Come Bruxelles e Berlino vorrebbero sfidare l’egemonia del dollaro

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Che una moneta senza uno stato e senza un esercito alle spalle come è l’euro attuale possa avere la forza di sfidare l’egemonia mondiale del dollaro, potevano pensarlo solo a Bruxelles e Berlino. Dopo le sanzioni americane all’Iran i tedeschi tuttavia hanno il dente avvelenato e allora provano a dare nuovo slancio al progetto europeo per la sostituzione del dollaro nelle transazioni internazionali. Fra i sostenitori dell’idea ci sarebbero anche i russi, ormai a buon punto nella loro ambiziosa “dedollarizzazione” dell’economia. Ma questa nuova vicinanza fra Russia e Germania non potrà lasciare indifferenti gli americani. Ne parla il sempre ben informato German Foreign Policy.
“Noi in Europa”[su_spacer]
In un contesto di tensioni commerciali e geo-strategiche crescenti fra gli Stati Uniti e l’Unione europea, Berlino e Bruxelles provano a sfidare la posizione dominante del dollaro nel suo ruolo incontrastato di valuta mondiale di riferimento. La scorsa settimana la Commissione europea ha annunciato diverse misure per aumentare il peso dell’euro nel sistema dei pagamenti internazionali e accrescerne il ruolo di valuta di riserva rispetto al dollaro USA. Ciò potrebbe aiutare a contrastare la strumentalizzazione della valuta statunitense spesso usata come elemento di pressione politica. [1] Poiché il presidente Donald Trump utilizza il dollaro sempre più spesso come un “arma politica”, per la Commissione europea è arrivato il momento di “rafforzare il ruolo della moneta unica europea”[2] E’ “ridicolo” che le imprese europee paghino gli aerei, non in euro, ma in dollari, aveva detto il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker nel suo recente discorso sullo “Stato dell’Unione”. L’euro sarà il “volto e lo strumento” di una nuova “sovranità europea”, affinché la moneta della UE possa “ottenere sulla scena internazionale il significato che le compete” e a cui ha diritto. Secondo Juncker, “noi in Europa” gestiamo ancora circa l’80 per cento delle importazioni annuali di energia, pari a circa 300 miliardi, in dollari USA, sebbene solo il due per cento dei combustibili importati in realtà arrivi dagli Stati Uniti.[su_spacer]
La battaglia contro il petrodollaro[su_spacer]
Il fulcro degli sforzi di sovranità monetaria di Berlino e Bruxelles è il commercio di energia. La Commissione europea ad esempio desidera incoraggiare le società europee a gestire i loro acquisti futuri di energia in euro; in particolar modo in questo settore la dipendenza dal dollaro USA porta con sé “incertezze, costi e rischi”, spiega la Commissione. L’obiettivo è “ridurre il rischio di interruzioni delle forniture” e “rafforzare l’autonomia delle aziende europee”. Poiché non è possibile imporre alle società private di gestire le loro transazioni di petrolio e gas in euro, prima sarà svolta un’indagine fra i manager e gli esperti finanziari i cui risultati saranno pubblicati in estate, secondo la Commissione. La misura alla fine non sarebbe una reazione all’uscita degli Stati Uniti dall’accordo nucleare con l’Iran [4]. Ad essere particolarmente colpite dalle sanzioni statunitensi, infatti, sono state proprio le società esportatrici tedesche. A questo proposito, i media britannici citando dei passaggi dal documento della Commissione, fanno riferimento alle “recenti sfide alla legislazione commerciale internazionale”, interpretate come “un riferimento nascosto all’aggressiva politica commerciale dell’amministrazione Trump” [5]. Bruxelles vorrebbe esercitare una maggiore “pressione politica” per ridurre la dipendenza dell’UE dal petrodollaro, in quanto per gli europei sarebbe alquanto difficile eludere le sanzioni statunitensi nei confronti dell’Iran, scrive la stampa. In futuro, le transazioni energetiche dovranno essere effettuate in un “quadro europeo di accordi intergovernativi in materia di energia”.[su_spacer]
Airbus, auto – e un sistema di pagamento europeo[su_spacer]
Oltre al commercio di energia, anche Airbus dovrebbe avere un ruolo da pioniere della sovranità monetaria europea e gestire le proprie attività future in euro. Sono già stati programmati dei colloqui concreti tra il produttore di aeromobili franco-tedesco e la Commissione europea. Sono state convocate per consultazioni anche le case automobilistiche chiamate ad affrontare le imminenti tariffe doganali punitive statunitensi. Il pacchetto di misure della Commissione europea propone anche lo sviluppo di un sistema di pagamento europeo indipendente. Qui l’UE vorrebbe dare vita a dei concorrenti europei per la fornitura di servizi di pagamento come Visa, Mastercard o Paypal, che  finora hanno operato nella sfera del dollaro. Secondo il Commissario per gli affari monetari Pierre Moscovici, nel tentativo di perseguire una politica monetaria distante da quella di Washington, l’obiettivo di Bruxelles sarebbe anche quello di “migliorare la protezione dei cittadini e delle imprese europee dagli shock esterni aumentando la resilienza del sistema monetario e finanziario internazionale”. Ad esempio, gli Stati Uniti possono indebitarsi nella propria valuta senza “assumere rischi dovuti alla fluttuazione dei tassi di cambio”. Evidentemente anche per la fragile eurozona è arrivato il momento di ottenere un analogo spazio di manovra, soprattutto in considerazione delle ripetute crisi. Inoltre sarà l’UE a fornire “assistenza tecnica” ai quei paesi africani che sceglieranno di utilizzare l’euro come valuta internazionale.[su_spacer]
