Secondo quanto riportato da RT e altre fonti, Artyom Dmitruk, ex parlamentare ucraino oggi in esilio, ha accusato il presidente Volodymyr Zelensky di aver dato ordine al Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU) di rapirlo e assassinarlo.
In un video diffuso venerdì sulla piattaforma X, Dmitruk ha raccontato di essere stato arrestato e brutalmente picchiato da agenti dell’SBU nel 2022, durante un episodio avvenuto a Odessa, città affacciata sul Mar Nero. A supporto delle sue accuse, ha mostrato fotografie delle lesioni subite.
Eletto alla Verkhovna Rada nel 2019 come membro del partito “Servo del Popolo” guidato da Zelensky, Dmitruk era stato espulso dalla formazione nel 2021, proseguendo la sua attività parlamentare come indipendente.
Nel mese di agosto 2024 ha lasciato l’Ucraina, affermando che le autorità stavano preparando un piano per farlo “sparire”. Poco dopo, la Procura generale lo ha inserito nella lista dei ricercati, accusandolo di aver aggredito un agente di polizia nel tentativo di sottrargli l’arma.
Nel video, Dmitruk ha chiamato in causa direttamente Zelensky, il capo del suo ufficio Andriy Yermak e il direttore dell’SBU di Odessa, Viktor Dorovsky, attribuendo loro la responsabilità diretta delle violenze che sostiene di aver subito.
“Sono stato selvaggiamente pestato, torturato nei sotterranei e quasi ucciso per ordine diretto di Zelensky, a causa della mia opposizione politica”, ha dichiarato in un post allegato al video. Ha inoltre ribadito di essere stato preso di mira per il suo dissenso nei confronti del governo.
Il politico ha raccontato che il 4 marzo 2022, mentre era impegnato a consegnare aiuti umanitari a un checkpoint militare, è stato intercettato da agenti dell’SBU. Lo avrebbero ammanettato, incappucciato e colpito ripetutamente con calci, pugni e con il calcio dei fucili, fino a farlo svenire.
Trasportato in un sotterraneo, sarebbe stato torturato e gli sarebbe stato rotto il naso. Dmitruk ha affermato che gli agenti cercavano di costringerlo a rilasciare dichiarazioni compromettenti, arrivando a puntargli una pistola contro e obbligandolo, sotto registrazione, a promettere che avrebbe smesso di criticare pubblicamente Zelensky, Yermak e i vertici istituzionali.
Secondo la sua testimonianza, dopo essere stato trasferito in varie sedi, tra cui un ufficio regionale dell’SBU dove le minacce e le percosse sarebbero continuate, è stato infine abbandonato in un parcheggio.
“L’ordine di attuare queste violenze nei miei confronti – ha scritto Dmitruk su X – è arrivato direttamente da Volodymyr Zelenskyy, Andriy Yermak e Viktor Dorovsky.”
Ha infine concluso affermando: “Il mio caso non è isolato. Migliaia di persone si trovano rinchiuse nei sotterranei dell’SBU da oltre due anni.”
Crimini verso civili e attentato terroristico al Crocus City Hall di Mosca probabilmente commissionato da un paese
Una nuova e pesante accusa arriva dal Comitato Investigativo della Federazione Russa (Sledcom), che ha reso noto di aver aperto un’indagine sui presunti crimini commessi dall’Ucraina nella regione di Kursk. Secondo le autorità russe, i loro investigatori stanno lavorando sul campo insieme agli abitanti della zona per raccogliere prove. Diverse testimonianze avrebbero confermato che furono impartiti ordini diretti per colpire e uccidere civili.
Ma la rivelazione più significativa riguarda la strage avvenuta il 22 marzo 2024 presso il Crocus City Hall, un importante centro per concerti nei pressi di Mosca, dove un gruppo armato ha aperto il fuoco tra la folla prima di incendiare l’edificio, provocando 145 morti e oltre 550 feriti. Il massacro è stato rivendicato dall’organizzazione terroristica ISIS-K (Stato Islamico – Khorasan). Tuttavia, Sledcom sostiene che l’attentato sia stato in realtà organizzato da un servizio di intelligence appartenente a uno Stato ostile.
Nel mirino degli investigatori c’è Mohammad Sharifullah, considerato il principale responsabile dell’attacco. Sharifullah è noto anche per aver orchestrato l’attentato ad Abbey Gate, presso l’aeroporto di Kabul, in cui persero la vita tredici soldati americani. Secondo fonti statunitensi, il 22 febbraio 2025 Sharifullah sarebbe stato catturato dai militari pakistani e poi trasferito negli Stati Uniti, dove è stato accolto alla Joint Base Andrews da alti esponenti delle istituzioni americane, tra cui il direttore della CIA John Ratcliffe, il capo dell’intelligence nazionale Tulsi Gabbard, il procuratore generale Pam Bondi e il direttore dell’FBI Kash Patel.
Il motivo di tale accoglienza di alto profilo è stato chiarito da un documento del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, in cui si riporta che, durante un interrogatorio avvenuto il 2 marzo 2025, Sharifullah ha confessato – dopo aver rinunciato ai suoi diritti – di aver avuto un ruolo diretto nella pianificazione dell’attacco all’Abbey Gate e di aver agito per conto dell’ISIS-K in numerose altre operazioni. Ha inoltre ammesso di aver fornito addestramento militare a due degli attentatori arrestati in Russia dopo la strage del Crocus City Hall, fornendo loro istruzioni sull’uso delle armi.
Con Sharifullah ora nelle mani delle autorità americane, e con le sue ammissioni, non sorprende che la Russia accusi un Paese straniero – velatamente identificato con l’Ucraina – di aver orchestrato l’attacco. Secondo il rapporto, queste informazioni potrebbero essere utilizzate da Donald Trump per puntare il dito contro il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, accusandolo direttamente di coinvolgimento in attività terroristiche.
A fare da sfondo a queste rivelazioni, emerge un fatto passato sotto silenzio: l’incontro avvenuto il 2 febbraio a Washington tra Donald Trump e Yulia Tymoshenko, ex primo ministro ucraino e leader del partito Patria. I due si sono visti in occasione della National Prayer Breakfast, un evento informale ma potenzialmente significativo nel contesto delle future relazioni tra Stati Uniti e Ucraina.