia si presta a questi giochi politici, per altro quando non è espressamente tenuta a farlo. Infatti, come ha riferito l’ufficiale ucraino, l’Italia è uno di quei paesi che si è proposto spontaneamente di partecipare alle esercitazioni, anche se rimane poco chiaro con quali forze.

Tutte queste esercitazioni, stando a quanto riferito ufficialmente dagli organizzatori, vengono impostate in chiave difensiva. I Paesi baltici, la Polonia e l’Ucraina non perdono occasione per dipingere Mosca come minaccia, affermando di temere l’invasione dei loro territori. Eppure è Mosca a rimanere costantemente sotto attacco politico ed economico per mezzo di sanzioni e tentativi di destabilizzazione di ogni genere. L’unica cosa che può fare è tentare di compattare attorno a sé (anche con esercitazioni militari) i paesi alleati, come appunto la Bielorussia.

Contraerea per Minsk e droni a Kiev 

Da oltre un anno i rapporti tra l’Ucraina e la Bielorussia vanno progressivamente deteriorandosi. In seguito alle elezioni presidenziali bielorusse dello scorso anno Kiev, seguendo le orme dei paesi occidentali e nonostante Minsk fosse un ottimo alleato (spesso in contrasto con gli interessi della Russia), ha messo in dubbio la legittimità di Lukashenko. Il risultato delle tensioni oggi è visibile sulla linea di confine, la quale rischia di diventare linea di scontro, dove non mancano provocazioni. Pochi giorni fa un cippo di frontiera bielorusso è stato preso a fucilate da ignoti che hanno sparato dal territorio ucraino. A questo fatto non è stato dato troppo risalto, ma è chiaro che l’aria che tira non è delle migliori.

Andrei Demchenko, portavoce della Guardia di Frontiera d’Ucraina, riferendosi al confine con la Bielorussia ha affermato: “abbiamo dispiegato abbastanza forze e mezzi, comprese le nostre unità di combattimento e reparti di reazione rapida addestrati e dotati di attrezzature e armi per condurre operazioni di combattimento”.

Dall’altra parte Alexander Lukashenko, in occasione della visita alle esercitazioni militari sopracitate, ha annunciato che Minsk intende acquistare armi per un valore di oltre un miliardo di dollari dalla Federazione Russa. Si tratta in promo luogo dei sistemi missilistici antiaerei S-400, con i quali coprire i 1200 km di confine a sud, con l’Ucraina, ritenuto fino a pochi mesi fa un settore non ostile. Questo annuncio è stato fatto il 13 settembre, quando a Kiev hanno ufficializzato un nuovo ordine alla Turchia per 24 nuovi droni Bayraktar TB2 (ufficialmente l’esercito ucraino ne possiede già 12).

L’arsenale bellico ucraino verrà ampliato anche da nuovi Javelin e altre armi non specificate, grazie ai recenti accordi tra i presidenti Zelensky e Biden. Kiev attende la consegna di questi armamenti entro la fine dell’anno.

Da Rangeloni News

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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