Crisi libica

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Cadono i regimi assolutistici di molti paesi, la Tunisia, l’Egitto … scoppia la crisi  in Libia come per un effetto “domino” , in un primo  tempo il primo ministro  Berlusconi appare incerto, nelle relazioni con la Libia, aveva fatto   prevalere sopratutto gli interessi economici delle aziende italiane  e c’era riuscito. Molti suoi predecessori non erano riusciti a mettere una pietra sopra alla vicende coloniali italiane in Libia.  Così quando cominciò la repressione ai primi moti più o meno popolari a Tripoli , egli prendeva tempo, la sua era una posizione delicata , disse  parlando di Gheddafi di lasciarlo lavorare, di non disturbarlo

Ma  Francia e Gran Bretagna USA  premevano, i ribelli sembravano avere la meglio, le città entravano nel controllo dei ribelli, l’esercito in parte passava con gli insorti, due caccia atterravano a Malta e i piloti confermavano che avevano avuto l’ordine di bombardare i civili. Si creava un movimento d’opinione che inorridiva per quello che erano le notizie, le diplomazie si muovevano i leader criticavano,  si era a due passi da un riconoscimento internazionale. In Tunisia ed in Egitto gli americani erano stati primi ad essere arrivati dopo la caduta dei regimi, questa volta si muoveva la Francia per prima…
L’Italia rischiava di restare fuori. Berlusconi, sul fronte politico interno lo si accusava di essere ambiguo che doveva schierarsi contro Gheddafi. Lui prendeva tempo. Passano  i giorni, c’è allora un cambio di strategia graduale..mano a mano che gli eventi sembrano essere favorevoli alla rivolta.
Berlusconi sà che per Gheddafi non c’è via di scampo e cerca di amicarsi i probabili vincitori.
Si lamenta con La Russa perchè la Russa ha mandato anche gli aerei, non se ne era parlato , dice.
Queste rivolte nel Maghreb sono nate all’interno ma rinfocolate  dall’esterno. Devono sapere di essere sostenute almeno politicamente.
Gheddafi è un dittatore ma nel mondo ce ne sono tanti, e lui lo è sempre stato, aveva dimostrato se non ravvedimento un cambio di strategia,  la sua peggiore colpa era stato  l’appoggio  al terrorismo, ma successivamente   era riammesso al consesso internazionale ed era cessato l’embargo, non era più nella lista degli “stati canaglia”, aveva ottenuto la presidenza della commissione per la difesa dei diritti civili all’ONU….
In Cirenaica Gheddafi anche nel passato aveva fatto ricorso a violente repressioni contro l’islam che voleva avere più peso, certamente non così dure ma ha usato sempre il pugno di ferro con la sua gente.

Dire la parola magica “petrolio” per spiegare qualsiasi cosa è fuorviante ma certamente  anche questo ha il suo peso quando in un paese c’è una crisi. Tuttavia ci sono parecchi elementi che lasciano perplessi. E io non ho la presunzione di dire ho capito. Non credo certo  che ci sià solo una unica ragione per tutto quello che sta succedendo. E’ certo però che Gheddafi aveva l’occasione per evitare tutto questo non proseguendo verso Bengasi, non cannoneggiando Misurata. Non provocando l’isolamento internazionale. E la legittimazione giuridica dell’intervento.

Dopo che l’occidente si era giocato la faccia non poteva lasciare riprendere completamente il controllo da parte di Gheddafi anche di Bengasi , della Cirenaica, non era possibile ne accettabile ed io direi solo a questo punto essendosi indebolita la sua legittimazione , ci si è fatti “un pò di calcoli” e anche gli interessi economici sono entrati in ballo. Sullo sfruttamento delle risorse gas e petrolifere ci sono strane coincidenze.
Non credo che il Papa oggi poteva dire di più , la sua posizione è delicata, ha usato parole sagge e vere. Non poteva dire di non credere alle intenzioni dell’ONU, nè  poteva dire che le bombe di Gheddafi fossero più buone. Ha guardato alla gente, ed ha detto di guardare alla gente , cioè all’uomo.

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Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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