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Home Editoriale ULTIMI POST

‘Damascus’: uno sguardo di salvezza sulla Siria

2 Dicembre 2018
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‘Damascus’: uno sguardo di salvezza sulla Siria
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Rimettere l’umano al centro di un conflitto che lo supera di molto: questa è l’ambizione di ‘Damascus‘, un documentario girato a Damasco tra il 2015 e l’inizio del 2017.  Anche se la forma non è sempre perfetta, l’importante è altro. Questo film è un messaggio di speranza, una lezione sulla vita stessa, che offre uno sguardo di salvezza sulla Siria. Lungi dall’essere schiacciata dal conflitto, questa società dispiega la sua immensa ricchezza, la sua cultura del rispetto e della libertà. Un messaggio di fraternità e tolleranza.   La regista Myrna Nabhan sceglie davvero di concentrarsi sulla vita, più che sulla morte. Nonostante l’inferno quotidiano che vivono, i Damasceni continuano ad andare avanti. È toccante, bello, commovente e necessario.

 In Gallia e altrove, lo zero non è un numero, è uno strumento e una rappresentazione del nulla. 23.000.000 di siriani nella mente di un occidentale o di un giornale sono 23 e sei piccoli nulla. Ma quando un uomo apre il suo negozio per vendere nulla per giorni, zero diventa un numero e non rappresenta più il nulla; rappresenta la fede e la speranza.  (Septième Art et demi)
“Damascus”: dare un volto alla guerra in Siria
 

di GAËLLE MOURY

Politologa come formazione, Myrna Nabhan offre un’altra immagine del conflitto siriano attraverso le testimonianze incrociate dei suoi abitanti. Nata in Belgio da padre siriano e madre marocchina, Myrna Nabhan cresce a Damasco. All’età di 18 anni, torna a Bruxelles per studiare scienze politiche e poi studio dei conflitti presso l’ULB. Un percorso e un’identità multipli che sono parte integrante di lei, del suo modo di vedere il mondo. Anche una forza, che l’ha spinta a voler mostrare la Siria in modo diverso rispetto alle immagini di guerra e di edifici devastati.
“Il conflitto è iniziato appena dopo la fine dei miei studi”, dice la giovane donna. Ho continuato ad andare e tornare dalla Siria perché ho ancora la famiglia lì. Durante i miei viaggi, osservavo come le persone cercassero di vivere in questa situazione che le superava completamente. Poi ho iniziato a condividere la mia esperienza sotto forma di testimonianze per diversi media (La Libre, Le Vif e l’Huffington Post in particolare, ndr). “. Testimonianze che interessano molto i lettori. Myrna Nabhan decide quindi di continuare il suo lavoro con un approccio documentario. “Ho vissuto con questa realtà ogni giorno. A volte ero arrabbiata di essere in Belgio e non poter fare nulla. Perciò mi sono chiesta cosa sapevo e cosa potevo fare. Così ho iniziato a realizzare piccoli video sulle domande che le persone mi ponevano in Belgio. Chiedevano se c’erano ancora edifici in piedi, oppure volevano sapere se le donne fossero state tutte rapite da Daesh o se i bambini potevano ancora andare a scuola. Ho identificato i problemi che interessavano e poi ho iniziato a costruire qualcosa al riguardo. “
Inizialmente, il progetto era modesto, girato in GoPro e finanziato attraverso il crowdfunding. Poi poco a poco è cresciuto, diventato professionale fino a diventare un film.
https://www.cinenews.be/fr/films/damascus/videos/58811/
Damas, Là où l'Espoir est Le Dernier à Mourir - Photo 3
“Damasco, la città che non dorme mai è diventata una città che non dorme più  “
“Concentrarsi sulla vita e non più sulla morte”
“L’obiettivo non era nè commuovere nè mostrare le cose in modo asettico. Volevo mantenere la testimonianza genuina come, dal parrucchiere, si può parlare di un colore dei capelli e due minuti dopo di un missile. Volevo parlare della Siria in un altro modo: oltre le bombe. Concentrarsi sulla vita e non più sulla morte, sulla guerra. Dimostrare che sono persone come te e me, che hanno le stesse aspirazioni. Non possono più solo sopravvivere. Le cose sono un po’ migliorate, il grado di violenza è forse diminuito, ma è un paese distrutto. Distrutti i legami interpersonali. C’è una società, delle persone da ricostruire ancor prima di ricostruire gli edifici. Più di due milioni di bambini non vanno più a scuola. Sono la Siria di domani. “

Girato tra il 2015 e l’inizio del 2017, il film è basato su molteplici testimonianze che hanno una cosa in comune: la speranza e il sorriso commovente di queste persone che lottano per la vita. “Parlare di speranza durante una guerra può sembrare strano ma, in effetti, non lo è. È un film sulla resilienza e questo fenomeno non ha confini. L’abbiamo provato anche in Belgio dopo gli attentati: siamo stati toccati nella nostra carne, nei nostri valori, ma abbiamo continuato ad andare avanti. Questa è una delle armi migliori rispetto all’atrocità di un conflitto.”

traduzione dal francese di Gb.P.

https://plus.lesoir.be/180423/article/2018-09-25/damascus-un-regard-salvateur-sur-la-syrie
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Autore

Patrizio Ricci associato Freelance International Press (FLIP), Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Coofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

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