Dimissione del presidente della Bolivia, Morales: non è un fatto di steccati ideologici, né di brogli elettorali…

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In queste ore che seguono le dimissioni del presidente della Bolivia Morales, leggo sui social due schieramenti, uno che difende Morales ed uno che lo critica aspramente. La maggior parte delle posizioni sono ideologiche. Molto raramente leggo giudizi che partono dall’oggettività dei fatti: che Morales sia da tredici anni al potere non può considerato di per sé irregolare. Sapete quanti anni che la Merkel è cancelliere? Lo è dal 22 novembre 2005.

Riguardo alle accuse di frodi elettorali, si tratta di accuse mai supportate da elementi oggettivi. Inoltre è tecnicamente difficile che in Bolivia ci siano frodi: questo può più facilmente avvenire in Italia che in Bolivia dove  il voto è elettronico. Ma perché il voto in Bolivia il voto è elettronico? La ragione è molto semplice: sarebbe più complicato truccare i risultati e le macchine sono, a differenza degli uomini, infallibili (uniche eccezioni che gli esperti fanno è per la privacy).

Allora capiamo benissimo che le ragioni poste dall’opposizione alla protesta sono leggere: il risultato con cui Morales ha vinto con il 47,08% dei voti, contro Carlos Mesa (36,51%) non è in discussione.

Non è in discussione neanche che la Bolivia con Morales ha trovato uno straordinario progresso economico adottando un modello economico perfettamente funzionante. D’accordo: molti boliveriani non erano contenti della rielezione di Morales il 20 ottobre. Ma lui aveva la maggioranza di consensi. … allora che facciamo? Abbiamo fatto finta di votare? Che tipo di democrazia è mai questa? In Italia che maggioranza ha il nostro governo? Nessuno si sogna di mettere a ferro e fuoco il paese (e mi sembra giusto). Allora perché questo ragionamento non lo è  più, se si parla di Bolivia?

In tutti i modi, immediatamente dopo la fine dei conteggi con il voto elettronico (sicuro al 100%), l’opposizione sostenuta da Argentina, Brasile, Stati Uniti e Organizzazione degli Stati americani, ha gridato alla frode . Ciò ricorda che la democrazia postmoderna implica la vittoria della minoranza neoliberista, che ha ancora alcune difficoltà con i processi elettorali, ma – come abbiamo visto spesso in Italia negli ultimi anni – superabili..

Riassumendo: Morales non ha potuto chiedere il conteggio dei voti perché non è possibile, non c’è il cartaceo. Nel frattempo sono continuati i disordine e le violenze, poi ha acconsentito ad un nuova votazione. Ma non è bastato: è arrivato l’invito dell’esercito di dare le dimissioni.

Come sappiamo a questo punto. l’invito dell’esercito non era un consiglio ma l’ultima fermata prima di una rimozione forzosa. Morale così si è dimesso ed è partito per il Messico che gli ha dato asilo. Sembra che fosse scattato già un mandato di arresto per lui.

Nel frattempo la sua residenza è stata invasa da gruppi di violenti e gli arresti sono iniziati. Tra questi c’è anche quello del presidente del Supremo tribunale elettorale Maria Eugenia Choque, e del suo vicepresidente Antonio Costas che non hanno dovuto fare altro che sancire i risultati del conteggio elettronico. Cosa gli si dovrebbe imputare loro è un mistero. Sta di fatto che sono stati prelevati da individui mascherati dell’esercito per presunti irregolarità elettorali.

Cosa accadrà adesso? Per il momento i tumulti si sono calmati. La prima cosa che probabilmente farà un governo di salvezza nazionale – se si farà – sarà la privatizzazione degli idrocarburi. Penso anche che ci si rivolgerà nuovamente alla Germania – o chi per lei –  per lo sfruttamento del litio , scoperto in grande quantità in un enorme pianura salata (la produzione di diversi laghi prosciugatisi in diverse epoche preistoriche), il ” Salar de Uyuni”.

Morales non si era limitato ad esportare solo il prodotto grezzo ma voleva esportarlo dopo aver costruito le batterie con l’aiuto della Germania. Così nel 2019 si era concluso un accordo con Berlino con l’ACI System di Berlino per la realizzazione  a Potosi di un impianto per la realizzazione di batterie direttamente con il litio che si trova nel lago: Salar de Uyuni contiene il 47% mondiale di Litio (la materia prima -preziosissima –  con cui si costruiscono le batterie). Ma con la Germania ci sono state difficoltà: “La realizzazione del progetto si è interrotta il 4 novembre con un altro decreto presidenziale che ha cancellato l’autorizzazione al progetto, indispettendo sia il governo locale, sia l’industria incaricata”.  Dopodiché sono iniziati i tumulti (Ciò è descritto molto bene su Scenari economici).

Allora che dire ancora? E’ normale cambiare un governo violentemente da parte di una minoranza perché non piace ad una minoranza del paese, anche se la più ricca, anche se supportata dall’esterno? Ci sono interessi?  La risposta è sì. Morales ha nazionalizzato tutto. Ciò faceva contenti tutti? La risposta la sappiamo. Le guerre avvengono dove ci sono risorse.

Facciamoci semplicemente delle domande, solleviamo dubbi. Non poniamoci su barricate ideologiche e vediamo serenamente i fatti, sempre. Partiamo dai fatti e poi liberamente diamo il nostro giudizio. Scegliamo il mondo che vogliamo. Ma mai stravolgere la realtà.

patrizio ricci by vietatoparlare

[su_panel shadow=”0px 5px 3px #eeeeee”]Comunque in chiusura apprendo inaspettatamente che “l’Onu, Osa, Unione europea (Ue) e la Cina. Russia, Messico, Uruguay, Venezuela, [Argentina], Cuba e vari organismi internazionali (Gruppo di Puebla e l’Alba, Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America) definiscono “colpo di Stato” l’obbligo di rinuncia imposto a Morales con il contributo decisivo dei militari” (Repubblica). [/su_panel]

 

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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