Un attacco senza precedenti: la cronaca dell’operazione
L’operazione americana “Midnight Hammer” ha rappresentato uno spartiacque nella crescente tensione tra Iran, Israele e Stati Uniti, gettando benzina sul fuoco di un conflitto potenzialmente globale. Durante un briefing al Pentagono, il generale Dan Caine, capo degli Stati Maggiori Riuniti, ha fornito i dettagli dell’azione: sette bombardieri strategici B-2A Spirit, decollati dalla base di Whiteman (Missouri), hanno completato una missione di 37 ore, la più lunga dai tempi del post-11 settembre.
Sei velivoli hanno colpito il sito sotterraneo di Fordow con dodici GBU-57 Massive Ordnance Penetrator (MOP), bombe da 13,6 tonnellate progettate per penetrare bunker, mentre un settimo B-2A ha colpito Natanz. Parallelamente, 30 missili da crociera Tomahawk sono stati lanciati da sottomarini nucleari contro Natanz e Isfahan. In totale, sono state impiegate 75 munizioni a guida di precisione, supportate da F-15E e F-22A, che hanno neutralizzato le difese aeree iraniane.
Il generale Caine ha parlato di “tattiche di inganno“, con alcuni B-2A che hanno simulato una rotta verso il Pacifico per confondere i radar iraniani, in una manovra top secret condivisa solo con pochi alti pianificatori.
La reazione immediata: tra propaganda e danni incerti
Il presidente Donald Trump ha rivendicato il successo dell’operazione su Truth Social con un messaggio trionfante: “Fordow is gone”. Tuttavia, l’Organizzazione per l’Energia Atomica dell’Iran ha smentito una distruzione totale: “Nessun aumento anomalo di radioattività. Il programma nucleare continua”.
Secondo Amwaj.media, gli USA avrebbero avvisato Teheran il 21 giugno, consentendo l’evacuazione dei siti e lo spostamento delle scorte di uranio arricchito. Immagini satellitari pubblicate da Al Jazeera mostrano crateri a Fordow, ma non è chiaro se i bunker sotterranei siano stati effettivamente colpiti.
La risposta iraniana: fuoco e minacce globali
L’Iran ha reagito con veemenza militare e retorica di guerra. I Pasdaran hanno dichiarato: “La guerra è iniziata”. Il ministro Abbas Araghchi ha definito l’attacco “criminale e con conseguenze eterne”. In risposta, 30 missili balistici sono stati lanciati su Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa, ferendo 86 persone e causando gravi danni. Fonti iraniane confermano l’uso del Kheibar, missile a lungo raggio di nuova generazione.
Secondo Kayhan, il consigliere di Khamenei avrebbe invocato attacchi contro navi USA e la chiusura dello Stretto di Hormuz, giudicata da JD Vance come “suicidio economico”.
Possibili mosse iraniane:
- Attacchi diretti contro basi USA in Iraq, Siria o nel Golfo Persico
- Blocco dello Stretto di Hormuz, con impatti devastanti sui mercati energetici
- Guerra ibrida, con attacchi informatici e sabotaggi tramite proxy come Hezbollah
- Corsa al nucleare, con presunti contatti tra Iran, Corea del Nord e Pakistan, secondo ZeroHedge
Le critiche interne a Trump e il ruolo del Partito Democratico
L’operazione ha scatenato una tempesta politica negli Stati Uniti. Trump, accusato di aver trascinato il paese in un conflitto senza l’approvazione del Congresso, è sotto attacco sia dai suoi sostenitori che dagli oppositori. Steve Bannon, ideologo del movimento MAGA, ha definito l’attacco “una manovra orchestrata da Israele” per coinvolgere gli USA in una guerra non necessaria, accusando Trump di tradire la base isolazionista. Il giornalista Tucker Carlson ha rincarato la dose su X, definendo l’operazione “un errore strategico che ci costerà caro”.Anche il vicepresidente JD Vance avrebbe espresso dubbi, secondo fonti anonime citate dal Financial Times, lamentando che “Netanyahu stia trascinando gli USA in un conflitto senza fine”.
Il Partito Democratico ha colto l’occasione per un’offensiva coordinata. Il leader della maggioranza al Senato, Chuck Schumer, ha dichiarato: “Trump non ha il diritto di guidare da solo la nazione in guerra”. Alexandria Ocasio-Cortez ha evocato la possibilità di un impeachment, accusando il presidente di violare la Costituzione. I media mainstream, come CNN e The New York Times, hanno amplificato la narrativa di un Trump “impulsivo” che agisce contro gli interessi nazionali, con titoli come “Gli USA entrano in guerra”. Questa campagna mediatica e politica sembra mirata a indebolire Trump in vista delle elezioni di medio termine del 2026, sfruttando la retorica anti-guerra che lo stesso Trump aveva usato contro Biden per il conflitto ucraino.
Il ruolo di Israele e il “Deep State”
La pubblicazione Breitbart (ed io nel precedente articolo “L’Attacco all’Iran come strumento per abbattere Trump… “) descrive l’operazione come un tentativo delle élite globaliste di sabotare l’agenda “America First” di Trump. Secondo queste narrazioni, il conflitto servirebbe a distrarre l’opinione pubblica da questioni interne e a giustificare un’espansione del controllo militare-industriale.
Conseguenze geopolitiche
Sul piano economico, il rischio di un blocco dello Stretto di Hormuz potrebbe portare a un aumento dei prezzi del petrolio fino a 200 dollari al barile, secondo analisi di Bloomberg. Questo colpirebbe duramente i consumatori americani, rafforzando la narrativa democratica di un Trump responsabile di un “deterioramento del tenore di vita”. In Italia, la premier Giorgia Meloni ha espresso preoccupazione, sottolineando la necessità di “riportare tutti al tavolo negoziale”, mentre il ministro della Difesa Guido Crosetto ha avvertito che “la risposta iraniana potrebbe coinvolgere obiettivi americani nella regione”.
L’operazione “Midnight Hammer” ha rafforzato l’immagine di Trump come “leader deciso” presso i suoi sostenitori più fedeli, ma ha anche esposto la Casa Bianca a critiche interne e internazionali. Senza una vittoria rapida, che appare improbabile dato il rifiuto iraniano di capitolare, Trump rischia di rimanere intrappolato in un conflitto prolungato. Questo scenario offre al Partito Democratico e ai presunti “globalisti” un’opportunità per screditarlo, dipingendolo come un presidente che viola la legge e trascina gli USA in una “guerra infinita”. Le elezioni del Congresso del 2026 saranno un banco di prova: un’eventuale perdita della maggioranza repubblicana potrebbe paralizzare l’agenda di Trump, minando il suo potere e distruggendo l’immagine di “pacificatore” su cui ha costruito la sua campagna.
Vedremo quali saranno le prossime mosse di Russia e Cina. Per la Russia, in particolare, è cruciale che Donald Trump rimanga saldo sulla scena politica. Uno scenario in cui il “Deep State” tornasse a dominare la politica americana sarebbe infatti estremamente negativo per – nel contesto della guerra in Ucraina – per noi tutti che non abbiamo alcun peso nelle decisioni di una leadership europea completamente fuori da ogni logica razionale.
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PER APPROFONDIMENTI: L’Attacco all’Iran come strumento per abbattere Trump (e la Sovranità)