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Home Editoriale ULTIMI POST

Chi ha compiuto il sabotaggio delle 4 petroliere negli Emirati? Chi se ne avvantaggia?

15 Maggio 2019
in ULTIMI POST
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Chi ha compiuto il sabotaggio delle 4 petroliere negli Emirati? Chi se ne avvantaggia?
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L’agenzia di stampa Reuter insieme ad i principali media mondiali il 13 maggio hanno riportato che “che quattro navi mercantili [petroliere]  sono state danneggiate in prossimità dell’emirato della Fujairah, uno dei più grandi hub per il trasporto di olio combustibile nel mondo situato appena fuori dallo Stretto di Hormuz”. Le autorità degli Emirati non hanno chiarito di cosa si trattava, rimando sul vago.

Il giorno dopo gli Emirati Arabi Uniti hanno comunicato che effettivamente esistevano 4 navi danneggiate al di fuori del porto di Fujairah. Veniva chiarito che le petroliere danneggiate – che erano in procinto di caricare petrolio – , sono le seguenti: Al Marzoqah, Amjad, Andrea Victory e A Michel. Di queste, due sono di proprietà della compagnia marittima saudita Bahri, una batte bandiera degli EAU e l’ultima batte bandiera norvegese.

L’ Arabia Saudita pur non nominando colpevoli dice che si è trattato di sabotaggio

Dopo un primo tempo di incertezza in cui gli Emirati hanno cercato di dire il meno possibile sull’incidente e di minimizzare sull’accaduto, l’Arabia Saudita e Stati Uniti hanno accusato l’Iran di aver effettuato un atto di sabotaggio contro le predette petroliere. Tutte quattro le petroliere infatti mostrano una lacerazione appena al di sotto della linea di galleggiamento da 1,5 metri a 3 metri.

Il ministro saudita dell’energia Khalid Al-Falih ha dichiarato che l’incidente è un sabotaggio, che  mira “a minare la libertà della navigazione marittima e la sicurezza delle forniture di petrolio ai consumatori di tutto il mondo”. Pertanto ha esortato la comunità internazionale a garantire la sicurezza delle petroliere “per mitigare le conseguenze negative di tali incidenti sui mercati dell’energia e il pericolo che rappresentano per l’economia globale”.

Da parte sua, l’Iran tramite il proprio ministro degli esteri Abbas Mousavi, ha chiesto un’indagine sugli attacchi “allarmanti” avvenuti ed ha accusato paesi terzi che mirerebbero a nuocere alla sicurezza marittima.

 

Prima dell’incidente pressioni crescenti sull’Iran da parte degli USA

Il contesto in cui avviene questo innalzamento di tensione è il confronto serrato tra USA ed Iran in atto, iniziato con l’uscita unilaterale degli USA dall’accordo nucleare stipulato con l’Iran , avvenuta l’8 maggio 2018. Questo accordo è stato interrotto nonostante l’Iran abbia rispettato tutte le clausole ed abbia rispettato i propri obblighi come stabilito dall’accordo stesso.

Eppure il rispetto delle regole sull’accordo da parte dell’Iran è stato dichiarato in un rapporto anche dalla CIA nel rapporto del 2017 ”Nuclear intentions and capabilities“.

Ma soprattutto, il rispetto di tutte le clausole dell’accordo da parte di Teheran sono sempre state confermate dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). Inoltre l’Iran ha sempre risposto positivamente all’esigenza di ulteriore trasparenza a tutti i membri dell’accordo nucleare (America, Europa, Russia e Cina).

Ciononostante Washington non ha ritenuto più sufficienti tali garanzie, attribuendogli anche l’accusa di aver aiutato il governo siriano e ha sottoposto l’Iran a sanzioni pesantissime estese a tutti quei paesi che avrebbero commerciato con l’Iran.

La spinta principale affinché l’accordo venisse rinnegato è stata opera di Israele. Il premier israeliano Netanyahu ha sostenuto che l’accordo nucleare con l’Iran fosse ‘basato sulla menzogna’ e che l’intelligence israeliana ne possedeva le prove.

Successivamente gli USA hanno evitato ogni dialogo accusando Theran della diffusione del terrorismo nel mondo ed hanno inserito il ‘Corpo delle guardie della rivoluzione islamica’ ( incorporato nelle forze armate iraniane) nella lista delle organizzazioni terroristiche. Inoltre proprio in questi giorni, gli Stati Uniti stanno rafforzando la propria presenza militare intorno all’Iran (e ipotizzando di aumentarla). Nello stesso tempo Washington mantiene il supporto militare e con i droni nella guerra dello Yemen a favore dei sauditi e contro gli sciiti yemeniti.

“Cui prodest scelus, is fecit”, cioè “colui al quale il crimine porta vantaggi, egli l’ha compiuto”

Al momento, l’unico stato oltre gli Stati Uniti che avrebbe il massimo vantaggio dell’innalzamento della tensione tra USA e Iran, è Israele. Tel Aviv è da tempo che chiede agli USA di intervenire militarmente contro l’Iran.
Per far questo molte volte Israele ha dato informazioni agli USA per scatenare rappresaglie, anche fittizie. Non che non fossero vere ma queste informazioni di intelligence erano riferite all’attività anteriore al 2003, ovvero ad un’epoca antecedente l’accordo. Ed in proposito l’AIEA aveva già detto che successivamente a tale data, l’Iran non aveva fatto altri atti funzionali alla produzione di armi atomiche.

@vietatoparlare

 

Tags: HormuziranIsraeleUSA
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Patrizio Ricci associato Freelance International Press (FLIP), socio dell’ass. Blogger Samizdatonline, Autore sul Sussidiario, La Croce, LPLNews24. Coofondatore del Coordinamento Nazionale per la pace in Siria, Membro del direttivo Osservatorio per le Comunità Cristiane nel Medioriente…

Vietato Parlare blog site

Si può essere ingannati dal nome, ma “Vietato Parlare” non è un blog ‘complottista’ o affine. Il mio blog nasce provocatoriamente: l’idea di mettere su un blog è nato dall’aggressione dei paesi occidentali alla Libia a cui è seguita a ruota il tentativo di rovesciamento di Assad in Siria.
Tuttavia, oggi – tra task force in cerca di fake news, restrizioni alla libertà di educazione ed affini –  il nome del mio blog non suscita più alcuna sorpresa, essendo più comprensibilmente a tema.

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