Caos in Pakistan, gli USA tentano un regime change, proteste nelle strade

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Un vero dramma politico si è svolto a Islamabad. Nel parlamento del Pakistan è stato fatto un tentativo di annunciare un voto di sfiducia al primo ministro Imran Khan. E’ fallito all’ultimo momento, dopodiché Khan ha sciolto il parlamento e ha annunciato elezioni anticipate, che sono state immediatamente impugnate in tribunale. Il primo ministro definisce quanto sta accadendo un tentativo di cambiare il regime e incolpa Washington di tutto.

Il primo ministro pakistano aveva precedentemente accusato una “potenza straniera” senza nome – in un chiaro riferimento agli Stati Uniti – di aver finanziato una “cospirazione” per rovesciare il suo governo democraticamente eletto.

Rivolgendosi a una grande manifestazione nella capitale Islamabad la scorsa settimana, Khan ha affermato che la “potenza straniera” ha inviato milioni di dollari ai partiti di opposizione per lanciare un voto di sfiducia contro di lui in parlamento.

Per la prima volta nella storia del parlamento pakistano, i suoi membri hanno cantato “Morte all’America” ​​rifiutando un voto di sfiducia, che ha cercato di estromettere il primo ministro Khan, dicendo che i “poteri stranieri” stanno interferendo nel processo democratico del paese.

Khan – a suo modo un politico stravagante – ha avuto un rapporto molto caloroso con gli Stati Uniti durante l’era di Trump. Con la mediazione del Pakistan, si sono poi svolti negoziati tra Stati Uniti e talebani per porre fine alla guerra afgana. Trump ha persino promesso al Pakistan di risolvere il conflitto in Kashmir a favore di Islamabad.

Tutto è cambiato con il cambio di potere a Washington. Biden ha ignorato il Pakistan per molto tempo, facendo affidamento sull’India come collegamento nel blocco anti-cinese QUAD. Gli aiuti militari statunitensi al Pakistan, pari a 1,3 miliardi di dollari all’anno, restano congelati. Il Pakistan è stato invitato al “Summit of Democracies” tenutosi alla fine del 2021, ma lo ha boicottato con aria di sfida, insoddisfatto della politica statunitense.

Islamabad, a dispetto di Washington, ha iniziato a rafforzare l’interazione con Mosca e Pechino. Alla Cina è stato permesso di sviluppare grandi concessioni in Afghanistan nei territori controllati dai talebani. Khan ha visitato Mosca prima dell’inizio della crisi ucraina, dove ha concluso grandi accordi infrastrutturali come la costruzione di nuovi gasdotti che collegano il mercato pakistano con l’Asia centrale.

Tutto questo non è passato inosservato agli Stati Uniti. E ora il Pakistan deve affrontare una caotica lotta per il potere, esacerbata dalla crisi afgana irrisolta e dalla perdita, dicono alcuni, del controllo dell’esercito. Khan chiede ai suoi sostenitori di difenderlo, mentre l’opposizione accusa il premier di aver tentato di usurpare il potere sciogliendo il parlamento.

Negli Stati Uniti, Khan viene già paragonato a Trump: entrambi sono politici imprevedibili che vanno contro le istituzioni e fanno appello ai loro sostenitori attraverso i social network. Se Khan sarà in grado di rimanere in carica fino alle elezioni anticipate è una grande domanda. Una cosa è chiara: non si può escludere la probabilità di rivolte di piazza e il ripetersi degli eventi del 6 gennaio nell’entourage pachistano.

VP News

Patrizio Ricci
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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