Coronavirus – Secondo lockdown israeliano tra critiche interne ed accelerazioni politiche

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Israele imporrà dal 18 settembre il secondo blocco a causa della diffusione del coronavirus. Il nuovo lockdown comincerà alle  14 e durerà almeno due settimane. Le scuole chiuderanno con due giorni di anticipo.

Il blocco durerà tre settimane e coincide con le festività più importanti nel calendario ebraico: parte dalla sera di Rosh Hashana (il Capodanno) fino a Yom Kippur e Sukkot. Le scuole, i servizi e i trasporti pubblici, tutte le attività commerciali (esclusi supermercati e farmacie) si fermeranno, i ristoranti possono solo preparare piatti per le consegne a domicilio, gli spostamenti sono limitati a 500 metri dall’abitazione.

Israele è il primo paese al mondo a decretare di nuovo il lockdown per il coronavirus. Tuttavia, sembra che in Israele non ci sia stata unanimità sulla decisione da prendere e che  – a parere di molti medici –  la situazione sia abbondantemente sotto controllo (Corriere della Sera).

Sebbene esista un aumento dei casi di contagio, essi sono riferiti a soggetti asintomatici positivi ai tamponi ma che non risultano con sintomi (e perciò malati).

E’ di questo avviso il capo del sindacato israeliano dei medici Hagai Levine, tra l’altro membro del gruppo di esperti che affianca il governo che dal quotidiano Time of Israel ha affermato che il nuovo blocco di Israele è “la soluzione più stupida e pericolosa” per affrontare i problemi con il coronavirus. Secondo l’esperto, il sistema sanitario non è in pericolo di collasso e quindi la decisione è ingiustificata.

Contro il blocco ci sarebbero la maggior parte degli imprenditori e l’opposizione.

I morti per covid-19 in Israele al 13 settembre erano 1.103 su una popolazione di 8 milioni 345 mila persone. Il tasso percentuale è quindi dello 0,013%. 

In un discorso televisivo diffuso domenica di domenica, il primo ministro ha detto che il numero dei contagiati è cresciuto di 4.000 al giorno.

In effetti Israele risulterebbe il più infettato al mondo per milione di abitanti. Allo stesso modo risulta però anche lo stato che ha fatto più tamponi e nel risultato di 4000 positivi – come riportato dal Corriere della Sera -, questo non è un particolare da trascurare.

Manifestazione contro le limitazioni per il coronavirus – Israele

Comunque le misure annunciate saranno più rigide del primo blocco durato da da fine marzo fino all’inizio di maggio, esse sono le seguenti:

  • All’interno di abitazioni non possono incontrarsi più di 10 persone mentre all’aperto la possibilità di assembramento è elevata a 20;
  • Scuole e centri commerciali chiuderanno e gli israeliani dovranno rimanere entro 500 metri dalle loro case, ad eccezione dei viaggi verso i luoghi di lavoro;
  • Gli uffici e le aziende non governative possono rimanere aperti ma non devono accettare clienti;
  • Dalla chiusura sono esclusi supermercati e farmacie che possono rimanere aperti al pubblico.

E’ evidente che queste nuove restrizioni peserà enormemente sull’economia israeliana.

E’ indubbio queste decisioni sono state prese giustificandole con motivazione sanitarie ma è altrettanto vero che le decisioni politiche sono state influenzate anche da fattori politici estranei ad esse.

Secondo varie fonti tra questi fattori estranei primeggiano le traversie giudiziarie del primo ministro Netanyahu, giacchè l’attività dei tribunali sarà nuovamente bloccata.

Allo stesso modo, l’emergenza darà ‘carta bianca’ nel periodo di emergenza e più autorità all’esecutivo.

A quanto pare l’uso della pandemia per fini terzi – ovvero per introdurre leggi che esulano dalla questione sanitaria – è cosa abbondantemente utilizzata da parte di vari governi in tutto il mondo.

Il lockdown – per espressa volontà di Netaniau – andrà in vigore al rientro del premier dagli USA, ovvero il 18. Gli incontri con Trump sono avvenuti tutti senza mascherina. Il presidente USA ha anticipato che presto altri 5 paesi riallacceranno rapporti con Israele. Forse la prossima l’Arabia Saudita. Trump ha anche anticipato che è sua intenzione avviare un accordo con l’Iran.

@vietatoparlare

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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