“Interrompere l’egemonia”[su_spacer]
Per fare dell’euro un concorrente credibile del dollaro USA, ovviamente, gli osservatori sottolineano che sarà necessario intensificare la ristrutturazione della zona euro. Ciò di cui c’è bisogno è un’unione bancaria e di un “mercato dei capitali unico”; e da ciò siamo ancora molto lontani. Delle 40 più importanti proposte di integrazione lanciate dalla Commissione europea, ne sono state adottate solo sette. [7] Soprattutto, ci sono delle evidenti lacune nel mercato obbligazionario globale, dove i titoli del Tesoro USA sono universalmente riconosciuti come dei “titoli sicuri in dollari”. In questo ambito non esiste un’alternativa europea, dal momento che Berlino fino ad ora ha sempre respinto l’introduzione degli equivalenti eurobond –  il governo della Repubblica federale infatti ritiene che si tratterebbe solo di una “condivisione” dei debiti. I media statunitensi in questo contesto riferiscono che la moneta comune europea ha raggiunto l’apice della sua importanza internazionale prima dello scoppio della crisi finanziaria globale del 2007/08, ma poi da allora ha perso una notevole influenza. [8] L’euro da allora non ha piu’ “recuperato”; il biglietto verde rimane di gran lunga la valuta più utilizzata a livello globale. “Il 60 percento dei titoli di stato e delle riserve valutarie” del mondo sono denominati in dollari americani, mentre l’euro, come seconda valuta più importante, rappresenta solo il 20 percento di entrambi i mercati. Solo la quota detenuta dall’euro nel sistema dei pagamenti internazionali può essere considerata concorrenziale. Secondo la Commissione europea, nel 2017 era del 36%, mentre il dollaro raggiungeva il 40%. A Bruxelles, almeno cosi’ si dice, non ci si fanno “illusioni” sulla possibilità di una rapida sostituzione del dollaro USA come valuta di riferimento a livello mondiale. [9] La Commissione europea vorrebbe solo “rompere la sua egemonia”. Oltre alla moneta unica europea, anche il renminbi cinese e lo yen giapponese potrebbero garantire una maggiore “diversità nel sistema monetario internazionale”.[su_spacer]
“Dedollarizzazione” della Russia[su_spacer]
I media statunitensi che osservano da vicino gli eventi giungono ad una conclusione: attualmente è soprattutto la Russia a supportare lo sforzo di rottura monetaria dell’UE nei confronti del dollaro USA e a lanciare il paese con “tutto il suo peso dietro l’euro.” [10] Di fatto, Mosca, dopo aver liquidato gran parte delle sue partecipazioni valutarie denominate in dollari, per la prima volta dal 2013 sta emettendo obbligazioni in euro per un valore di un miliardo di euro [11]. L’Unione Europea ha cosi’ trovato un alleato nel suo tentativo di rafforzare l’euro a livello globale. La “dedollarizzazione” imposta da Mosca si trova in una fase già molto avanzata. Le riserve obbligazionarie russe in dollari sono diminuite, passando dai 96,1 miliardi di dollari nel marzo 2018 ai soli 14,4 miliardi del mese di settembre. Le nuove obbligazioni in euro sono considerate come un primo test per verificare se – come si dice – c’è una domanda sufficiente di obbligazioni in euro che permetterebbe alla Russia di “spostare le sue passività ed attività fuori dalla sfera del dollaro”. [su_spacer]

[1] EU-Kommission will Rolle von Euro auf Weltbühne stärken. handelsblatt.com 05.12.2018.
[2], [3] Alexander Mühlauer: Die Systemfrage. sueddeutsche.de 05.12.2018.
[4] Francesco Guarascio: EU pushes for broader global use of euro to challenge dollar. reuters.com 05.12.2018.
[5] Jim Brunsden, Mehreen Khan: Brussels sets out plans for euro to challenge dollar dominance. ft.com 03.12.2018.
[6], [7] Detlef Drewes: Der Euro soll den Dollar ablösen. general-anzeiger-bonn.de 06.12.2018.
[8] Francesco Guarascio: EU pushes for broader global use of euro to challenge dollar. reuters.com 05.12.2018.
[9] Alexander Mühlauer: Die Systemfrage. sueddeutsche.de 05.12.2018.
[10] Leonid Bershidsky: Putin Is Throwing His Weight Behind the Euro. bloomberg.com 28.11.2018.
[11] Finanzministerium platziert Eurobonds für 1 Mrd. EUR zu 3% pa. russland.capital 28.11.2018.

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Source link: voci dalla Germania

Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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