La città siriana di Raqqa è stata liberata nell’ottobre 2017 dall’ISIS dalle Forze Democratiche Siriane (SDF), appoggiate dagli Stati Uniti al prezzo di 2000 morti e con la distruzione praticamente completa della città.
Oggi a 9 mesi dalla vittoria sull’Isis, ci sono ancora cadaveri da rimuovere, non c’è luce elettrica, non c’è acqua potabile, scuole ed ospedali non funzionano e secondo il vice segretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, Mark Lawkok, l’80% degli edifici della città è distrutto ed il 95% della popolazione soffre di malnutrizione.
Quasi l’intera città di Raqqa è in rovina. Secondo quanto riferito dall’agenzia Anadolu, la situazione umanitaria a Raqqa si sta deteriorando. Per giunta le poche case abitabili, che sono state catturate dalle forze pro-USA durante le battaglie contro DAESH, non sono state restituite alla popolazione. Nella grande città siriana la popolazione sta provando con le sole proprie forze di ripristinare almeno alcune condizioni minime di vita .
I rapporti dei liberatori con la popolazione locale sono diventati sempre più tesi fino ad assumere la fisionomia di una vera e propria rivolta che ha scatenato una corrispondente risposta repressiva da parte delle milizie dell’SDF. La situazione , nel tempo, è così ulteriormente degenerata fino ad arrivare venerdì scorso all’imposizione del coprifuoco.
La popolazione locale è esasperata dalla mancata ricostruzione della città che mirerebbe allo svuotamento della popolazione autoctona araba per la successione immissione di popolazione di etnia curda. Per questo, nel tempo le proteste popolari si sono organizzate in veri e propri comitati di insorgenza , alcuni dei quali sono diventate centri operativi di lotta armata. Queste cellule ritengono quella dell’SDF una vera e propria ‘occupazione’ e hanno organizzato anche alcuni attentati contro le milizie SDF (ovvero YPG / PKK).
Il punto è che le forze di occupazione stanno esasperando anche la popolazione pacifica con arresti arbitrari anche nel caso di pacifiche manifestazioni. Secondo fonti locali nella città siriana di Raqqa (riportati dall’agenzia turca Anadolu ), l’SDF ha ora decretato un coprifuoco che è attivo da venerdì 7 settembre con il pretesto di “combattere il terrorismo”.
L’SDF ha vietato alla popolazione civile di entrare e uscire da Raqqa, impedendo ai residenti locali di attraversare il fiume Eufrate, dividendo così la città in due parti. Nello stesso tempo, ai siriani non è permesso visitare le moschee di Raqqa già da tre giorni.
Inoltre, ai residenti di Raqqa è permesso di essere in strada solo in determinati momenti della giornata e non più di due ore . Quando esattamente il coprifuoco verrà rimosso è sconosciuto.
Viene anche riferito che rastrellamenti alla ricerca dei facinorosi sono stati svolti dalle forze SDF curde (ANADOLU li chiama ‘terroristi’) nella stessa Raqqa come anche nei villaggi circostanti, dove vivono per lo più arabi etnici.
Negli ultimi tre giorni di operazioni, almeno 150 civili sono stati messi in stato di detenzione, mentre due persone sono state uccise. Tra i detenuti ci sono anche candidati per le elezioni nelle amministrazioni locali indette dal governo siriano, che si prevede dovranno svolgersi il 16 settembre .
L’agenzia Anadolu riferisce che 17 arabi etnici che intendevano partecipare alle elezioni municipali siriane sono stati messi in stato di detenzione nella regione di Qamishli.
Questa versione però è contestata e confligge con i vari report forniti dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani che sostengono che la situazione in città è ancora difficile, i residenti non hanno accesso alle cure sanitarie, la città non può essere ricostruita ed esistono ancora molti ordigni inesplosi nelle strade.
A luglio, Médecins Sans Frontières ha dichiarato che Raqqa era stata praticamente distrutta e che c’era un urgente bisogno di sminamento.
A giugno L’organizzazione internazionale Amnesty International ha accusato la coalizione americana in Siria di aver commesso crimini di guerra durante la liberazione di Raqqa dall’ISIS,
Nel seguente filmato alcune immagini della condizione di vita di Raqqa oggi:
foto di apertura tratta dal documentario BBC “No where to run” su Raqqa