C’è un posto chiamato Jaramana in Siria. Formalmente era un villaggio druso, ma in realtà ha smesso da tempo di essere un villaggio, diventando uno splendido sobborgo di Damasco. Oggi non ci sono più solo drusi: su una popolazione di 250mila persone, 150mila sono cristiani rifugiati dall’Iraq, che vivono a Jaramana da più di 20 anni.
Proprio in questa località, la situazione in Siria si sta complicando ulteriormente con gli scontri tra la comunità drusa e il gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS), ex al-Qaeda, che oggi governa ampie zone del paese con il sostegno tacito dell’Occidente.
La giornalista Jenan Moussa ha riportato una serie di aggiornamenti sulla crisi, evidenziando come questa tensione possa ridefinire gli equilibri della regione.
Secondo Moussa, la scintilla del conflitto si è accesa nel sobborgo di Jaramana, a Damasco, quando un membro delle nuove forze di sicurezza siriane (sotto il controllo di HTS) è stato ucciso dopo aver sparato colpi in aria. “Dopo che ha sparato in aria, i combattenti drusi di Jaramana hanno risposto aprendo il fuoco. Ne è scaturito uno scontro e il membro delle forze siriane è stato ucciso.”
Come reazione, HTS ha inviato combattenti sunniti nella zona, portando a scontri che hanno causato la morte di un druso e il ferimento di altri nove. “Tenete presente che tutto questo avviene all’interno di Damasco. Jaramana è molto strategica, situata tra il centro della città e l’aeroporto internazionale di Damasco.”
Nel frattempo, 100 chilometri a sud di Jaramana, i combattenti drusi di Suwayda si sono mobilitati per sostenere i loro connazionali a Damasco. La tensione ha portato Israele a minacciare un intervento militare in Siria per “proteggere i drusi”.
“È sorprendente che Israele abbia minacciato di inviare truppe a Damasco. D’altra parte, dalla caduta di Assad, Israele si è già spinto oltre il Golan occupato. Le truppe israeliane ora si trovano a soli 60 km da Damasco.”
Netanyahu ha dichiarato che “non permetteremo al regime islamista in Siria di danneggiare i drusi” e ha chiesto la smilitarizzazione totale delle province siriane meridionali. Tuttavia, come sottolinea Moussa, l’intervento di Israele potrebbe creare ulteriori problemi ai drusi, aumentando la percezione che vogliano la frammentazione della Siria.
11/ There are indeed traditionally (historical) problems between the authorities in Damascus and the Druze. Don’t forget that Syria’s Druze had their own state in the French mandate of Syria between 1921 and 1936. pic.twitter.com/qp98AMCr4n
— Jenan Moussa (@jenanmoussa) March 2, 2025
I Drusi tra neutralità e alleanze strategiche
Moussa ricorda che la comunità drusa ha sempre avuto un rapporto complicato con il governo di Damasco. Durante il mandato francese, tra il 1921 e il 1936, i drusi avevano persino uno stato autonomo, il Jabal al-Druze. Con lo scoppio della guerra civile siriana, la comunità ha cercato di mantenere una posizione di relativa neutralità, soprattutto nella regione di Suwayda.
Ma l’ostilità tra i drusi e i gruppi jihadisti non è nuova. Moussa ricorda che “Jabhat al-Nusra nel 2015 ha massacrato 20 drusi nel villaggio di Qalb Lozeh, mentre nel 2018 un attacco dell’ISIS a Suwayda ha causato la morte di 200 civili drusi.” Inoltre, negli anni, i jihadisti hanno spesso costretto i drusi alla conversione forzata o all’abbandono delle loro terre.
Un aspetto interessante è il legame tra la comunità drusa e Israele. Non dimentichiamo che i drusi hanno una relazione storicamente amichevole con Israele. Esiste una significativa minoranza drusa israeliana, e molti drusi prestano servizio volontario nelle Forze di Difesa Israeliane (IDF). I drusi in Israele sono una minoranza religiosa che, a differenza di altre comunità arabe, è soggetta alla coscrizione obbligatoria nelle IDF, come i cittadini ebrei. Questo è il risultato di un accordo storico tra la leadership drusa e il governo israeliano nel 1956.
- Molti drusi servono in unità d’élite dell’esercito, nella polizia di frontiera e nei servizi di sicurezza israeliani.
- Alcuni ufficiali drusi hanno raggiunto posizioni di alto rango nelle forze armate israeliane.
Tuttavia, va notato che questa partecipazione non è unanime: esiste una frangia della comunità drusa che si oppone al servizio militare per motivi ideologici e di identità araba.
