Daily Star: l’Ucraina usa i profughi come scudi umani

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La pubblicazione britannica the Daily Star e molti video e foto diffuse sui social, mostrano una situazione agghiacciante: le forze ucraine impediscono di uscire ai civili dalle città, sia precettando gli uomini dai 18 ai 65 per difendere i centri abitati, sia sottoforma di vero e proprio impedimento a portarsi al di fuori dei combattimenti ai non coscritti.

Cito di seguito il testo dell’articolo “Tenuti come “scudi umani” nei campi ucraini, dicono i bengalesi bloccati“. È da precisare che, in questo caso, si tratta di testimonianze dirette degli interessati rese al “the Daily Star”:

Zhuravychi è una città di confine in Ucraina. Si trova a soli 130 km dal confine condiviso tra Ucraina e Bielorussia. Anche il confine polacco è vicino alla città. In un ex centro di detenzione trasformato in campo, circa 120 esseri umani, tra cui donne e bambini di diverse nazioni, sono rimasti bloccati. Tra questi, cinque sono bengalesi.

A causa del conflitto in corso, molti abitanti dell’Ucraina sono stati costretti a trasferirsi nei paesi vicini. Tuttavia, queste 120 persone non possono nemmeno uscire dal campo: andare in un luogo più sicuro sembra un’impresa lontana. Si lamentano di essere tenuti lì semplicemente per essere usati come “scudi umani”, quando e quando si presenta quella particolare necessità.

Il Daily Star ha parlato con Riyad Malik, che è rimasto bloccato nel campo insieme a quattro compagni del Bangladesh. Ha detto che, sebbene il centro di detenzione avesse prima tutti i tipi di strutture, poiché il conflitto si è intensificato, tali strutture hanno iniziato a scarseggiare. Attualmente stanno soffrendo la mancanza di cibo, acqua, elettricità e tutte le altre necessità adeguate.

Siamo stati torturati e ci hanno portato via i nostri telefoni. In qualche modo sono riuscito a nascondere questo telefono, il che è stato una benedizione dato che posso parlare con te. Ci hanno portato via i telefoni per impedirci di contattare il media. Ci hanno imprigionato e tenuto qui come ostaggi. Siamo usati come scudi umani. Non ci danno nemmeno abbastanza cibo da mangiare “, si è lamentato Malik.

Ha affermato che il campo è gestito sotto l’Unione Europea.

Molti membri della forza militare ucraina si sono radunati attorno a questo campo. Il numero sarebbe di circa cinquemila. Se la Russia decidesse di bombardare o inviare missili in quest’area, non sopravviverà una sola anima. In tali circostanze, l’Ucraina annuncerà che i russi hanno ucciso civili. Questo è il destino che ci è toccato, ed è così che siamo diventati scudi umani”, aggiunge Malik.

Possono sentire i suoni dei continui bombardamenti e spari dall’interno dei confini del campo. Finora nessuno si è infortunato, ma è come se stessero semplicemente contando i giorni rimanenti e la fine potrebbe arrivare in qualsiasi momento. (tutto l’articolo sul The Daily Star).

C’è anche un’altra segnalazione di maltrattamenti e detenzione di studenti indiani a Kharchiv (vedi qui).

Evidenze dello stesso segno provengono da varie parti del conflitto, specialmente centri urbani. In questo caso cannoni, corazzati e militari vengono posizionati a ridosso o dentro palazzi e abitazioni per trasformare la guerra in guerriglia urbana e far diventare più pesante il bilancio delle vittime e far esitare le forze russe.
Inoltre, risulta che sono stati impediti dalla parte ucraina i corridoi umanitari negoziati congiuntamente per far defluire i civili da Mariupol, Kiev ed altre città assediate.

Questa metodologia di combattimento è vietata dalla Convenzione di Ginevra per la tutela dei civili ma è stata applicata dai terroristi dell’ISIS in Raqqa e Mosul in Iraq, in Aleppo e Ghouta in Siria.

Si direbbe che gli USA sono al corrente che la battaglia si svilupperà nei centri urbani. loro stessi hanno iniziato a consegnare armi da inizio dicembre, fornendo armi e attrezzature utili per il combattimento in aree urbane (ANSA). È da vedere adesso se gli USA reagiranno o preferiranno addossare la colpa ai russi per le inevitabili vittime.

Da parte sua, il Ministero della Difesa russo comunica che “i battaglioni nazionalisti continuano a tenere in ostaggio come “scudi umani” circa 5mila stranieri, tra cui: a Kharkov fino a 1,5mila studenti dall’India, fino a 200 cittadini giordani, 40 cittadini egiziani, 15 cittadini di Vietnam. A Sumy ci sono 576 cittadini indiani, 159 cittadini tanzaniani, 121 cittadini cinesi, 100 studenti ghanesi, 60 cittadini egiziani, 45 cittadini giordani, 16 studenti pakistani, 15 cittadini tunisini e 14 cittadini zambiani”.

Gli stranieri  ‘in pericolo’ porterebbero ad una maggiore attenzione internazionale e la notizia è plausibile. Ciò naturalmente, non eviterà il coro delle reciproche accuse. Questo sta già avvenendo, ove i russi accusano l’esercito ucraino e i battaglioni nazisti (Azov etc) di sistemare sistemi d’arma a ridosso delle abitazioni “Sistemi multipli di lancio di razzi, pistole, mortai di grosso calibro sono collocati nei cortili degli edifici residenziali, vicino a scuole e asili” (Lenta).

Tuttavia, tutte le segnalazioni ‘open’ indicano questa pratica sia stata messa in atto esclusivamente dalle forze ucraine. In questo, c’è l’evidenza inconfutabile che ai russi – considerando la cosa anche sotto il profilo prettamente militare – non conviene affatto la permanenza di civili in zona di combattimento urbana, mentre alle unità ucraine sì. È per questo che esistono il diritto umanitario e le convenzioni, oltre naturalmente la coscienza.

Mi pare che questo argomento sia meritevole di molta attenzione e spero che la leadership europea cessi di essere così sbilanciato a favore del proprio alleato, anche quando corrono circostanze in cui non è più possibile farlo.

VP news

 

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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