Avevano detto di cambiare nome al MES altrimenti non ci cascavamo? Ecco fatto…

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Più fondi ed in modo più conveniente ma non varia la mentalità di fondo che aveva portato alla proposta del MES che prevede una cessione totale di sovranità. 

L’italia con il Recovery Fund da 172 miliardi sarebbe il più grande destinatario di soldi elargiti dalla UE (di cui di cui 81 tramite sovvenzioni). ma il giorno dopo il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis e il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni hanno chiarito  che i fondi destinati all’Italia non saranno erogati senza condizioni: i finanziamenti saranno concessi ‘a tranche’, previa verifica da parte della Commissione degli obiettivi raggiunti.

Ciò vuol dire  che il nostro paese dovrà accettare i piani di utilizzo dei suddetti fondi che comprendono le riforme richieste dalla UE (‘clausole di sicurezza’), già elencate nelle ultime raccomandazioni del semestre europeo:

 “Tra le raccomandazioni già avanzate – ma giudicate come disattese dal governo italiano – figura quella della piena attuazione delle riforme per ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia e di anzianità nella spesa pubblica e creare margini per altra spesa sociale e spesa pubblica favorevole alla crescita. In modo negativo sono state inoltre giudicate le misure prese dal governo come quota 100, ape social e il mancato adeguamento alla speranza di vita: una attitudine che sta aumentando ulteriormente la spesa pensionistica.“ (Today.it)

Inoltre, come riferisce Italia Oggi, Gentiloni nel corso della conferenza, ha chiarito che “questi piani “non sono un programma di correzione con un nome diverso, ma si tratta di uno strumento diverso, volontario e basato su priorità stabilite” dai Paesi stessi, ha proseguito Gentiloni. “Non c’è la condizionalità della Troika – ha detto – ma andranno attuati come previsto, altrimenti si perdono i fondi“.

Ovviamente questa è una contraddizione in termini: se io non ti concedo un prestito se tu non spendi i soldi come io ti dico, vuol dire proprio il contrario, ovvero che c’è condizionalità.

Il commissario all’Economia Gentiloni ha anche specificato che le priorità Ue concertate tra Paesi, potranno essere ad esempio “la transizione green e la transizione digitale”. E che tale richiesta non costituisce una “intrusione” della Commissione Ue. Dombrovskis ha quindi proseguito dicendo che  i fondi del Recovery fund “verranno distribuiti in tranche in base a progressi fatti sui piani“. Con tappe che però saranno inizialmente indicate dagli stessi Stati.

Questo è esattamente lo step by step adottato per la Grecia, obbligata ad una cura rigorosa in cui ne è uscita con le ossa rotte e con tutele sociali ormai completamente azzerate.

In altri termini, il sostegno delle sovvenzioni – se la Commissione Europea vedrà non realizzati i progetti-  verrà interrotto.

In presenza del nostro paese sull’orlo dell’abisso per un’ Europa che si rifiuta di riformarsi,  Dombrovskis parla di urgenza di realizzare “il green, il digitale e l’inclusione”:

Il nostro Recovery Plan vuole guardare al futuro. L’Ue deve riuscire a riprendersi da questo shock ma anche guidare le riforme necessarie e assicurare una transizione verde e digitale. (…)  Due sono gli obiettivi di questo strumento: promuovere la coesione dell’Ue, rafforzando la capacità delle economie nazionali di far fronte anche a shock futuri, e sostenere la transizione green e la digitalizzazione delle economie.

Sempre secondo Dombrovskis, gli Stati che vorranno beneficiarne dei fondi europei, dovranno :

(…) preparare dei piani di recupero e resilienza e potranno farlo ogni anno nel mese di aprile [di ogni anno], con i loro piani di riforma nazionali oppure prima, nell’ottobre dell’anno precedente, insieme ai progetti di bilancio. I piani saranno poi sottoposti al vaglio della Commissione. Quando presenteranno i piani nazionali i Paesi dovranno spiegare come hanno intenzione di contribuire alle priorità identificate nel semestre europeo e così si potrà verificare se la spesa sia mirata e utilizzata nel modo corretto. Le priorita’ definite a livello europeo si tradurranno anche in pratica a livello nazionale. I Paesi dovranno assumersi tutte le responsabilità per le loro riforme.

Il vicepresidente ha quindi ribadito le modalità e le finalità degli aiuti:

(…) i programmi di riforma nazionali dovranno affrontare sia la dimensione economica che sociale, a seconda della situazione specifica dei vari Paesi. Questo significa ammodernamento delle economie per renderle più flessibili e dinamiche, verdi e digitali e miglioramenti di produttività e condizioni per le imprese. Le riforme dovranno anche affrontare le conseguenze sociali della crisi investendo in istruzione e competenze professionali per promuovere occupazione e inclusione sociale. Man mano che i Paesi raggiungeranno le pietre miliari, ovvero i progressi fatti sui piani di riforma, riceveranno una tranche di finanziamenti. Il denaro verrà quindi sbloccato man mano che faranno progressi. Se lo Stato non rispetterà’ gli obiettivi perderà la tranche di denaro.

Gentiloni a sua volta ha presentato i tempi di erogazione dei fondi,  valutandoli  ”veloci’, ecco così come ha riportato da Androkronos:

Gli Stati membri dell’Ue “dovrebbero presentare alla Commissione i piani di ripresa e di resilienza in aprile, in allegato al piano nazionale di riforme. Ma, se vogliono, possono già presentare una bozza insieme al documento programmatico di bilancio in ottobreConsiderata “l’ovvia necessità di dispiegare questi fondi il più rapidamente possibile, la nostra proposta specifica che almeno il 60% dei trasferimenti deve essere legalmente impegnato entro la fine del 2022, e il resto entro la fine del 2024. Il sostegno sotto forma di prestiti dovrebbe essere richiesto al più tardi entro la fine del 2024.

In definitiva, avevamo chiesto a Bruxelles più sovranità e  ci ritroviamo ad allinearci obbedienti ad implementare ogni politica che Bruxelles giudicherà consona per la priorità suprema della Troika: la riduzione del debito,  la tenuta dell’euro e la fine dei Parlamenti Nazionali.

patrizioricci by @vietatoparlare
Patrizio Riccihttps://www.vietatoparlare.it
Con esperienza in testate come il Sussidiario, Cultura Cattolica, la Croce, LPLNews e con un passato da militare di carriera, mi dedico alla politica internazionale, concentrandomi sui conflitti globali. Ho contribuito significativamente all'associazione di blogger cristiani Samizdatonline e sono socio fondatore del "Coordinamento per la pace in Siria", un'entità che promuove la pace nella regione attraverso azioni di sensibilizzazione e giudizio ed anche iniziative politiche e aiuti diretti.

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