E i drusi siriani?
- I drusi siriani, invece, storicamente hanno mantenuto una posizione di relativa autonomia nei conflitti regionali.
- Durante la guerra civile siriana, i drusi di Suwayda e altre aree hanno cercato di evitare di schierarsi con una delle fazioni in lotta, sebbene abbiano combattuto contro gruppi jihadisti come ISIS e al-Nusra.
Israele, dal canto suo, ha sostenuto indirettamente le comunità druse in Siria per motivi sia strategici che culturali, in particolare nelle aree vicino al Golan. Recentemente, le dichiarazioni di Netanyahu sulla protezione dei drusi in Siria indicano che Israele sta cercando di rafforzare il suo ruolo come protettore della minoranza drusa anche al di fuori dei suoi confini.
Questo spiega perché Israele abbia un interesse particolare nel proteggere la comunità drusa siriana, sia per motivi umanitari che strategici.
La crisi tra HTS e i drusi ha portato a un accordo temporaneo che prevede:
- La consegna da parte dei drusi dei responsabili dell’uccisione dell’agente delle forze siriane.
- Il mantenimento dei checkpoint drusi con la possibilità per un convoglio HTS di transitare per Jaramana.
- Il ritorno della polizia filo-Damasco a Jaramana.
Netanyahu ordina alle IDF di proteggere il “villaggio druso (e cristiano) durante gli scontri con le forze terroristiche” siriane
Sabato sera, il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Israel Katz hanno ordinato alle Forze di Difesa Israeliane (IDF) di prepararsi a “proteggere un villaggio druso nel sud della Siria” in seguito a un’operazione di sicurezza lanciata dalle forze siriane nella regione.
Secondo quanto riportato dal Jerusalem Post, le IDF potrebbero attaccare le forze siriane nel caso in cui la situazione degenerasse o come semplice avvertimento per scoraggiare un’eventuale escalation vicino al confine israeliano.
Jaramana, cittadina situata alla periferia di Damasco e abitata da drusi e cristiani siriani, è diventata teatro di violenti scontri tra le forze di sicurezza siriane e le brigate druse locali.
“Non permetteremo al regime terroristico dell’Islam radicale in Siria di colpire i drusi”, hanno dichiarato Netanyahu e Katz. “Se il regime attaccherà i drusi, risponderemo di conseguenza. Siamo impegnati con i nostri fratelli drusi in Israele a fare tutto il possibile per proteggere i loro parenti in Siria e adotteremo tutte le misure necessarie per garantirne la sicurezza.”
Nel corso degli scontri, un membro delle forze di sicurezza siriane è stato ucciso, secondo quanto riferito da Al-Araby.
Israele offre lavori allettanti ai drusi siriani
Secondo fonti locali, le IDF avrebbero recentemente offerto opportunità di lavoro ai drusi della Siria meridionale. Testimonianze dalla provincia di Quneitra, riportate dalla rete saudita Al-Arabiya, sostengono che le IDF abbiano avanzato “proposte allettanti” ai residenti della zona.
Il piano prevedeva il rilascio di permessi speciali che avrebbero consentito ai drusi siriani di lavorare in Israele durante il giorno e rientrare nelle loro case la sera, seguendo un modello simile a quello adottato in passato per i lavoratori palestinesi di Gaza prima del 7 ottobre.
Un caos senza fine
L’attuale situazione siriana dimostra come il paese sia ormai in una condizione di frammentazione irreversibile. La Siria non solo non ha recuperato la sua sovranità, ma si trova ora sotto il dominio di un gruppo jihadista appoggiato dall’Occidente. HTS ha preso Damasco con la forza, e l’idea di una riconciliazione interna sembra sempre più improbabile.
Israele, in maniera molto realistica, definisce il governo di Damasco “estremista”, ma allo stesso tempo ha sempre lavorato per minare Assad. Quest’ultimo, con la sua intransigenza ad ogni compromesso, ha perso ogni opportunità di riavvicinarsi agli Stati Uniti e garantire una stabilità al paese.
Un dato interessante è che Assad è stato rimosso solo pochi giorni prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca il 20 gennaio. Questo tempismo lascia aperti molti interrogativi sulla strategia geopolitica dietro il cambio di regime e la nuova realtà della Siria.
La Siria post-Assad è diventata un campo di battaglia per fazioni armate e potenze straniere. La sua diversità etnica e religiosa, anziché essere un elemento di ricchezza, si è trasformata in un fattore di divisione insormontabile.
Il caos siriano è ormai la nuova normalità, e la prospettiva di uno stato unitario sembra più lontana che mai.