Ne parla il Fatto Quotidiano: “La Corte dei Conti europea invita la Commissione Ue a fare di più per rendere trasparente il sistema di assegnazione dei fondi comunitari alle organizzazioni non governative (ong). In una nuova relazione, “Trasparenza dei fondi Ue assegnati alle Ong”, i giudici arrivano alla conclusione che “nonostante i progressi, la visione d’insieme non è ancora affidabile”.
E la Nuova Bussola Quotidiana: “Il pozzo delle opacità, camarille e prebende politicamente veicolate di cui si è fatto uso a Bruxelles in questi anni è sempre più profondo e puzzolente.”
Cosa succede?
Nel cuore dell’Unione Europea si spalanca un buco nero di opacità. Non lo denuncia qualche movimento antisistema, ma la Corte dei conti europea, “Il rapporto, disponibile sul sito ufficiale della Corte, è una lettura che lascia poco spazio a interpretazioni.” eca.europa.eu (https://www.eca.europa.eu/it), organo indipendente con sede a Lussemburgo incaricato di vigilare sulla gestione del bilancio UE.
Nel suo ultimo rapporto, pubblicato nel 2025, la Corte ha sollevato una questione che scuote dalle fondamenta l’idea stessa di democrazia partecipativa europea: la distribuzione dei fondi pubblici alle ONG è gravemente opaca, squilibrata e fortemente ideologizzata.
| While Europeans struggle with inflation and insecurity, the EU hands €7 billion to shady NGOs with zero control or transparency.
The EU Court of Auditors confirms: hidden lobbying, no value checks, no accountability.
This isn’t transparency. It’s state-funded activism. pic.twitter.com/ess7frBgE1
— Patriots for Europe (@PatriotsEP) April 8, 2025
Un sistema “opaco”, “frammentato”, “distorto”
I numeri parlano da soli: 7,4 miliardi di euro distribuiti tra il 2021 e il 2023 a circa 12.000 ONG. Ma la sorpresa arriva subito dopo: il 40% di questi fondi – circa 3 miliardi – è finito a sole 30 ONG.
Un’élite ristretta, che riceve miliardi per promuovere esattamente ciò che la Commissione vuole sentire: frontiere aperte, ideologia gender, ambientalismo spinto, disgregazione culturale. Tutto sotto la maschera neutra della “società civile”.
Secondo la Corte, il sistema è:
-
Frammentato: i dati sono sparsi su piattaforme digitali incompatibili;
-
Non verificabile: mancano informazioni sui beneficiari, sugli obiettivi e sugli importi;
-
Ambiguo: molte ONG sono registrate come tali, ma fanno lobbying politico vero e proprio, senza dichiararlo.
E qui viene la domanda cruciale: l’UE può usare fondi pubblici per finanziare chi fa pressione su sé stessa per confermare le proprie politiche?
Se una ONG riceve milioni per “promuovere l’inclusività”, “sensibilizzare sulla transizione ecologica” o “sostenere l’accoglienza”, e poi usa questi soldi per influenzare le decisioni politiche, dove finisce il pluralismo?
Patrioti per l’Europa: 86 richieste, 86 silenzi
Il gruppo parlamentare Patrioti per l’Europa (PfE), guidato da figure come Orbán e Babiš, ha presentato 86 richieste di accesso agli atti per ottenere informazioni su circa 10.000 contratti. Nessuna risposta. Tutto respinto.
L’eurodeputato ungherese Csaba Dömötör ha chiesto qualcosa di semplice: un elenco di chi riceve i soldi, quanti ne riceve e per fare cosa.
Risultato? Muro di gomma.
Così, il gruppo si è rivolto al Mediatore europeo. Ma anche qui, i precedenti parlano chiaro: le raccomandazioni spesso finiscono ignorate, proprio come nel caso Pfizergate.
Se tutto è regolare, perché nascondere i dati?
Perché non pubblicare l’elenco dei beneficiari, come si fa per i fondi agricoli o per il PNRR?
Forse perché mostrerebbe che l’UE finanzia solo chi la pensa come lei?
Il caso Italia: il denaro europeo parla solo una lingua
Anche nel nostro Paese, la logica non cambia.
L’Italia è il maggior beneficiario del PNRR, con 191 miliardi di euro. Ma quei soldi non sono “nostri” – sono vincolati a riforme e politiche imposte da Bruxelles: digitalizzazione, transizione ecologica, inclusività.
Ogni riforma va discussa e approvata dall’UE.
Ogni modifica proposta dal governo deve passare il vaglio della Commissione.
Chi detta la linea? Bruxelles. Chi obbedisce, incassa.
E il principio costituzionale di sussidiarietà? Dimenticato.
Art. 118 della Costituzione italiana: “La Repubblica favorisce l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale.”
Peccato che, in Europa, il cittadino conta solo se ripete il copione giusto.
Le ONG italiane che gestiscono centri per migranti, promuovono la parità fluida o spingono l’agenda ecologista ricevono milioni.
Quelle che difendono la famiglia tradizionale?
Che chiedono ordine nei flussi migratori?
Che criticano l’eccesso burocratico dell’UE?
Tagliate fuori.
Il risultato? Un mercato delle idee drogato. Un’arena democratica truccata.
Dove vince solo chi recita la parte assegnata dalla Commissione.
Fondi UE come strumenti di controllo
Il sistema dei fondi europei non è più un meccanismo di solidarietà, ma un sistema di ricompensa ideologica:
-
Se sei uno Stato “virtuoso”, ti premiamo (vedi Spagna o Germania sul Green Deal).
-
Se dissenti, ti isoliamo (vedi Polonia, Ungheria, Slovacchia).
-
Se proponi alternative, ti escludiamo dai fondi.
-
Se chiedi trasparenza, ti ignoriamo.
Questo non è pluralismo. È ingegneria sociale travestita da integrazione. È il ribaltamento del principio democratico: invece di finanziare il confronto delle idee, si finanzia il pensiero unico.
***
Link: Commissione europea – NextGenerationEU Italia.
Link: Mediatore europeo – Indagini.
Link: Parlamento europeo – Gruppi politici