Censura su facebook: il lupo cambia il pelo ma non il vizio

Un’altra censura di Meta su un mio post. Questa volta si tratta di un articolo in cui, quasi in tempo reale, avevo riportato che il Parlamento ucraino non aveva approvato una risoluzione per legittimare la proroga del mandato del presidente. Meta, attraverso OPEN, non contesta realmente questo fatto, ma piuttosto sottolinea che il giorno successivo è stata approvata una risoluzione analoga, con un esito favorevole.

 

Tuttavia, avendo pubblicato la notizia in tempo reale, non potevo prevedere cosa sarebbe accaduto il giorno dopo. Di conseguenza, l’informazione fornita non era affatto fuorviante. Infatti, successivamente, ho scritto un altro articolo ( https://www.vietatoparlare.it/lunga-vita-al-conflitto-come-londra-e-bruxelles-celebrano-la-guerra-eterna-in-ucraina/ ) in cui ho riportato l’approvazione della nuova risoluzione.

È evidente che OPEN ha agito per proteggere l’immagine del governo ucraino, salvaguardando la propaganda di Stato. Altrimenti, avrebbe riconosciuto che la mia notizia era corretta nel suo contesto. È come se un blogger riportasse un incidente in cui una persona si frattura un braccio, ma venisse contestato solo perché il giorno dopo il braccio è stato ingessato.

Allo stesso modo, la mancata approvazione iniziale della risoluzione aveva un significato politico preciso, che si è scelto di ignorare. Meta, dunque, continua con le sue censure politiche mirate, nonostante Zuckerberg abbia finto di cambiare rotta dopo le sue ammissioni di colpa nei confronti di Trump.

 

 
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